Fer-de-lance | Rex Stout

Gialloliva | Trasmessa il: 11/28/2011


    I romanzi di Rex Stout con Nero Wolfe e Archie Goodwin fanno parte, naturalmente, della storia del giallo e godono in tutto il mondo di vasta popolarità: tuttavia sono in gran parte assenti dal mercato editoriale italiano. La Mondadori, che li ha pubblicati tutti nelle sue collane settimanali e in numerosi Omnibus multipli, chissà perché, non li ristampa da un po'. Qualcosa c'è ancora nel catalogo degli Oscar, ma è poca roba davvero. Ci sarebbe da piangere, se non fosse per l'iniziativa della editrice Beat (è l'acronimo di una Biblioteca Editori Associati di Tascabili di cui non avevo sentito parlare finora), che ha deciso di ripubblicare dieci titoli, tra romanzi e racconti lunghi, in traduzione moderna, ripristinando i vecchi tagli e affidando l'introduzione a ogni volume a una firma del mondo letterario nazionale. Una decisione benemerita che speriamo sia coronata dal successo sufficiente per farla arrivare a compimento. Dal 1934 al '75 Stout ha pubblicato trentasette romanzi e quattordici raccolte di racconti lunghi, per cui di materiale ce n'è in abbondanza.
    Il primo volume in libreria contiene il primo romanzo della serie, Fer-de-lance, del 1934, meglio noto ai vecchi lettori Mondadori come L'enigma del serpente, prefato (in verità con un po' di condiscendenza di troppo, come capita talvolta agli intellettuali che scrivono di gialli) da Goffredo Fofi. Il titolo non compariva in Italia da qualche decennio, ed era un peccato, perché è una ottima storia, nonché l'ovvio start up del ciclo, quello che ne imposta in via definitiva le caratteristiche. Wolfe e Goodwin, com'è noto, incarnano ciascuno la figura tipo dei due sottogeneri principali del giallo come poteva concepirli, negli anni '30, uno scrittore di genio che, deluso dallo scarso successo delle sue prove nel campo della prosa sperimentale, aveva deciso di cimentarsi nella narrativa popolare. Wolfe è il classico genio eccentrico, che segnala la sua unicità con comportamenti stravaganti e costumi peculiari, come aveva insegnato, quasi un secolo prima, Edgar Allan Poe con il suo monsieur Dupin; Goodwin è imparentato strettamente con i duri dell'hard boiled, che, sul modello del Sam Spade di Dashiell Hammett, stavano conquistando i lettori degli anni '30. L'idea base di Stout fu appunto quella di giustapporre i due prototipi e farli interagire in un ambiente tipico. Il resto, come si dice, è storia.
    In Fer-de-lance, in cui Wolfe passa dalle indagini sulla scomparsa di un artigiano italiano a quelle dell'assassinio di un professore universitario sul campo da golf, con esiti affatto sorprendenti, non tutti i particolari sono perfettamente calibrati (non è definita la biografia pregressa dei protagonisti, i nomi di alcuni comprimari sono diversi, manca l'ispettore Cramer, certe complicazioni psicologiche di cui si fa sfoggio saranno poi lasciate cadere...), ma l'atmosfera della vecchia casa in arenaria della Trentacinquesima strada, in cui Wolfe, assistito da Goodwin, abita e lavora, se proprio non può farne a meno, perché lui preferisce di gran lunga leggere, bere birra, coltivare orchidee rare e consumare raffinati manicaretti, è già quella che generazioni di lettori successivi conosceranno e ameranno. Stout, indubbiamente, sa scrivere e il suo meccanismo narrativo non abbisogna di un vero e proprio rodaggio: funziona da subito con grande scorrevolezza. Una buona occasione per chi già conosce i suoi romanzi e vuole rinfrescarsi la memoria, ma, soprattutto, uno straordinario colpo di fortuna per i neofiti cui è riservata la gioia di scoprirli.

    28.11.'11
    Rex Stout, Fer-de-lance (Id., 1934), tr. it. di Clara Vela, introduzione di Goffredo Fofi, Beat, pp. 286, € 9,00