Figuracce

La caccia | Trasmessa il: 05/12/2002



Non sapremo mai, naturalmente, perché il governo italiano ha cambiato idea in corso d’opera, rimangiandosi la promessa di accogliere i tredici militanti palestinesi della Basilica della Natività.  Sappiamo soltanto che un qualche impegno informale in tal senso doveva esserci per forza, visto che gli americani, che è vero che sono un po’ prepotenti, ma non danno mai nulla per scontato e con i governi NATO hanno delle eccellenti linee di comunicazione, hanno agito per oltre settimana nel presupposto che ci fosse.   D’altronde, in Italia lo avevano confermato, in pubbliche dichiarazioni, sia il senatore Andreotti, sottrattosi per un momento al fascino del gorgonzola, sia un sottosegretario in carica.   Poi  da un momento all’altro, con una dichiarazione di Fini, a cui gli altri leader e le strutture diplomatiche competenti hanno fatto una certa fatica ad allinearsi, si è deciso di tirarsi indietro.  Lo stesso Berlusconi, a giudicare dalla faccia, non è sembrato particolarmente felice di dover respingere le pressioni di Washington e del Vaticano e la sua trovata finale di rifugiarsi dietro una invocata posizione comune di quell’Unione Europea che, in passato, aveva avuto tante occasioni di prendere a pesci in faccia proprio in nome del rapporto speciali con gli Stati Uniti (per non dire dei suoi personali interessi), dimostra solo che all’impudenza dell’individuo non c’è davvero limite.
        Chissà cosa è successo.   Probabilmente qualcuno, tra i capi del Polo, ha ritenuto più opportuno correlarsi direttamente con Sharon, che gli americani poi lo coprono sempre, e se questo significava mandare a monte un accordo che, se non altro perché era il primo, avrebbe avuto un certo valore simbolico, tanto peggio.  La politica del tanto peggio tanto meglio, in fondo, è quella dell’attuale governo di Gerusalemme e facendola propria si possono conquistare, in quella sede, benemerenze cospicue. Fini, in effetti, è già stato premiato, con la dichiarazione di Perez che lo definisce – per la prima volta, credo –  “persona gradita” in Israele, che, per uno con la sua storia,  non è cosa da poco.  Qualcun altro, forse, sarà premiato o punito, ma a noi non lo verranno a dire di certo.  In ogni caso, la soluzione berlusconiana è stata definita “ragionevole” da Fassino, il che significa che quando si tratta di fare una brutta figura, in Italia, governo e opposizione sono capaci di marciare perfettamente all’unisono.
        Già.  Perché adesso che l’Unione Europea è doverosamente intervenuta e che la questione dei tredici palestinesi sembra destinata a una soluzione più pasticciata, ma non sostanzialmente diversa, da quella escogitata una settimana fa, quel che resta da gestire all’Italia è solo una figuraccia diplomatica senza precedenti.  E fosse solo una figuraccia, che è un genere cui la nostra diplomazia è, in certo senso, abituata.  Il fatto è che, dopo una fiumana di chiacchiere sul ruolo del paese, la politica mediterranea, la volontà di pace, il nuovo piano Marshall e via andare, governo e opposizione si sono clamorosamente lasciati sfuggire, senza nemmeno spiegarci perché, l’unica (e, probabilmente, l’ultima) occasione che ci si fosse mai presentata per contribuire, con un gesto concreto, se non alla pace, almeno alle trattative.   Anzi, non l’hanno nemmeno considerata un’occasione, un’opportunità da cogliere al volo, per quanti problemi potesse comportare, ma un fastidio da condividere e suddividere, se proprio non lo si poteva evitare, con qualcun altro.  Un atteggiamento che può essere benissimo considerato, come ieri scrivevano quasi tutti, una mossa di fine politica, ma che dal punto di vista morale – lo ammetterete anche voi – rivela una bassezza assolutamente degna del paese di Ponzio Pilato.

12.05.’02