I materiali del killer | Gianni Biondillo

Gialloliva | Trasmessa il: 10/31/2011


    Abbiamo dovuto aspettare sei anni che Gianni Biondillo rimettesse in pista l'ispettore Michele Ferraro, detto Chiodo, (quattro, se consideriamo i racconti facenti funzione di prequel del Giovane sbirro): sei lunghi anni in cui l'autore ha dato prova della sua capacità di non farsi inglobare senza residui nel genere, scrivendo di architettura, di paternità, di tangenziali e di amore, e noi, che nel genere ci riconosciamo inglobati da decenni, abbiamo morso il freno, aspettando il ritorno di uno dei pochi personaggi originali del noir milanese e italiano. Ma finalmente Ferraro è di nuovo tra noi: il trasferimento a Roma non è andato tanto bene, la storia con il commissario Elena Rinaldi neanche, e lui è riapprodato, un po' abraso ma non domo, alla sede primigenia di Quarto Oggiaro, anche se ha dovuto trovarsi casa in zona Padova Pasteur. Ed è lì che si sta occupando, con il solito raro e prezioso buon senso, di un caso abbastanza banale (una rapina in casa in cui c'è scappato il morto), e il lettore comincia a pregustare una nuova serie di gustose indagini periferiche, quando il destino (o piuttosto l'autore) scompiglia le carte: l'evasione di quello che sembrava un qualsiasi straniero di mezza tacca detenuto nel carcere di Lodi si è risolta in una mezza strage, tra i defunti si segnalano, oltre a un paio di questurini, certi pezzi grossi della malavita, non si capisce perché mai per far uscire un innocuo extracomunitario sia stato necessario mettere su tanto casino, del caso si occupa il Servizio Centrale Operativo, che manda da Roma un gruppo di investigatori al comando, guarda un po', della Elena Rinaldi di cui sopra e il povero Chiodo si trova da un momento all'altro precettato agli ordini della ex morosa, in una caccia all'evaso destinata a rivelarsi molto più complicata di quanto già non sembrasse in partenza.
    Il fatto è che Biondillo non è uno di quegli autori che, una volta individuata la gallina dalle uova preziose si dedicano alla sua oculata amministrazione, concedendo al lettore, se va bene, qualche misurata variazione su tema ogni tanto. Lui è di quelli che vogliono andare avanti, a costo di scontentare gli affezionati più pigri o di cambiare genere. Questa volta il genere non lo cambia, ma al posto del goloso noir periferico che ci aspettiamo ci propina un romanzo piuttosto impegnato, in cui la soluzione ha a che fare con il traffico dei migranti e il ruolo della malavita, la situazione attuale dell'Africa transahariana e l'eredità coloniale italiana, il tutto visto attraverso gli occhi di un paio di personaggi di straordinario spessore. E non preoccupatevi, perché il termine “impegnato” non significa affatto che l'opera non sia godibile. Ferrero sta invecchiando – succede a tutti – ma per ora è sempre lui, con le sue perplessità, i suoi rovelli e i suoi casini (ai quali si aggiunge, per l'occasione, il problema di una figlia che sta entrando a vele spiegate nell'adolescenza), per non dire del suo particolarissimo approccio a quello che resta il casino più grande di tutti, che si identifica, com'è noto, con la struttura socioculturale di questo nostro paese, e scusate se è poco. E poi Biondillo, com'è noto, sa maneggiare le possibili varianti del suo basic italian con risultati che possono, sì, esporre a rischio d'infarto i più rigorosi cultori dei dettami dell'Accademia della Crusca, ma sono sempre una consolazione per quelli che preferiscono parlare come mangiano. Insomma, romanzi così non ne escono tanto spesso e sarebbe stolto non approfittarne.

    31.10.'11
    Gianni Biondillo, I materiali del killer, "Narratori della Fenice" – Guanda, pp. 363, € 18,00