Europa Blues | Arne Dahl

Gialloliva | Trasmessa il: 04/02/2012


    Anche se il giallo scandinavo, normalmente, è considerato un sottogenere a sé, negli ultimi anni ha visto svilupparsi al suo interno più o meno le stesse tendenze presenti in tutta la produzione europea e non si esaurisce nelle serie, pur così fortunate, dei vari Henning Mankell, Stig Larsson e dei loro molteplici imitatori. Arne Dahl, per esempio, è restato fedele al procedural di gruppo, come lo avevano concepito negli anni '70 del secolo scorso gli antesignani Maj Sjöwahl e Per Wahlöö: il “Gruppo A” che agisce nei suoi romanzi è la speciale unità della Polizia di Stato svedese (che non è, notoriamente, la stessa cosa della polizia metropolitana di Stoccolma) incaricata delle indagini sui “delitti internazionali”, quelli cioè, le cui piste portano più o meno evidentemente all'estero. E, proprio come la squadra investigativa dell'ispettore Beck, si distingue per la presenza di un certo numero di soggetti bizzarri, o comunque fortemente caratterizzati, legati da un notevole spirito di gruppo e da una certa qual insofferenza per le strutture burocratiche dalle quali dovrebbero dipendere, i loro diretti superiori compresi. Ma anche se l'ispettore Paul Hjelm sembra interessarsi, più che alle indagini, al bop degli anni '60 (è letteralmente ossessionato da Kind of Blues di Miles Davis, per il che, francamente, non gli si può dare del tutto torto), se la giovane Sara Svenhagen si perde un po' troppo spesso a rievocare mentalmente gli exploit erotici del suo focoso compagno (Jorge Chavez, che è di origine cilena, ma fa parte anche lui della squadra, e neanche a lei – naturalmente – si può dare torto), se la più anziana Kerstin Holm tende a ostentare un atteggiamento cinico e disincantato ai limiti del disinteresse, se Arto Söderstedt, dopo aver ricevuto un'eredità inattesa, ha mollato tutto e ed è partito con la sua numerosa famiglia con l'intenzione di dilapidare il tutto in una vacanza a tempo indeterminato nella compagna toscana, e così via, si può stare comunque sicuri che i casi che vengono loro affidati, o gli capitano semplicemente sottomano, li risolveranno comunque al meglio. In questo Europa Blues, che è del 2001 ed è il quarto romanzo della serie, i nostri eroi hanno a che fare con certi resti umani trovati nel recinto dei mustelidi dello zoo di Skansen (che è uno zoo, non un “museo all'aperto” come recita, chissà perché, il risvolto), che rimandano a certi indizi abbandonati nell'attigua fossa dei lupi e si collegano, non sembri strano, con la sparizione da un centro di accoglienza presso Stoccolma di otto rifugiate russe, ucraine e bulgare, probabilmente dedite alla prostituzione, e all'uccisione, nel cimitero ebraico della capitale, di un anziano e rispettato studioso di neuroscienze di origine ebraica, che è scampato a Buchenwald e ha lasciato dietro di sé uno strano diario... insomma, un puzzle molto ricco, la cui difficile soluzione permetterà alla squadra di venire a capo di un losco traffico internazionale di esseri umani e di molte strane attività connesse, dando modo anche all'agente Söderstedt di partecipare alle indagini senza interrompere le sue vacanze in Italia.
    Una trama piuttosto originale, dunque, cui fa riscontro una grande libertà di scrittura. Dahl alterna ai brani propriamente narrativi, spesso intonati a un umorismo grottesco, delle specie di “soggettive in terza persona” ad alto contenuto onirico e costruisce i suoi mysteries con una perizia letteraria nettamente superiore alla media. Ne potranno approfittare, si fidino, anche i lettori che della produzione scandinava sono leggermente sazi.
    02.04.'12
    Arne Dahl, Europa Blues (Id., 2001), tr. it. di Carmen Giorgetti Cima, "Farfalle" – Marsilio, pp. 398, € 18,50