Mi sembra giusto ricominciare le nostre chiacchierate rendendo un doveroso
omaggio a Ed McBain, l’ultimo dei grandi giallisti del secolo scorso,
che ci ha lasciati a ottant’anni questo luglio, due o tre settimane dopo
la pubblicazione del suo ultimo romanzo, che in Italia hanno chiamato Il
party e per una volta non possiamo lamentarci del cambio di titolo,
perché quello originale, The Frumious Bandersnatch, alude a certi
versi di Lewis Carroll in Alice attraverso allo specchio che al
medio lettore italiano sono molto meno familiari di quanto lo siano al
suo omologo anglofono. tratta, comunque, non so più se della cinquantaseiesima
o cinquantasettesima puntata della serie dell’87° Distretto, ambientata
– come sempre – nella mitica città di Isola, sempre più uguale e sempre
più diversa dalla New York del nostro mondo prosaico, e anche se è evidente
che l’autore, ahimè, non gli ha potuto dare l’ultima revisione, per cui
la trama ci sta e non ci sta (per esempio, la parte tragicomica, o comico
tragica, affidata, come la solito, al detective Oliver Wendell, in prestito
dal distretto vicino, non riesce a fondersi con l’azione principale in
uno di quei sensazionali pastiche cui l’ultimo McBain ci aveva
abituati), resta sempre un gran bel giallo. È la storia di un rapimento
a scopo di estorsione, nella persona di una cantante pop prelevata a bordo
dello yacht del suo produttore proprio nel momento in cui sta registrando
il video che ne farà, a prescindere dalla sua sorte personale, comunque
una diva, e rappresenta una sorta di affascinante incursione dell’autore
nelle nefandezze del business dell’intrattenimento, un mondo a confronto
del quale, sembra di capire, il gangsterismo alla Al Capone va considerato
un gioco di educande. Il vecchio Salvatore Lombino conferma
una volta di più quella capacità di cogliere i dati sociologici correnti
e di farne oggetto di narrazione che lo caratterizza sin da quando, nel
1956, si faceva chiamare Evan Hunter e scriveva del seme della violenza
che alligna nella giungla della lavagna. Come sempre, Steve Carella
e i suoi non faranno molta fatica a individuare il gruppo di balordi che
ha compiuto materialmente il reato e il non insospettabile cattivone
che gli sta alle spalle, ma mai come in questo caso si capisce che per
Lombino-Hunter-McBain la trama gialla non è mai fine a se stessa, ma serve
per organizzare e presentare una intera visione del mondo, il che, per
un autore cosiddetto “di consumo”, che ha venduto i suoi libri in tutto
il mondo in oltre cento milioni di copie, non è proprio una cosuccia da
niente. A noi restano, oltre al rimpianto per un autentico artefice
della narrativa, i suoi oltre cento romanzi, siano dedicati all’87° distretto
all’avvocato Matthew Hope o fuori da tutte le serie – il mio preferito
resta Una città contro (Downtown, che deve essere, più o
meno, del 1985) – per non dire delle scheggiature, da quella degli Uccelli
di Hitchcock a quelle in cui le storie di Carella venivano riciclate per
il tenente Colombo, testimonianza, quest’ultima, di una versatilità che
solo un grandissimo professionista si poteva permettere.
(10.10.’05)
Ed McBain, Il party (The Frumious Bandersnatch), tr. it. di Nicoletta Lamberti, "Omnibus" – Mondadori, pp. 271, € 17,00