John Grisham, nonostante le paccate di copie che vende da anni, non è quel
che si dice uno scrittore originale: in fondo i suoi primi best seller
(Il socio, Il rapporto Pelikan, Il cliente e via andare)
sfruttano un vecchissimo motivo narrativo, quello dell’innocente “preso
nel mezzo”, del cittadino in buona fede che finisce, più o meno per caso,
in una situazione irta di minacce e pericoli, per sfuggire ai quali dovrà
far appello a competenze e capacità che non sapeva neanche di avere. È
uno schema che viene, più che dal giallo, dalla spy story – tra
i primi a sfruttarlo è stato Eric Ambler con Epitaffio per una spia,
che è del 1938 – ed è stato portato alla perfezione dal grande Hitchcock
con Intrigo internazionale, del 1959. Grisham, in fondo,
si è limitato ad attualizzarlo, a sfrondarlo dai motivi di cappa e spada
e a sostituirli con quelli del legal thriller, ottenendo una formula
di sicuro successo, anche se un po’ rigida, tanto è vero che quando ha
cercato di allontanarsene gli esiti sono stati molto meno felici. Sarà
per questo che con Il Broker, ha deciso di riproporcelo pari
pari. L’unica variante degna di nota, in effetti, non riguarda la
struttura, ma i personaggi: al posto del cittadino innocente alla Cary
Grant troviamo un autentico farabutto, il broker del titolo, come a dire
un grosso lobbista abituato a muoversi nella giungla di Washington seminando
corruzione a piene mani, un cinico che per danaro venderebbe nonna e nipotine
e non si lascia intimidire da niente e nessuno. A meno, naturalmente,
che sia in gioco la pelle: quando, in seguito all’ennesima intermediazione
azzardata, si troverà nel mirino delle squadre della morte di tre o quattro
servizi segreti, non troverà soluzione migliore che rifugiarsi in un carcere
federale, patteggiando una condanna a diciassette anni, nella consapevolezza
che la galera come alloggio non è un gran che, ma almeno è sicura.
Se non che la CIA, per motivi suoi, lo farà uscire con tre lustri di anticipo,
costringendolo, come ogni eroe di Grisham degno di questo nome, a ingegnarsi
come può per restare in vita.
Niente di nuovo, dunque, ma – forse proprio
per questo – la storia, sul piano dell’intrattenimento, funziona come
un orologio svizzero. E poi ci sono due motivi particolari di interesse:
l’insolita coloritura comica di certe figure, a partire da quel Presidente
degli Stati Uniti che, al tentativo di farsi rieleggere, è stato trombato
in tutti gli stati tranne l’Alaska (l’unico dove non ha fatto campagna),
e il fatto che l’autore, che da un po’ in Italia si vede spesso, ha scelto
il nostro paese come rifugio del suo cattivo soggetto, sistemandolo prima
a Treviso e poi a Bologna. Ed è curioso, lo ammetterete, che una
tipica trama alla Grisham si svolga, come in un romanzo di Macchiavelli,
sotto i portici del capoluogo emiliano. Del quale autore e personaggio
non dicono altro che bene, del tutto insensibili alle problematiche recentemente
avanzate dal sindaco Cofferati. Nessuno, notoriamente, è profeta
in patria.
08.11.’05
John Grisham, Il Broker (The Broker), tr. it. di Renato Pera, "Omnibus" – Mondadori, pp. 345, € 18,60