Il campo del vasaio | Andrea Camilleri

Gialloliva | Trasmessa il: 04/14/2008


    È da qualche tempo che Andrea Camilleri sta lavorando sul suo personaggio più noto e si capisce anche perché. Il commissario Montalbano, come tutti i protagonisti del genere giallo, è costruito secondo un certo numero di stereotipi e corre il rischio, se abbandonato a se stesso, di ridursi, appunto, alla loro somma, come a dire a un per­sonaggio di non eccelso interesse. Il rischio è tanto maggiore quando al successo in libreria si aggiunge, come si è aggiunto, quello televisivo. Ecco così che l'autore si accanisce sulla sua creatura, per arricchirne la componente psicologica e aumentarne – come si dice – lo spessore: lo mette a confronto sempre più spesso con l'inesorabile passare del tempo, sottolineandone romanzo dopo romanzo l'età ormai provetta (nei quattordici anni che ci separano da La forma dell'acqua, in effetti, Montalbano ha superato abbondantemente la cinquantina), gli ha fatto prendere una sbandata per una ragazzina tutt'altro che disinteressata, lo costringe a faticosi (e un poco schizoidi) confronti con se stesso... Insomma non gli dà pace. E allo stesso tempo si sforza di variare le situazioni narrative, di inventare degli scenari quanto più possibile inediti e imprevedibili. Noi lettori, naturalmente, gliene siamo grati, perché il pericolo di una certa ripetitività della serie non era sfuggito neanche a noi e va bene che la ripetitività è una delle caratteristiche strutturali del poliziesco, ma non bisogna esagerare.
    Il campo del vasaio, l'ultimo prodotto del prolifico autore di Porto Empedocle, è costruito appunto su questi presupposti, con un'ulteriore variante: la trama, almeno apparentemente, ruota attorno a una tipica situazione di mafia, il che viola il precetto implicito del nuovo giallo siciliano, che vuole che quella organizzazione se ne stia, per quanto possibile, un po' in secondo piano. Ma a Montalbano non interessa tanto scoprire l'identità del catafero tagliato in x pezzi e seppellito nel campo in questione – il problema, d'altronde, è piuttosto facile e il lettore ci può arrivare benissimo da solo – quanto una questione di natura più personale, una crisi strisciante che rischia di mandare in pezzi l'equilibrio della piccola comunità indagante del comissariato di Vigata: Fazio, Catarella, Galluzzo, Mimì Augello... con l'aggiunta, ovviamente, di Beba e persino di Livia, che dalla lontana Boccadasse non perde d'occhio la situazione. È nella vita di uno o più di costoro che il povero Salvo deve interferire, assumendo le spoglie segrete del deus ex machina, che non è ammetterete, un problema da poco. Altro non vi posso dire, anche perché anche troppo vi diranno i risvolti del libro, sui quali vi consiglio caldamente di sorvolare fino a lettura conclusa. Il tutto è un po' funambolico, ma il risultato, vedrete, è davvero notevole: uno degli esempi più riusciti del canone. E chissà a quali altre nefandezze penserà l'autore per tribolare, in futuro, quel povero diavolo.

    14.04.'08
    Andrea Camilleri, Il campo del vasaio, "La memoria" – Sellerio, pp. 280, € 12,00