Il fascino delle tenebre

La caccia | Trasmessa il: 03/26/2006




C’è un insegna, su una vetrina a due luci dalle parti di piazza Firenze, qui a due passi dalla radio, che per un po’, ogni volta che ci sono passato davanti, in auto o con i mezzi, mi ha inquietato parecchio.  E capirete: recitava (e recita), alla lettera, “Neri per sempre” e sembrandomi per vari motivi poco probabile che quella fosse la sede uno dei molti partiti fascisticamente irriducibili che dall’intesa con le liste del centrodestra hanno tratto nuova linfa e visibilità, non riuscivo proprio a capire quali prodotti o servizi si potessero offrire al pubblico sotto una simile  denominazione.  Anche a prescindere dalle camicie e dai gagliardetti dei fascisti e trascurando, per economia di discorso, tutte le implicazioni razziali, il nero di solito non gode di buona stampa.  Sarà perché rappresenta la modalità con cui noi ci raffiguriamo l’assenza di luce (e il buio, com’è noto, nell’esperienza primordiale della specie è connesso alla sensazione del pericolo), o perché molte chiese ne hanno fatto il colore del lutto, ma espressioni del tipo di “Stamattina vedo tutto nero” di solito non riflettono un punto di vista particolarmente positivo e anche quando ci ripromettiamo, per un motivo o per l’altro, di “far nero” qualcuno non ci sentiamo ispirati da una eccessiva benevolenza.  Quella espressione, probabilmente, era stata escogitata per attirare clienti, visto che a questo, dopo tutto, servono le insegne, ma il fatto che qualcuno si fosse messo in affari facendo conto su una clientela interessata all’oscurità eterna mi sembrava, in un modo o nell’altro, assai strano.

       Alla fine, naturalmente, ho dovuto controllare.  Sono sceso dall’autobus, ho raggiunto il negozio e tutto mi è stato paradossalmente chiaro.  In effetti, quello non era un negozio, ma un “solarium” o come altro si dice: uno di quei posti in cui ci si va a sottoporre a vari trattamenti cosmetici, con particolare riguardo all’abbronzatura artificiale.  È una pratica, quella della “lampada”, sulla cui utilità e convenienza girano pareri diversi, ma che si è ormai imposta con una certa perentorietà sul mercato dell’estetica corporale, per cui è normale che i centri a essa dedicati tendano a moltiplicarsi e che la volontà degli esercenti di distinguerli l’uno dall’altro porti a offerte semantiche anche bizzarre, come quella che mi aveva così incuriosito.  Le abbronzature che si possono acquisire in quel posto venivano semplicemente presentate come di lunga durata.

       Tutto in ordine, dunque.  Tutto in ordine, salvo forse una certa radicalità della metafora, che,a indicare la sfumatura di colore che assume la pelle esposta ai raggi del sole (o ai loro equivalenti tecnologici in cabina), era passata dal “bronzeo” originale – che forse è veramente un po’ troppo letterario per resistere in questa epoca di analfabeti – allo “scuro” e dallo scuro aveva virato direttamente al “nero”.  È vero che a me non sembra che l’aggettivo sia normalmente impiegato in quel senso, anche perché la cute abbronzata, strictu sensu, nera nera non è: si presenta piuttosto in tutte le sfumature del marrone, dal biondo dorato al cuoio scuro, passando, nelle fasi preliminari, per la gamma del rosso e se quando ero giovane andava di moda una canzone nella quale l’artista si rivolgeva all’amata con un “sei diventata nera, nera, nera, sei diventata nera come il carbon” ce n’era un’altra per cui “da quando tu prendi, tu prendi il solleone sei diventata rossa, sei come un peperone” e, più in generale, si concordava sul fatto che “abbronzate tutte chiazze, pellerossa un po’ paonazze” fossero “le ragazze che prendono il sol”, a maggior gloria di quell’una che, per scelta esclusiva o gusto della contraddizione, prendeva la luna.  Ma il bello delle metafore è che ciascuno può crearne continuamente di nuove e poi si vede.  I colori sbiadiscono, i concetti si usurano e nascono continuamente nuovi modi di dire: se oggi il nero è legato, sul piano simbolico, alle lamentazioni sui defunti e alle ambizioni politiche dei camerati dell’onorevole Mussolini,  nulla impedisce che possa, in un futuro più o meno immediato, associarsi all’idea di sole, vacanze, spensieratezza e dolce farniente.  Basta stare attenti alle scottature.


26.03.’06