Gli appassionati del giallo italiano tradizionale, quello impostosi prima
della virata noir degli anni ’90 e caratterizzato dal rispetto delle regole
classiche della detection unito a un certo gusto per il bozzetto provinciale,
troveranno pane per i loro denti nel secondo romanzo di Ugo Mazzotta, pubblicato
dall’editore Todaro di Lugano nella collana diretta da Tecla Dozio, cui
si devono, si sa, alcune delle scoperte più interessanti nel settore. Come
ben si addice all’autore di una storia intitolata Il segreto di Pulcinella,
Mazzotta è napoletano, anche se gioca fuori casa, visto che ambienta le
sue vicende in una cittadina di villeggiatura dell’Appennino abruzzese,
dove peraltro ha sede un commissariato di polizia che più partenopeo di
così, per estrazione etnica e consuetudini culturali di chi ci lavora,
non potrebbe essere, tanto che è noto nell’ambiente come Commissariato
“Alla bella Napoli”, manco fosse una pizzeria (e Commissariato di polizia
“La bella Napoli” si intitolava, in effetti, il romanzo che lo ha preceduto).
In questo ambiente inconsueto agisce, al comando di una squadra di
caratteristi appena appena toccati da un sospetto di telefilm, il commissario
Prisco, uno dei più cordiali, amabili e rilassati segugi su cui possa contare,
a livello cartaceo, l’équipe investigativa nazionale. Devoto al
suo lavoro, affezionato ai luoghi in cui opera, beneficato, a differenza
di tanti colleghi, Montalbano in testa, da una fidanzata assolutamente
non rompiscatole, Prisco potrebbe rappresentare un raro esempio di sbirro
felice, se non avesse anche lui le sue brave grane con magistrati ottusi
e superiori intriganti. Ma riesce a indagare lo stesso sull’assassinio
di un burattinaio girovago (è in riferimento alla professione della vittima
che il mistero proposto ai lettori è “di Pulcinella”) e sull’inquietante
prospettiva che in quelle amene vallate qualche malintenzionato intenda
impiantare un giro di estorsioni. Prodotti del genere, di solito,
fanno conto più sull’atmosfera che sulla consequenzialità della trama,
ma Mazzotta dimostra di saper maneggiare le convenzioni del mystery con
piena autorevolezza e produce una trama il cui rigore è pari alla simpatia
che ispirano i personaggi. E se le figure degli insonni guardiani
della legge possono sembrare, a tratti, un poco convenzionali, basta una
caratterizzazione come quella della moglie del burattinaio per farci capire
che la scelta è voluta e che, quando occorre, l’autore non si lascia spaventare
dalle analisi psicologiche un po’ inconsuete. Insomma, l’impasto
è felice e se non siete proprio affezionati al sottogenere trucido dovrebbe
darvi le sue brave soddisfazioni.
03.05.’04
Ugo Mazzotta, Il segreto di Pulcinella, "Impronte" – Todaro, pp. 174, € 13,00