Il segreto dello scriba | Paolo Lanzotti

Gialloliva | Trasmessa il: 11/08/2004




Saprete tutti, naturalmente, cosa penso dei “gialli storici”, ma se proprio giallo storico ha da essere, come il mercato sembra imporre, be’ non è una cattiva idea quella di sorvolare l’Ottocento, lasciar perdere l’Illuminismo, saltare a piè pari il Barocco e il Rinascimento, omettere il Medio Evo, trascurare il Tardo Antico, non impicciarsi con la classicità e approdare finalmente alle età più remote di cui  si conservi il ricordo.  In fondo, più si risale nel tempo e più si può far conto sull’incompetenza dei lettori, nel senso che meno bisogna preoccuparsi dei particolari antiquari: non per niente la vecchia Agatha, che sapeva il fatto suo, ha inaugurato il sottogenere portandoci nel Medio Regno dei Faraoni.  L’idea deve esser sembrata buona a Paolo Lanzotti, un autore di cui posso dirvi solo che, stando al risvolto, vive a Venezia e fa l’insegnante, che ha ambientato il suo secondo romanzo ancora più indietro nel tempo, tra i Sumeri della terza dinastia di Ur, più o meno agli albori della storia conosciuta, nel terzo millennio a. C.  È un’età che permette un minimo di credibile inquadramento storico (nel caso, la rivalità tra gli ambienti sacerdotali e l’amministrazione reale), lasciando però all’autore tutta la possibile libertà.  Così, anche chi non nutre un interesse particolare per la Mesopotamia antica, leggerà con piacere di come, nella remota città di Nim, lo scriba Mebarasi indaghi sulla morte di un collega trovato morto ammazzato proprio in casa del governatore Ebgala.  Sarà stato, il meschino, la vittima di un Gran Sacerdote poco propenso a lasciar calcolare a un funzionario del re le rendite dei latifondi del Tempio o si sarà trovato impigliato in qualche intrigo di palazzo?   L’inquieto Mebarasi macina indizi e deduzioni con l’abilità di un proto Sherlock, anche se, non essendo stata ancora inventata la cocaina, deve limitarsi ad assumere, come stimolante, quella nota invenzione sumerica che è la birra.  Il lettore, comunque, lo segue, perché la storia è scritta con garbo e scorrevolezza, la trama sta in piedi e i Sumeri, dopo tutto, sono abbastanza misteriosi per affascinarci,  tanto è vero che solo a lettura finita ci si rende conto che il problema, stringi stringi, si riduce a una versione mesopotamica del mistero della camera chiusa e che, anzi, di quel venerabile archetipo poliziesco sfrutta la più classica delle soluzioni.  Ma che i travestimenti storici permettano di riciclare le procedure e gli espedienti narrativi della detection classica lo sapevamo già, e bisogna ammettere che il quasi esordiente Lanzotti fa il suo mestiere con competenza.  Leggiamolo pure e auguri di una brillante carriera.


08.11.’04

Paolo Lanzotti, Il segreto dello scriba, Piemme, pp. 381, € 18,00