Permettetemi di approfittare di una settimana di relativa
calma editoriale per cominciare a sbrigare gli arretrati estivi, partendo,
naturalmente, dal grande romanzo “olimpico” di Jeffrey Deaver, in libreria
ormai da luglio. Le olimpiadi di Atene sono solo un ricordo, naturalmente,
ma la cosa non è un problema, visto che Il giardino delle belve rievoca
quelle berlinesi del 1936, le prime, come è noto, in cui l’innocua manifestazione
sportiva ideata dal marchese De Coubertin cominciò a dilatarsi, grazie
all’efficienza della macchina propagandistica del nazismo, nella dimensione
ideologica dell’evento e il romanzo storico non si pone problemi di attualità.
Nell’idea di rievocare in forma di thriller figure e atmosfere della
Germania nazista, naturalmente, non c’è niente di nuovo (ci ha già pensato
Philip Kerr con la sua trilogia di Berlino), ma l’idea base di Deaver,
quella di un gangster tedesco americano incastrato dall’Intelligence della
Marina degli USA e spedito a Berlino insieme alla squadra olimpica per
far fuori un gerarca responsabile del riarmo, non è niente male. Certo,
questo Paul Schumann, per essere un killer al top della categoria sembra
fare un po’ troppi pasticci: sbaglia clamorosamente contatto, si azzuffa
per futili motivi con la prima squadra delle SA in cui inciampa, stringe
un’alleanza di ferro con un malavitoso mal affidabile e passa buona parte
del suo tempo a corteggiare un’ex insegnante antifascista che ha appena
conosciuto; si lascia, insomma, alle spalle una pista grande così, che
l’integerimo ispettore Kohl della Kripo non fa nessuna fatica a seguire.
E vabbé che se tutto filasse liscio non ci sarebbe da divertirsi,
ma il lettore, dopo un po’, comincia a sentirsi vagamente deluso… e fa
male, perché non bisogna sottovalutare Deaver, che non sarà forse “il
più grande scrittore di thriller dei giorni nostri”che dice lo strillo
di copertina, ma come costruttore di trame imprevedibili (o quasi) sa il
fatto suo e riesce a produrre, anche questa volta, un solido romanzo d’azione,
con un’ambientazione brillante, un ritmo sicuro, un esito imprevedibile
e dei personaggi altamente funzionali. I gerarchi nazisti vi sembreranno
forse un poco grotteschi, ma non è colpa dell’autore. La differenza
tra tragico e grottesco spesso è una questione di punti di vista, e le
fonti ci garantiscono che quei tristi figuri erano proprio così. Che
impressione.
18.10.’04
Jeffrey Deaver, Il giardino delle belve (Garden of Beasts – A Novel of Berlin 1936), tr. it. Maura Parolini e Matteo Curtoni, "I romanzi Sonzogno" – Sonzogno, pp. 485, € 19,00