I sei sospetti | Vikas Swarup

Gialloliva | Trasmessa il: 10/05/2009


    Il colonialismo è morto, ma è difficile da seppellire. Così, il nascente romanzo giallo indiano – lo notavamo lo scorso giugno a proposito di Sapori assassini a Bombay di Kalpana Swaminathan – risente fin troppo chiaramente della tradizione britannica. Ce lo conferma la trama di questo I sei sospetti, opera seconda di Vikas Swarup, dal cui precedente Le dodici domande è stato tratto, l'anno scorso, The Millionaire. C'è un giovane pocodibuono con agganci importanti che dà una gran festa in una villa di campagna per festeggiare la sua assoluzione da un'accusa di omicidio (di cui, peraltro, è notoriamente colpevole). Rimbomba un colpo di pistola e lo sciagurato cade morto. La polizia suggella immediatamente i locali, perquisisce tutti i presenti e ne trova sei vistosamente provvisti di arma da fuoco. Uno di loro, non si scappa, sarà il colpevole.
    La situazione è classica, ma lo svolgimento, decisamente, no. In sei lunghi flashbacks ci tocca scoprire come sono arrivati in quella villa i membri di quella mal assortita congrega: un ministro corrotto, un funzionario ancora più corrotto di lui, ma convinto di essere posseduto dallo spirito di Gandhi, una attrice di Bolliwood ridotta sul lastrico da una sosia senza scrupoli, un ladro di telefonini che si è cacciato nei guai con un pezzo grossissimo della mala, un aborigeno delle isole Andamane alla ricerca della pietra sacra della sua tribù, come in un romanzo di Wilkie Collins, e un americano tanto ingenuo da sembrare finto, che riesce ad attraversare senza danno, come un moderno Candide, gli spaventosi pericoli che allignano, a quanto pare, nell'India contemporanea. In realtà il riferimento volterriano può essere esteso a tutta la vicenda: quel grande paese, in questa sua fase di vertiginosa trasformazione, è presentato come un puzzle impazzito sullo sfondo del quale i destini dei nostri sei sospetti si intrecciano e si intersecano, sfruttando tutte le combinazioni possibili e qualcuna francamente impossibile, e affidandosi, per sopravvivere, al più ingenuo e incrollabile ottimismo. Come andrà a finire, ovviamente, non ve lo posso dire, ma capirete anche voi che non ha molta importanza.
    Non si tratta di un giallo vero e proprio, quindi, nonostante la situazione d'inizio convenzionale: I sei sospetti è piuttosto un gigantesco pastiche satirico, non privo di qualche velleità di denuncia sociale. L'autore, apprendiamo, è diplomatico di professione ed è evidentemente molto preoccupato per il futuro culturale del suo paese. Come che sia, il romanzo è divertentissimo e dobbiamo essergliene grati.

    05.10.'09
    Vikas Swarup, I sei sospetti (Six Suspects), tr. it. Di Seba Pezzani, "I Narratori della Fenice" – Guanda, pp. 553, € 18,50