Favole

La caccia | Trasmessa il: 11/02/1997



Quanti frequentato ginnasio ricorderanno senz’altro favola Esopo su avaro (n. 344 ed. Belles Lettres Chambry).  Raccontasivi appunto di avaro, (ma + che avaro come intendiamolo noi est Philárgyros, “amatore di ricchezze”, che est cosa leggerm. diversa), che possedeva blocco oro, sotterratolo in certo luogo e tutti giorni andava darci occhiata.  Ma pratica non sfuggì a 1 di suoi dipendenti, che andò a scavare e portossi via oro.  Qndo avaro trovò e vide buca vuota, cominciò piangere e strapparsi capelli, finché un tale, solito tís di passaggio che in favole esopiche trae morale spiegògli che non proprio caso affliggersi  “Tanto ql’oro -argomentò - non avevilo neanche prima.  Prendi pietra, mettila in buca e immagina che sia tuo oro: faratti stesso servizio, xché anche qndo oro era effettivam. là, tu non facevine nulla.”

Non so qnto conforto avranne tratto quel poveraccio.  E non so se sua storia applicab. at 100% a noi.  Esopo vissuto, + o -, 6° sec. a C., qndo economia monetaria muoveva appena primi passi e ns. raffinatezze finanziarie affatto ignotegli.  Oggi di blocco oro (o equivalenti), pur senza volerlo spendere, possonosi escogitare impieghi diversi e + remunerativi che seppellirlo sotto terra.  Ma “senso” morale di vecchia favola chiaro lo st.  Sono certo che ness1 di voi compatirà + che tanto ql’antico avaro, né suoi possib. corrispondenti moderni.  Che ness1, x esempio, afflittosi troppo x destino di George Soros, noto speculatore internazionale, che in ultimo lunedì nero at Borsa New York dichiarato aver perso 800 miliardi dollari.  O x qlo di Billy Gates, patron di Microsoft, che in stesso evento finanziario, rimessoci, stando a giornali, 3000 miliardi in 2 ore.  E non solo xché st. giornali garantisconoci che di miliardi a entrambi restanone 10 volte tanto, ma xché, siamo sinceri, quando philárgyros , amatore di ricchezze, subisce bella perdita secca tutti noi, che di ricchezze da amare non disponiamo proviamo indebita, ma inevitab., soddisfaz.

Vero guaio est che di perdite George Soros o Billy Gates non possiamo neanche rallegrarci.  Xché x rallegrarci di disgrazie altrui, consideraz. morali a parte, bisogna, come minimo, che altrui percepiscale come tali, mentre di qle perdite dubito molto che interessati particolarm. afflitti.  Erano perdite virtuali, che dichiaravano mutato valore su mercato borsistico o valutario di azioni e titoli di cui 2 moderni Cresi disponevano, e bastatogli tenersi fuori da mercato x evitare conseguenze  nocive, in senso che tenendosi ben strette qle azioni e quei titoli, entrambi possono tranquillam. aspettare che raggiungano o superino valore precedente a crack.  Anzi, nutro fiero sospetto che possano aver approfittato di calo di prezzo x acquisirne chissà quanti altri.  Xché, come credo aver già avuto occas. sostenere in qs. sede, crollo in borsa vuol dire che certo num. persone costrette vendere sottocosto, ma qs. non significa affatto 1 distruzione di ricchezza, come dicesi normalm., x semplice fatto che se certuni sottocosto vendono ciò implica che certialtri sottocosto comprino e qndi ricchezza non viene affatto distrutta, ma passa semplicem. di mano.  E qndo ricchezza passa di mano vale vecchio principio che chi + ne ha + prendene.

Favola Esopo concludevasi con solita lezioncina di morale, filologicam. spuria, secondo cui “nulla vale possedere cosa senza goderla”.  Ma a certo livello, “godersi” ricchezza di 1000, 2000, 3000 miliardi può diventare problema.  Ci sono limiti, diremmo, naturali a possibilità di autogratificazione, a qle sperperare, in arco vita umana, + di certa cifra.  Qs. non significa, però, che qle somme non valgano niente.  In realtà, definizione di ricchezza non dipende da qnto 1 possiede e nemmeno da qnto spende, ma da qla che pubblicistica di linguia inglese chiama sua affordability, da qlo che 1 può permettersi di di fare con suoi soldi..  Vero ricco, vero philárgyros, con suoi soldi può permettersi tutto, può permettersi xsino perdere 3000 miliardi in 2 ore e magari di guadagnarci.

Qs. significa, naturalm., che chi, in scontri e crisi di mercato finanziario, perdeci davvero est chi non può permettersi granché.  Poveracci, lavoratori, pensionati: quelli che hanno ceduto alle lusinghe di propaganda investendo loro risparmi in poche azioni “sicure” o in pochi titoli di fondi comuni altrettanto garantiti;  risparmiatori che messisi disciplinatam. in fila x privatizzaz. Telecom; qli che immobilizzano in ql modo loro scarse disponibilità ma non possono permettersi, se del caso, lasciarle lì, xché hanno ricevuto sfratto e devono comprarsi appartamento o toccagli affrontare operazione imprevista  o scoprono semplicem. che, qsiasi cosa scrivano giornali su inflaz., spese salgono continuam. e con loro bilancio non fannocela +.  Tutti costoro a momento di riscuotere vedranno che loro ricchezza est davvero diminuita o scomparsa e scopriranno che mercato, qs. idolo di ideologia contemporanea, ha, tra sue funzioni, anche qla finanziare ricchi a spese di poveri.   Che non est novità, est principio base su cui reggesi capitalismo, ma non bisognalo dire, xché oggi tutti credono, o fingono credere, a favola di sistema economico che, a lasciarlo fare, assicura ricchezza x tutti.  Che volete che dicavi: favola x favola, forse meglio attenersi a Esopo.

02.11.’97