Il moralista | Craig Russell

Gialloliva | Trasmessa il: 02/06/2006



Il commissario Jan Fabel, anzi, l’Erste Kriminalhauptkommissar Jan Fabel, della Mordkommission della Kriminalpolizei di Amburgo, non è, checché possiate pensare per via del suo nome e del suo grado, un eroe del giallo tedesco.  Il giallo tedesco, in realtà, non esiste: ancorché i cittadini di quel paese siano avidissimi di romanzi polizieschi inglesi, americani, francesi e persino italiani (il tedesco è la prima lingua in cui un giovane autore del nostro paese abbia qualche speranza di farsi tradurre), la produzione locale di Krimi, come li chiamano loro, è scarsa, se non assente.  Sarà perché il giallo, anche nella variante procedural, richiede ai suoi personaggi un minimo di dialettica con l’autorità e allo spirito germanico il mettersi in dialettica con l’autorità notoriamente ripugna, ma lassù si è restati fermi all’ispettore Derrick, che – spero ne conveniate – non è poi quel gran che.  Le storie del commissario Fabel, impeccabilmente ambientate ad Amburgo e dintorni, le scrive uno scozzese, Craig Russell, che è giunto, con questo Brother Grimm al secondo episodio e ha avuto, nel suo paese e in Germania,  una discreta fortuna.  Il personaggio, in sé, non è niente di originale: è, come dichiara lealmente la quarta di copertina il solito funzionario che, “dopo Montalbano e Wallander … si affaccia con la sua squadra sulla scena del thriller mondiale”: debitamente malinconico e tormentato, con una situazione familiare appena un po’ incasinata (è separato con figlia adolescente e frequenta una psicologa criminale) e un gruppo di collaboratori ciascuno dei quali ha i suoi guai personali, ma stravedono tutti lo stesso per lui.  Fa persino un certo sforzo per litigare un po’, se non proprio con il suo capo, almeno con l’Innensenator della libera città anseatica di Amburgo, che in effetti è il solito politico rompicoglioni che di indagini non capisce niente.  L’unica vera novità, in effetti, è l’ambientazione tedesca, che, come è ovvio per l’opera di un non tedesco, è  particolarmente esplicita, quasi didattica: il paesaggio urbano ed extraurbano viene sempre descritto nei dettagli, i personaggi hanno cura di rivolgersi l’un l’altro con i corretti Herr Kriminalhauptkommissar e Frau Kriminaloberkommissarin e la trama, come se non bastasse, è basata sull’attività di un maniaco che per i suoi delitti prende spunto dalle favole dei fratelli Grimm.  Ma anche per chi, come me, non stravede per il sottogenere, o perlomeno ne gradirebbe una dose un po’ meno massiccia di quanto oggi si usi, il romanzo è piacevole, perché almeno il plot è originale e ingegnoso, ed è questa – lo sapete – la cosa che conta, e poi questi cerimoniosi poliziotti sassoni (il commissario no, lui è frisone) sono, tutto sommato, simpatici.  Di scozzese l’autore ci mette un certo gusto per le scene truculente, ma anche a questo siamo abituati, no?

06.02.’06

Craig Russell, Il moralista (Brother Grimm), tr. it. Paola Bertante, Sonzogno, pp. 394, € 18,00