Il corpo del mondo | Massimo Marcotullio

Gialloliva | Trasmessa il: 06/04/2006



Massimo Marcotullio, che è pavese e si aggira, più o meno, sulla cinquantina, ha debuttato, tre anni fa, affrontando un sottogenere difficilissimo.  Il suo primo romanzo, La morte e il salumiere, pubblicato dalla Todaro nella collana diretta da Tecla Dozio, era una semiparodia, intendendo per tale non proprio una caricatura, del tipo, per intenderci, che poteva scrivere Carletto Manzoni un mezzo secolo fa, ma un hard boiled perfettamente canonico quanto a trama e personaggi, caratterizzato, però, da una certa accentuazione in senso comico grottesco del linguaggio e delle situazioni.  Una faticaccia, perché il gioco, quando riesce, può dare dei risultati strepitosi, ma il più delle volte non riesce affatto, visto che è troppo forte il rischio di esagerare in un senso o nell’altro e cadere, a scelta, nel comico sguaiato o nello spiritoso a tutti i costi.  Oltretutto il giallo di azione classico, quello di Chandler e soci, contiene già in sé una sorta di amara caratterizzazione autoironica, il che impone a chi tenta questo genere di operazioni l’obbligo di calibrare il suo lavoro con molta, ma molta attenzione.  Be’, il Marcotullio se l’era cavata niente male, producendo un romanzo tra i più interessanti degli ultimi anni, ma questo non gli ha impedito, oggi, di cambiare leggermente l’impostazione: in questo Corpo del mondo (sempre per i tipi della Todaro), di fatto, i toni comico grotteschi sono molto più attenuati.  Il protagonista è sempre lo stesso, Beo Fulminazzi, investigatore privato milanese, ex sessantottino, piuttosto autoindulgente e doverosamente romantico ed è sempre lo stesso, ovviamente, il modo, tra cinico e scanzonato, con cui si rapporta con il mondo, ma è diverso, direi, il suo grado di coinvolgimento con la trama.  La quale parte da premesse abbastanza “normali”, una studentessa scappata di casa, due componenti del gruppo rock in cui si esibiva fatti fuori in malo modo, un sostanzioso intrigo familiare, ma subisce abbastanza presto una svolta imprevista, abbandonando la stessa trasformazione metropolitana e trasferendosi in riva al Po, tra golene, cave di ghiaia e discariche più o meno abusive, in un paesaggio non propriamente idilliaco, abitato forse da un’umanità un po’ rozza, ma non tale da far presagire l’intervento delle vere e proprie bande di gangster con cui il povero Fulminazzi avrà a che fare.   Ma capirete, lo smaltimento dei rifiuti, in forma legale e meno legale, è un grosso business, i grossi business suscitano grandi appetiti e dai grandi appetiti ai grandi bastardi il passo, come si sa, è piuttosto breve.   Un bel libro, questo di Marcotullio, posto com’è nella zona di confine tra hard boiled, noir e avventura romantica e raccontatati con toni inusuali e molta partecipazione.  L’autore, pur giunto tardi alla narrativa, sta dandosi da fare per recuperare il tempo perduto e ha pubblicato, in questi giorni, un altro romanzo, per la Piemme.  Si intitola Il sangue dello Scorpione e deve appartenere, se non mi inganno, a quel sottogenere storico in cui, come saprete, non ho una grandissima fiducia.  Ma vedremo.

04.06.’06

Massimo Marcotullio, Il corpo del mondo, "Impronte" – Todaro Editrice, pp. 252, € 14,00, CHF 23, -.