Quanti frequentato ginnasio ricorderanno
senz’altro favola Esopo su avaro (n. 344 ed. Belles Lettres Chambry).
Raccontasivi appunto di avaro, (ma + che avaro come intendiamolo
noi est Philárgyros, “amatore di ricchezze”, che est cosa leggerm. diversa),
che possedeva blocco oro, sotterratolo in certo luogo e tutti giorni andava
darci occhiata. Ma pratica non sfuggì a 1 di suoi dipendenti, che
andò a scavare e portossi via oro. Qndo avaro trovò e vide buca vuota,
cominciò piangere e strapparsi capelli, finché un tale, solito tís di passaggio
che in favole esopiche trae morale spiegògli che non proprio caso affliggersi
“Tanto ql’oro -argomentò - non avevilo neanche prima. Prendi
pietra, mettila in buca e immagina che sia tuo oro: faratti stesso servizio,
xché anche qndo oro era effettivam. là, tu non facevine nulla.”
Non so qnto conforto avranne tratto
quel poveraccio. E non so se sua storia applicab. at 100% a noi.
Esopo vissuto, + o -, 6° sec. a C., qndo economia monetaria muoveva
appena primi passi e ns. raffinatezze finanziarie affatto ignotegli. Oggi
di blocco oro (o equivalenti), pur senza volerlo spendere, possonosi escogitare
impieghi diversi e + remunerativi che seppellirlo sotto terra. Ma
“senso” morale di vecchia favola chiaro lo st. Sono certo che ness1
di voi compatirà + che tanto ql’antico avaro, né suoi possib. corrispondenti
moderni. Che ness1, x esempio, afflittosi troppo x destino di George
Soros, noto speculatore internazionale, che in ultimo lunedì nero at Borsa
New York dichiarato aver perso 800 miliardi dollari. O x qlo di Billy
Gates, patron di Microsoft, che in stesso evento finanziario, rimessoci,
stando a giornali, 3000 miliardi in 2 ore. E non solo xché st. giornali
garantisconoci che di miliardi a entrambi restanone 10 volte tanto, ma
xché, siamo sinceri, quando philárgyros , amatore di ricchezze, subisce
bella perdita secca tutti noi, che di ricchezze da amare non disponiamo
proviamo indebita, ma inevitab., soddisfaz.
Vero guaio est che di perdite George
Soros o Billy Gates non possiamo neanche rallegrarci. Xché x rallegrarci
di disgrazie altrui, consideraz. morali a parte, bisogna, come minimo,
che altrui percepiscale come tali, mentre di qle perdite dubito molto che
interessati particolarm. afflitti. Erano perdite virtuali, che dichiaravano
mutato valore su mercato borsistico o valutario di azioni e titoli di cui
2 moderni Cresi disponevano, e bastatogli tenersi fuori da mercato x evitare
conseguenze nocive, in senso che tenendosi ben strette qle azioni
e quei titoli, entrambi possono tranquillam. aspettare che raggiungano
o superino valore precedente a crack. Anzi, nutro fiero sospetto
che possano aver approfittato di calo di prezzo x acquisirne chissà quanti
altri. Xché, come credo aver già avuto occas. sostenere in qs. sede,
crollo in borsa vuol dire che certo num. persone costrette vendere sottocosto,
ma qs. non significa affatto 1 distruzione di ricchezza, come dicesi normalm.,
x semplice fatto che se certuni sottocosto vendono ciò implica che certialtri
sottocosto comprino e qndi ricchezza non viene affatto distrutta, ma passa
semplicem. di mano. E qndo ricchezza passa di mano vale vecchio principio
che chi + ne ha + prendene.
Favola Esopo concludevasi con solita
lezioncina di morale, filologicam. spuria, secondo cui “nulla vale possedere
cosa senza goderla”. Ma a certo livello, “godersi” ricchezza di
1000, 2000, 3000 miliardi può diventare problema. Ci sono limiti,
diremmo, naturali a possibilità di autogratificazione, a qle sperperare,
in arco vita umana, + di certa cifra. Qs. non significa, però, che
qle somme non valgano niente. In realtà, definizione di ricchezza
non dipende da qnto 1 possiede e nemmeno da qnto spende, ma da qla che
pubblicistica di linguia inglese chiama sua affordability, da qlo che 1
può permettersi di di fare con suoi soldi.. Vero ricco, vero philárgyros,
con suoi soldi può permettersi tutto, può permettersi xsino perdere 3000
miliardi in 2 ore e magari di guadagnarci.
Qs. significa, naturalm., che chi, in
scontri e crisi di mercato finanziario, perdeci davvero est chi non può
permettersi granché. Poveracci, lavoratori, pensionati: quelli che
hanno ceduto alle lusinghe di propaganda investendo loro risparmi in poche
azioni “sicure” o in pochi titoli di fondi comuni altrettanto garantiti;
risparmiatori che messisi disciplinatam. in fila x privatizzaz. Telecom;
qli che immobilizzano in ql modo loro scarse disponibilità ma non possono
permettersi, se del caso, lasciarle lì, xché hanno ricevuto sfratto e devono
comprarsi appartamento o toccagli affrontare operazione imprevista o
scoprono semplicem. che, qsiasi cosa scrivano giornali su inflaz., spese
salgono continuam. e con loro bilancio non fannocela +. Tutti costoro
a momento di riscuotere vedranno che loro ricchezza est davvero diminuita
o scomparsa e scopriranno che mercato, qs. idolo di ideologia contemporanea,
ha, tra sue funzioni, anche qla finanziare ricchi a spese di poveri.
Che non est novità, est principio base su cui reggesi capitalismo, ma non
bisognalo dire, xché oggi tutti credono, o fingono credere, a favola di
sistema economico che, a lasciarlo fare, assicura ricchezza x tutti. Che
volete che dicavi: favola x favola, forse meglio attenersi a Esopo.
02.11.’97