Foglie da mangiare e foglie da raccogliere

La caccia | Trasmessa il: 10/31/2010


    Non so se avete in mente quel brano delle Avventure di Tom Sawyer di Mark Twain in cui il protagonista, per espiare non ricordo più quale malefatta, è condannato a imbiancare la staccionata del giardino. È sabato, giorno di vacanza, e lui avrebbe tutt'altri progetti, ma con la zia Polly di mezzo non c'è niente da fare. Tuttavia non si perde d'animo: al primo amichetto che si presenta in loco con il chiaro intento di sfotterlo – è un certo Ben Rogers – illustra la situazione in modo molto diverso. Non è propriamente un lavoro quello cui si è accinto, gli fa notare, né, tantomeno, un castigo. È piuttosto un incarico di responsabilità: quanti sono, ci pensi l'amico, i ragazzi che si vedono offrire l'opportunità di imbiancare una staccionata? A lui l'incarico non dà affatto fastidio, anzi, francamente, se ne compiace. Ben abbocca: se le cose stanno così, vuole anche lui la sua parte di impegno (e la gloria connessa) e offre il suo aiuto. Tom nicchia: non può affidare a un altro, nemmeno in parte, un compito tanto delicato: a quella palizzata la zia tiene moltissimo e guai se li scoprisse... Ma poi, dopo lunghe trattative, si lascia convincere e cede a Ben il diritto di prendere il suo posto, dietro cessione della mela che costui teneva in mano, con l'intenzione di mangiarsela più tardi con comodo. E mentre il poveraccio suda sotto il sole, ripete l'operazione con tutti gli amici che via via sopravvengono, cedendo a ciascuno, e non certo a gratis, il privilegio di proseguire il lavoro. Dopo poche ore l'opera è compiuta e il bravo giovane si trova in possesso di ricchezze considerevoli: un aquilone in buono stato, un topo morto provvisto di cordicella per farlo roteare, venti biglie, un frammento di scacciapensieri, un pezzo di vetro blu di bottiglia da guardarci attraverso, il tappo di una brocca di cristallo, un soldatino di piombo, un gattino con un occhio solo e altro ancora. E per di più, commenta l'autore, ha scoperto una grande verità: quella per cui per spingere qualcuno, uomo o ragazzo, a sobbarcarsi un incarico, basta presentarglielo come impervio, difficile da ottenere. L'unica differenza tra Lavoro e Divertimento è che l'uno consiste in ciò che sei obbligato a fare e l'altro in quello che fai senza che nessuno ti obblighi. La fatica è sempre fatica, ma stare in fabbrica è lavoro e scalare il Monte Bianco è divertimento. Insomma, né Tom Sawyer né Mark Twain avevano mai ascoltato La Caccia, ma sapevano benissimo tutti e due che i valori non si trovano in sé e per sé nelle nostre azioni o nelle cose, ma stanno tutti nel nostro modo di considerarle e presentarle agli altri, sì che dal loro scambio si origina ogni gerarchia sociale.
    Chissà – mi chiedo – se a quel testo si sono ispirati quei dirigenti dell'Amsa che hanno organizzato per domenica scorsa l'iniziativa “Mangia la foglia”, per cui i milanesi erano invitati al parco Sempione, ingresso Arena, per unirsi a tutti (?) i loro dipendenti per raccogliere le foglie che l'autunno sparge sui prati e sui viali. E non per mangiarle, che non sarebbe stato il caso, ma per manifestare il loro impegno in un compito di interesse comune. L'invito lo avrete sentito anche voi: è stato ripetuto per tutta la settimana precedente in una serie di spot pubblicitari alla nostra radio. La situazione, in fondo, era la stessa : raccogliere le foglie cadute d'autunno è senza dubbio un lavoro, proprio come imbiancare una staccionata, e un lavoro di quelli che in una città grande come la nostra vengono organizzati, delegati ad apposite strutture, messi a bilancio e valutati ai fine di determinare l'indice di efficienza del Comune. Però... però nulla vieta di presentarlo come un compito cui possono prestarsi su base volontaria i cittadini desiderosi di manifestare il proprio impegno. E va bene che anche il Volontariato è lavoro, ma costa molto meno, e, dal punto di vista di chi lo gestisce, ha il vantaggio che le responsabilità vi sono ben altrimenti ripartite di quanto succeda di norma. Se a fine stagione non tutte le foglie morte saranno state rimosse, i cittadini non potranno (né dovranno) dolersene solo con l'amministrazione. Parte della responsabilità, da domenica scorsa, è anche loro.
    A giudicare dai giornali del giorno dopo, l'iniziativa non deve aver avuto un successo travolgente. Leggo sull'edizione on line del “Giornale” che, a partire dalle 9, “decine di dipendenti dell'azienda si sono messe al lavoro ... insieme alle famiglie di milanesi che hanno voluto contribuire alla pulizia del parco”, ma quante fossero queste famiglie volonterose non lo si dice. Apprendiamo che, “rastrello in mano”, verso mezzogiorno è arrivata anche la sindaca Letizia Moratti, ma cosa abbia fatto di quel rastrello e per quanto tempo è parimenti taciuto. Ha parlato, in compenso, a lungo, esaltando le realizzazioni della sua giunta, che ha “incrementato la superficie verde della città” con “circa due milioni di metri quadrati”, “un aumento degli alberi da 170.000 a 240.000” e la “realizzazione di sette nuovi boschetti tematici.” Insomma, “un primo intervento di forestazione urbana” e solo gente distratta e malevola come me e come voi può non averlo notato.
    La Moratti, comunque, era in campagna elettorale, e quindi autorizzata a spararle grosse. Quanto all'iniziativa in sé, sarà meglio non pronunciarsi. Forse l'invito a mangiare la foglia – nota espressione idiomatica che significa, pressapoco, “farsi furbo”, “non lasciarsi ingannare” o simili – non era lo slogan più adatto per l'occasione, visto che non era chiaro quanta furbizia fosse necessaria per andare a fare un lavoro di spettanza di altri. Non c'è dubbio, invece, che agli organizzatori e ai dirigenti dell'Amsa (e soprattutto ai loro superiori) spettasse a pieno diritto. Speriamo soltanto che nessuno abbia confuso lo spot con quello che veniva trasmesso subito prima e che esortava a partecipare, il sabato sera precedente, alla Festa del Raccolto del Leoncavallo. Ne sarebbe potuto nascere qualche equivoco. Sempre di raccogliere foglie si trattava, ma di tutt'altro tipo, e anche in quel caso, mangiarne non sarebbe stato indicato.
31.10.'10

    Nota

    Visto che la mia vecchia copia di quel classico è finita chissà dove, mi sono rinfrescato le idee, a fatica, perché l'americano di Mark Twain è davvero molto stretto, sull'edizione delle Adventures of Tom Sawyer (1876) della Washington Square Press, New York 1950 (decima ristampa 1965), cap. II, pp. 11-17.