Depilando Pilar | Andrea G. Pinketts

Gialloliva | Trasmessa il: 06/13/2011


È difficile, di fronte a un nuovo romanzo di Andrea G. Pinketts – che con questo Depilando Pilar ritorna finalmente in libreria cinque anni dopo Ho fatto giardino – non
    chiedersi se l'autore non stia per caso esagerando. Nella prima pagina, al netto di dediche, ringraziamenti e filastrocche varie, su ventitré righe ci sono undici giochi di parole, senza contare quello del titolo, e l'andazzo prosegue imperterrito per le oltre quattrocento pagine del volume. I personaggi sono sempre più grotteschi e allucinati, a partire dal protagonista, giunto al nono volume di quella che doveva essere una trilogia, le trame sempre più improbabili – quella centrale riguarda un misterioso bambino in salopette che in qualche modo trasforma certi pacifici tassisti in pluriomicidi spinti da chissà che a massacrare gli oggetti del loro amore – e le varie trovate verbali e narrative vengono sviluppate e fatte crescere su se stesse con una tecnica che a volte sembra vagamente ossessiva, per cui se un personaggio si chiama Margherito (può succedere) suo padre risponderà al nome di Tulipano e sua madre a quello di Iris e ci vorrà qualche pagina per liberarsi del tutto dal motivo floreale. Lazzaro Santandrea, l'eroe, oltre a proteggere, per motivi ignoti, i tassisti plagiati dal presunto bambino, si occupa di televendite di materassi – si chiamano “Spermaflex” e sono, naturalmente, a base di ormoni – e deve affrontare il problema rappresentato da un giovanotto che ha solo pochi anni meno di lui ma sostiene lo stesso di essere suo figlio, si chiama Giangiglio Merate, è un esibizionista a rate ed è stato a suo tempo adottato da una specie di milionario nazista noto con l'improbabile nome di Carlo Darwin, per cui ha deciso di adottarsi un altro padre. Il problema principale di Lazzaro, tuttavia, sembra essere rappresentato da un condiloma perianale, che non può essere, dati i suoi noti costumi sessuali, di origine venerea, ma tende fatalmente ad essere considerato tale e pensate che genere di riflessioni e commenti può suscitare una situazione del genere. E poi c'è questa misteriosa Pilar, la cui comparsa, con annessa depilazione, è attesa da tutti (e con una certa ansietà, perché tutti hanno i più forti sospetti sul tipo di depilazione cui la disgraziata va incontro, non certo una ceretta ai polpacci), ma invece non compare mai e si farà viva, per la prima volta, a pagina 180 e quella sì che sarà una sorpresa. Insomma, come (quasi) tutti i romanzi di Pinketts è un gran casino o, se preferite, un tourbillon di trovate pirotecniche, di straordinari funambolismi verbali e di conclamato delirio solipsista.
    Non è difficile, tuttavia, rendersi conto che dietro questo apparente ammasso di parole in libertà, si nascondono un pizzico di genio (forse un po' di più di un pizzico) e una struttura narrativa più solida di quel che si potrebbe supporre, perché Pinketts, nonostante tutte le sue ostentate bizzarrie e nonostante l'aura di genio e sregolatezza di cui ama ammantarsi, è uno scrittore consumato e sa sempre dove vuole arrivare, anche se non sembra, per cui Depilando Pilar, oltre a essere un noir con tutte le carte in regola, è anche una puntuale e partecipata testimonianza di questi nostri tempi sconnessi, nonché un romanzo straordinariamente spassoso, che sarebbe un delitto lasciarsi scappare. Non sarà l'evento letterario dell'anno, ma quasi. Fidatevi di me.
13.06.'11
Andrea G. Pinketts, Depilando Pilar, "Strade blu" – Mondadori, pp. 407, € 18,00