Il collezionista di Marsiglia | Peter Mayle

Gialloliva | Trasmessa il: 03/28/2011


    Visto che da qualche settimana ci capita di passare in rassegna i sottogeneri minori, me permetterò di citarvene un altro, per il quale, confesso, ho un certo qual debole, anche se non oggi non più tanto di moda. Si tratta di quella che definirei “commedia avventurosa continentale”, intendendo sotto questa etichetta i romanzi in cui un protagonista americano o britannico, in genere blandamente eccentrico, segue qualche sua pista in un'Europa continentale abbastanza di maniera: in Francia, di solito, ma anche in Italia, o, più raramente, in Spagna. Le trame possono essere più o meno impegnative e il personaggio più o meno credibile: tanto quello che importa davvero è la scoperta (o la riscoperta, nel caso di personaggi seriali) di quella superiore amabilità, di quella particolare douceur che, a detta degli autori, caratterizzano la vita nel vecchio continente e, in particolare, nelle sue aree romanze: una peculiare importanza in tal senso hanno la bellezza dei paesaggi, la squisitezza dei vini e della cucina e la vivace disponibilità delle fanciulle. Nulla di particolarmente realistico, naturalmente, se pensate a come è ridotta in questi ultimi anni la nostra povera Europa, tuttavia queste storie, ultima incarnazione di un mito che fin dal XVIII secolo è allignato nelle letterature dei paesi di cultura anglo germanica, sono, di solito, assai garbate e piacevoli e risentono dell'influenza di autori di genio, come Ian Fleming, che senza scrivere esattamente delle commedie, utilizzò quei motivi nella sua serie imperniata sulla figura di James Bond.
    Tutto questo per presentarvi Il collezionista di Marsiglia, di Peter Mayle, che di tali convenzioni si serve ampiamente con parecchio successo. La trama parte dalle disavventure di un antipatico avvocato di Hollywood, un po' troppo desideroso di sfoggiare i suoi successi e i relativi indicatori, che di vino, come ben si addice ai buzzurroni par suo, non capisce niente o quasi, ma ha messo insieme lo stesso una collezione di bottiglie pregiate dal valore di tre milioni di dollari e non resiste alla tentazione di vantarsene in una intervista. Gliela fregano immediatamente e la compagnia d'assicurazione, per evitare l'esborso, affida le indagini a un agente indipendente che sul vino sa tutto quello che bisogna sapere, ma è forse un po' debole quanto a etica professionale. In effetti, Sam Levitt di formazione è un ex truffatore e come investigatore fa uso di tecniche pochissimo convenzionali. La pista lo porta fino a Parigi (appunto) poi a Bordeaux e infine a Marsiglia, dove ci sono ottime probabilità che i preziosi contenitori, con il loro ancor più prezioso contenuto, siamo finiti nelle cantine di un milionario locale, una specie di Berlusconi francese (il paragone è esplicito), anche se assai più simpatico dell'originale. Levitt si farà aiutare, nell'operazione di recupero, da una bella donna, come da copione, o da un certo numero di pittoreschi collaboratori locali, che oltre ad accompagnarlo in una sorta di tour iniziatico nei ristoranti della regione, avranno cura di mostragli alcuni aspetti dell'indubbia superiorità della cultura europea. Come andrà a finire non ve lo sto a raccontare, tanto lo avrete già capito perfettamente da soli. Niente di particolarmente originale, forse, ma un romanzo piacevole, scritto con mano leggera, molta verve e molto senso dell'umorismo. Se non siete risolutamente astemi, dovreste poterlo apprezzare come merita.
28.03.'11
Peter Mayle, Il collezionista di Marsiglia (The Vintage Caper, 2009), tr. it. di Giulio Lupieri, "Narratori moderni" – Garzanti, pp. 195, € 18,00