Il fiume perduto | Michael Koryta

Gialloliva | Trasmessa il: 04/30/2012


    Spero che mi perdoniate se, per una volta, vi propongo un romanzo che non si attiene al cento per cento ai canoni del nostro genere preferito. In effetti, questo Il fiume perduto di Michael Koryta, americano, autore di sei romanzi uno dei quali ha vinto il premio per il miglior mystery del “Los Angeles Time”, mescola con grande disinvoltura convenzioni del giallo, elementi fantastici e un pizzico di horror e anche se il risultato è un thriller a tutti gli effetti, le tecniche di cui si serve per costruire la tensione non sono quelle dell'hard boiled tradizionale. È la storia di Eric Shaw, aspirante regista, che dopo un brillante debutto come di direttore della fotografia a Hollywood ha imboccato, non sa neanche lui perché, un vicolo cieco, ha lasciato la mecca del cinema, è tornato alla sua Chicago, dove, attualmente, campa realizzando filmini per i funerali, un prodotto che negli States, sembra, ha un suo mercato. Una cliente gli offre una grossa cifra perché realizzi un documentario sulla vita del suocero, che ormai è molto anziano, quasi in punto di morte, ma ha avuto una vita avventurosa, ha vissuto gli anni del gangsterismo e della depressione e ha accumulato, nessuno sa come, un patrimonio di duecento milioni di dollari. Questo comporta il trasferimento in una località di villeggiatura, in una valle nell'Indiana, dove è iniziata la carriera del vecchio, e dove recentemente sono stati restaurati e riaperti al pubblico due grandi hotel degli anni '20, autentici gioielli di architettura e tradizione alberghiera. Accetta, naturalmente, e per un po' tutto sembra andar bene. Ma ci sono delle strane contraddizioni. Lui ha incontrato il soggetto del suo documentario, è vivo, sui 95 anni, anche se sta in ospedale, ma nella valle c'è chi lo da per morto ed è convinto che sia nato 116 anni prima. E c'è uno strano giovanotto che si considera suo pronipote, evidentemente persegue qualche misterioso progetto e quando si trova di fronte al nostro regista e a un suo amico li aggredisce selvaggiamente. E poi c'è il mistero dell'acqua e del fiume. L'antica prosperità del posto dipendeva da certe sorgenti di acqua minerale, un acqua dalle blande proprietà lassative che aveva avuto un grande successo commerciale, ma ormai non si vende più, anche se capita di trovarne in giro qualche vecchia bottiglia. Ma come mai ogni volta che Eric ne beve un sorso è assalito da strane visioni, dalla presenza di figure minacciose, da immagini allucinatorie che lo riportano a chissà quale oscura vicenda del passato? E perché le testimonianze visive e sonore che raccoglie su quel passato, che pure gli sono sembrate tanto vive e reali, non sono trattenute dagli strumenti di registrazione, ma svaniscono come nel nulla? Trascinato in una sorta di gorgo temporale, come in una vecchia storia di William Irish, il protagonista rischia di perdere il senso della distinzione tra passato e presente e gli ci vorrà uno straordinario sforzo di volontà per liberarsi da questa strana trappola temporale. Eppure alla fine i conti torneranno (più o meno) tutti: la soluzione non rientrerà totalmente nella sfera del razionale, ma non sarà neanche affidata alla pura fantasia allucinatoria.
    Un romanzo strano, in definitiva, fuori dagli schemi e, come vi dicevo, anche un po' fuori dal genere. Ma una storia affascinante, scritta con grande maestria, una grande capacità di rievocazione e un set di personaggi straordinari. Se non siete dei rigoristi irrimediabilmente legati alle convenzioni del noir, azzardatevi pure: per una volta non dovreste pentirvene.
30.04.'12
Michael Koryta, Il fiume perduto (So Cold the River), tr. it. di Anna Maria Biavasco e Valentina Guani, "Nerogiano" – Giano, pp. 475, € 18,50