Dopo lunga e penosa malattia | Andrea Vitali

Gialloliva | Trasmessa il: 02/09/2009


    Sono sempre stato un po' diffidente, ve lo confesso, di fronte alle incursioni del genere giallo da parte di autori del mainstream, o provenienti comunque da altre esperienze narrative. Non perché scrivere gialli sia particolarmente difficile o perché i gialli non possano essere considerati allo stesso livello della narrativa tout court, ma semplicemente perché il poliziesco si regge su tutta una serie di convenzioni che l'outsider, anche se letterariamente dotato e pieno delle migliori intenzioni, può benissimo non conoscere e in questo campo le convenzioni, lo sapete, si possono accettare o respingere, ma mai ignorare. Il che spiega perché, salvo un paio di esempi ormai classici, tipo Borges o Sciascia, siano così pochi gli autori a entrare e uscire con disinvoltura dal genere: diciamo che ci riescono solo quegli scrittori nella cui attività c'è una forte componente di artigianato, gente come Simenon, o Montalban o Camilleri, tre romanzieri che non a caso hanno parecchie cose in comune. Nel loro caso gli appassionati non cesseranno mai di contendere per decidere se siano migliori i gialli o i romanzi “seri”, ma questo è un altro discorso.
    Ciò premesso, va detto che queste riserve non reggono di fronte al primo e (per ora) unico giallo di Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, che la Garzanti ha pubblicato, giustamente, nei “Narratori italiani”. Sarà perché Vitali, a modo suo, è anche lui un autore di genere, nel senso che le sue storie di provincia, ostinatamente ambientate nello stesso angolo del lago di Como, con le loro trame sempre credibili, anche se talvolta grottesche, sfuggono alla generica categoria del bozzetto di provincia, per definire una sorta di modello di “narrativa lacustre” perfettamente identificabile. In fondo non sarà un caso se tra i tanti premi di cui l'autore, che sul lago di Como, a Bellano, vive e fa il medico di base, è stato insignito c'è anche il Premio Chiara.
    Fa il medico di base a Bellano anche il protagonista di questo giallino essenziale, che concentra in non molte pagine una settimana di indagini e uno studio approfondito sui rapporti umani e familiari in una piccola comunità. Viene convocato di notte in casa di un concittadino colpito da improvviso malore – è il notaio del paese, un suo vecchio amico, fra l'altro – e non può che constatarne l'avvenuto decesso. Un infarto fin troppo prevedibile: era da tanto che il poveraccio soffriva di cuore e non si atteneva sempre alla dieta e allo stile di vita che le sue condizioni di salute comportavano. Eppure... eppure il nostro medico si accorge che qualcosa, in un modo o nell'altro, non funziona, che ci sono degli elementi fuori posto: una scatoletta di pastiglie di trinitrina che hanno qualcosa di strano, un odore che non dovrebbe esserci, un errore inspiegabile nei manifesti affissi dall'agenzia di pompe funebri, un telefono che squilla senza che nessuno, dall'altro capo del filo, risponda... Sono tutte banalità, che si potrebbero spiegare in una quantità di modi e che, prese una per una, di fatto si spiegano, ma nell'insieme producono un effetto sconcertante. Ve l'ho detto: siamo di fronte a un giallino minimo, o minimalista, se preferite, ma essenziale, a un romanzo che oltre a restituire con una straordinaria economia di mezzi l'atmosfera ostile del lago nel tardo autunno e a stabilire tra i personaggi – la moglie e i figli del morto, la moglie del narratore, qualche compaesano – una serie di rapporti affatto imprevedibili, riesce a proporci un autentico mistero, con una altrettanto imprevedibile conclusione. Si legge in un paio d'ore, ma ne vale la pena.

    02.02.'09
    Andrea Vitali, Dopo lunga e penosa malattia, "Narratori moderni", Garzanti, pp. 176, € 14,60