Nel mondo del giallo – si sa – ci sono personaggi che godono della più
vasta popolarità, senza che nessuno abbia letto i romanzi dedicati alle
loro gesta. Tutti sanno, così, chi è Perry Mason, l’astuto avvocato
penalista creato da Erle Stanley nel lontano 1933, ma la cosa dipende in
gran parte dalle due serie di telefilm interpretate da Raymond Burr (soprattutto
dalla prima, in bianco e nero, degli anni ’50 e ’60) e gli oltre ottanta
romanzi che Gardner gli ha dedicato non sono certo nell’elenco dei bestseller.
In Italia, anzi, sono fuori catalogo da anni, salvo quei due
o tre titoli che la Mondadori ha ripubblicato negli Oscar, e anche sulle
bancarelle, ormai, non è facile trovarne uno. Ed è un peccato, perché
l’autore, che non per niente Raymond Chandler considerava, con Hammett,
tra i suoi pochi maestri, sapeva scrivere e ha prodotti quelli che ancor
oggi, a trentacinque anni dalla sua scomparsa, restano dei piccoli capolavori
di inventiva ed economia narrativa. Un giudizio che non si può certo
ripetere per i legal thriller contemporanei, la cui pletoricità spesso
è pari soltanto alla noia che inducono nel lettore: d’altronde Gardner
aveva cominciato la sua carriera come scrittore di pulps e i suoi romanzi,
nonostante la canonica conclusione in un’aula di tribunale, dei legal
thriller esattamente non sono: Perry Mason, in sostanza, è una versione
forense dell’eroe solitario del giallo di azione degli anni ’30, uno
stretto parente di Sam Spade e compagnia bella, un individualista ostinato,
che crede nella necessità di trovare una verità che le istituzioni, per
un motivo o per l’altro, cercano di occultare. E l’estrema ingegnosità
delle trame non impedisce a nessuno di appassionarsene: ci sarà sempre
un momento, verso la metà del romanzo, in cui il lettore avrà paura di
aver perso irrimediabilmente il filo, ma si può star sicuri che alla fine
i conti torneranno alla perfezione.
Non si può che compiacersi, dunque, del fatto
che un nuovo titolo si aggiunga alla esigua pattuglia degli Oscar: Il caso
della testimone guercia, un romanzo del 1950, in cui il buon Perry, alle
prese con una cliente in incognito, che rischia di finire come capro espiatorio
di un intrigo particolarmente perverso, si dimostra all’altezza della
sua fama. È anche, detto tra di noi, una delle rare occasioni per
i lettori pettegoli di trovare qualche informazione su quelli che sono
i rapporti reali dell’avvocato con la sua bella segretaria: non ci si
dice esattamente se vanno a letto insieme o no, perché sono particolari
che in quegli anni non si divulgavano e lo scrittore si è portato
il relativo segreto nella tomba, ma qualche indizio in merito, be’, qua
e là lo si può trovare. Comunque, anche chi è esente da curiosità
del genere ci troverà la sua parte di divertimento. E poi escono
così poche edizioni economiche, di questi tempi, che come si fa a lasciarsene
sfuggire una?
30.01.’06
Erle Stanley Gardner, Il caso della testimone guercia (The Case of the One-Eyed Witness, 1950), Oscar Mondadori, pp. 181, € 7,80