il segno dei due | Walter Satterthwait

Gialloliva | Trasmessa il: 10/30/2006



Il giallo, si sa, si articola in infiniti sottogeneri, ciascuno dei quali ha i suoi patiti a oltranza, anche se non sempre riesce a sopravvivere indenne agli insulti del tempo.  Piuttosto out of date , per esempio, vanno considerati i classici misteri della magione inglese di campagna , come erano di moda negli anni ’20 del secolo scorso e in cui diede il meglio di sé Dorothy Sayers: quelli con il nobile lord un po’ eccentrico, un assortimento pressoché obbligatorio di ospiti caratteristici (il giovanotto imbranato, l’intellettuale lunatico, la signorina che sa il fatto suo, la bella misteriosa, il militare di carriera e così via, senza dimenticarsi – ovviamente – del personale, dal maggiordomo in giù) e una trama retta da convenzione talmente ferree che si scriveva praticamente da sola.  Sono gialli che mandavano in bestia il povero Raymond Chandler, che ne ha sottoposto la struttura a una critica spietata nella Semplice arte del delitto, ma piacevano assai ai lettori e hanno continuato a piacere per anni: quando ormai erano stati resi obsoleti, oltre che dal successo dell’hard boiled, da quello di Agatha Christie e compagni, se ne continuarono a scrivere, come studiate imitazioni di autore – ne azzeccò di bellissime Georgette Heyer negli anni ’50 – o addirittura come parodie.  Strepitose, da questo punto di vista, sono quelle di James Anderson: se vi capita sotto gli occhi The affair of the blood stained egg cosy (in Italia lo ha pubblicato nel 1980 Garzanti, come Casa dolce casa del mistero) non lasciatevelo sfuggire.
        Oggi, ci tocca registrare un autore americano di successo, Walter Satterthwait, impegnato nel far rivivere questa gloriosa tradizione.  Il ragazzo viene dal New Mexico, quanto di più lontano si possa immaginare dalla campagna inglese, ma ha evidentemente studiato a fondo la materia e ha risolto brillantemente il problema di attualizzare un materiale così datato: gli è bastato inserirvi, come oggi si usa moltissimo, elementi e personaggi della realtà, giovandosi, almeno di scorcio, del successo che continua a riscuotere il sottogenere storico.  Così, in questo Segno dei due, è l’estate del 1921 e nella nobile dimora di lord Peter Purleigh, canonicamente affollata da tutta la tipologia di cui sopra, si trovano in visita nientedimeno che Harry Houdini, il celebre mago e illusionista e, udite udite, sir Arthur Conan Doyle, il maestro del giallo per eccellenza.  Sono lì per un esperimento di parapsicologia e storicamente l’ipotesi è affatto corretta, visto che i due personaggi furono effettivamente in contatto tra loro e si occupavano entrambi, da opposti punti di vista, di fenomeni extranormali.  Ma la loro funzione narrativa, ovviamente, è abbastanza secondaria, tanto è vero che alla soluzione del mistero è preposto un personaggio di fantasia: i due ospiti di onore sono lì per permettere, con la loro presenza, lo svolgimento del tipo di intrigo che l’ambientazione esige: delitto, indizi, indagini, falsa soluzione, ribaltamento finale e se si riesce a farci entrare un passaggio segreto è meglio.  Il che, va detto, va a buon fine per la gioia di tutti: l’operazione è forse un po’ artificiosa, ma l’autore la conduce con humour, bello stile e mano leggera e tutti, per una volta, possiamo lasciarci portare dalla nostalgia.  Se solo l’editore italiano avesse scelto un titolo meno banale nemmeno un brontolone come me avrebbe avuto nulla da ridire.

30.10.’06

Walter Satterthwait, il segno dei due (Escapade), tr. it.di Paola Bovini, "Giallo & Nero" – Hobby & Word, pp. 361, € 18, 00