Di un romanzo intitolato al Marchio di Giuda ogni serio lettore di gialli
è autorizzato un po' a diffidare. Soprattutto quando scopre, già
nelle primissime pagine, che nella trama hanno parte un antico segreto
tramandato da secoli, un messaggio arcano da decifrare, una serie di indizi
da interpretare e altre piacevolezze della stessa natura. Ma in questo
i veri autori di thriller, com'è appunto James Rollins, del cui Ordine
del sole nero ci siamo occupati qualche mese fa, differiscono dai vari
Dan Brown, che riescono sempre a mescolare gli elementi di questo tipo
con le convenzioni del genere avventuroso, in modo da ottenere dei prodotti
che non mettano a troppo dura prova la credulità del lettore. L'equilibrio
su cui si regge la trama sarà forse un po' spericolato, ma la qualità
della scrittura, il ritmo narrativo sono sempre tali da spingere chi legge
da un capitolo all'altro, senza lasciargli il tempo di soffermarsi sull'implausibilità
delle varie situazioni. E quando, come nel finale di questo romanzo,
ci si avventura un po' troppo nel dominio dell'impossibile, l'autore riesce
sempre a spegnere la tensione con una strizzatina d'occhio.
Comunque, Il marchio di Giuda rappresenta l'ennesimo
capitolo della lotta mortale tra la Sigma Force, braccio armato di una
super agenzia americana di sicurezza, e la temibile Gilda, super organizzazione
internazionale a delinquere. Il tema su cui si affrontano queste
incarnazioni contemporanee del Servizio Segreto di Sua Maestà e dello Spectre
di Ian Fleming è quello della catastrofe bioecologica: in un atollo sperduto
del Pacifico, dove sono presenti, per una operazione apparentemente di
routine, due agenti della Sigma in questione, è scoppiata una temibile
epidemia, la cui rapidità di contagio è tale e i cui effetti sono così
devastanti da spingere le autorità a sequestrare una lussuosa nave di crociera
come base per le operazioni di soccorso e ospedale di isolamento per gli
infetti. Ma il natante viene a sua volta sequestrato da certi pirati
malesi, dietro i quali, si scoprirà, opera appunto l'organizzazione di
cui sopra: anche la Gilda sta studiando l'epidemia e non è probabile che
lo faccia a fini disinteressati. La situazione è complicata dalla
presenza di orde di granchi rossi impazziti e branchi di calamari giganti
predatori, per non dire di tribù di cannibali nella foresta e altre piacevolezze
del genere. E questa è solo una delle due trame principali, perché,
in parallelo, si racconta di come l'agente più noto dell'organizzazione,
Grayson Pierce, venga coinvolto in una sorta di caccia al tesoro alla ricerca
delle pagine nascoste del Milione di Marco Polo, che sulla stessa isola,
durante il suo viaggio di ritorno in occidente, si imbatté in fenomeni
del genere, ma riuscì, chissà come, a cavarne la pelle, e gli indizi abilmente
disseminati a tal fine lo portano dal Vaticano alla cattedrale di Santa
Sofia a Istanbul, all'isola di Hormuz, all'imboccatura del Golfo Persico,
alle rovine di Angkor War, nella giungla cambogiana. E intanto i
cattivi hanno rapito a scopo ricatto i suoi vecchi genitori, uno dei quali
soffre di Alzheimer e l'unico essere umano in grado di dargli man forte
è una ex terrorista pentita che forse è innamorata di lui e forse sta facendo
il doppio gioco... insomma, come avrete capito, c'è di tutto e di
più e chi ama questo genere di divagazioni (io, ormai lo sapete, ne vado
matto) avrà pane per i suoi denti e sorvolerà le quasi cinquecento pagine
del romanzo con la velocità di uno dei superjet della Sigma. Chi,
invece, preferisce qualcosa di più impegnato sul piano letterario dovrà
aspettare la settimana prossima.
11.02.'08
James Rollins, Il marchio di Giuda (The Judas Strain), tr. it. Marco Zanetti, Editrice Nord, pp.495, € 18,60