Il commissario Jan Fabel, anzi, l’Erste
Kriminalhauptkommissar Jan Fabel, della Mordkommission della Kriminalpolizei
di Amburgo, non è, checché possiate pensare per via del suo nome e del
suo grado, un eroe del giallo tedesco. Il giallo tedesco, in realtà,
non esiste: ancorché i cittadini di quel paese siano avidissimi di romanzi
polizieschi inglesi, americani, francesi e persino italiani (il tedesco
è la prima lingua in cui un giovane autore del nostro paese abbia qualche
speranza di farsi tradurre), la produzione locale di Krimi, come li chiamano
loro, è scarsa, se non assente. Sarà perché il giallo, anche nella
variante procedural, richiede ai suoi personaggi un minimo di dialettica
con l’autorità e allo spirito germanico il mettersi in dialettica con
l’autorità notoriamente ripugna, ma lassù si è restati fermi all’ispettore
Derrick, che – spero ne conveniate – non è poi quel gran che. Le
storie del commissario Fabel, impeccabilmente ambientate ad Amburgo e dintorni,
le scrive uno scozzese, Craig Russell, che è giunto, con questo Brother
Grimm al secondo episodio e ha avuto, nel suo paese e in Germania, una
discreta fortuna. Il personaggio, in sé, non è niente di originale:
è, come dichiara lealmente la quarta di copertina il solito funzionario
che, “dopo Montalbano e Wallander … si affaccia con la sua squadra sulla
scena del thriller mondiale”: debitamente malinconico e tormentato, con
una situazione familiare appena un po’ incasinata (è separato con figlia
adolescente e frequenta una psicologa criminale) e un gruppo di collaboratori
ciascuno dei quali ha i suoi guai personali, ma stravedono tutti lo stesso
per lui. Fa persino un certo sforzo per litigare un po’, se non
proprio con il suo capo, almeno con l’Innensenator della libera città
anseatica di Amburgo, che in effetti è il solito politico rompicoglioni
che di indagini non capisce niente. L’unica vera novità, in effetti,
è l’ambientazione tedesca, che, come è ovvio per l’opera di un non tedesco,
è particolarmente esplicita, quasi didattica: il paesaggio urbano
ed extraurbano viene sempre descritto nei dettagli, i personaggi hanno
cura di rivolgersi l’un l’altro con i corretti Herr Kriminalhauptkommissar
e Frau Kriminaloberkommissarin e la trama, come se non bastasse, è basata
sull’attività di un maniaco che per i suoi delitti prende spunto dalle
favole dei fratelli Grimm. Ma anche per chi, come me, non stravede
per il sottogenere, o perlomeno ne gradirebbe una dose un po’ meno massiccia
di quanto oggi si usi, il romanzo è piacevole, perché almeno il plot è
originale e ingegnoso, ed è questa – lo sapete – la cosa che conta, e
poi questi cerimoniosi poliziotti sassoni (il commissario no, lui è frisone)
sono, tutto sommato, simpatici. Di scozzese l’autore ci mette un
certo gusto per le scene truculente, ma anche a questo siamo abituati,
no?
06.02.’06
Craig Russell, Il moralista (Brother Grimm), tr. it. Paola Bertante, Sonzogno, pp. 394, € 18,00