Delitto a teatro | Ngaio Marsh

Gialloliva | Trasmessa il: 11/29/2010


    Di Ngaio Marsh oggi non si ricordano in molti, ma c'è stato un tempo, tra gli anni '30 e '40 del secolo scorso, in cui veniva considerata una temibile rivale di Agatha Christie e Dorothy Sayers per il titolo, allora ambitissimo, di “Regina del giallo”. Era nata nel 1895 a Christchurch, in Nuova Zelanda e portava – infatti – un nome maori, ma pur rappresentando, insieme a Katherine Mansfield, la figura più nota delle lettere del suo paese, non scrisse quasi mai dei suoi problemi e delle sue caratteristiche: visse per lo più a Londra, occupandosi di regia e produzione teatrale e fu autrice di trentadue classici gialli “all'inglese” (l'ultimo ancora nel 1982), esempi perfetti di quelle belle storie intricate e assolutamente non realistiche, con gli indizi veri e falsi, i sospettati, gli alibi, l'investigatore reticente e l'amico ottuso, che tanto mandavano in bestia Raymond Chandler e piacevano tanto ai lettori di allora. Il suo protagonista fisso, l'ispettore capo Roderick Allein, di Scotland Yard, è un prototipo del genere: fuma la pipa, non si lascia sfuggire un particolare che sia uno e, assistito (si fa per dire) dall'amico giornalista Nigel Bathgate, tiene saldamente in pugno le trame più intricate. Oggi, naturalmente, il sottogenere è largamente datato e dopo gli sconvolgimenti che vi portò la Christie sarebbe davvero difficile riprenderlo, ma ha ancora i suoi ammiratori.
    Se appartenete alla categoria, o siete semplicemente curiosi del giallo d'antan, non dovete lasciarvi scappare questo Delitto a teatro, del 1935, che la casa editrice Elliot pubblica per la prima volta in Italia. A teatro la Marsh, come vi ho detto, era di casa e conosceva l'ambiente quanto bastava per dare alla sua storia un filo di verosimiglianza in più, quanto basta – almeno – per dare vitalità a uno spunto narrativo un po' liso: quello di un falso delitto commesso sul palcoscenico per necessità di finzione drammatica con armi rigorosamente scariche, che si trasforma sotto gli occhi degli spettatori in delitto autentico, visto che qualcuno, chiotto chiotto, ha provveduto a caricare la pistola del protagonista con fior di cartucce autentiche. Èuna situazione che conosciamo tutti e che ricompare anche oggi ogni tanto nei telefilm più accreditati, ma, chissà, nel 1935 poteva essere inedita e l'autrice, comunque, la sviluppa brillantemente. La vittima, naturalmente, si rivela per un mascalzone della più bell'acqua, dedito ai ricatti e allo smercio di droga, e di moventi per farlo fuori ce ne sono a iosa: il lettore si perde subito tra primedonne misteriose, caratteristi inquietanti, loschi produttori, trovarobe allucinati e cameriniste sedotte e abbandonate, ma niente paura, basta lasciar fare all'ispettore Alleyn e ai suoi esperti collaboratori, Scotland Yard è sempre Scotland Yard e noi possiamo abbandonarci senza rimorsi al piacere di questa prosa un po' demodée di questi intrighi così prevedibili e, al tempo stesso, inattesi. Se poi queste cose proprio non le potete sopportare, be', allora lasciate pure perdere, ma sarebbe davvero un peccato.

    29.11.'10
    Ngaio Marsh, Delitto a teatro (Enter a Murder, 1935), tr. it. Di Franca Pece, "Raggi gialli" – Elliot, pp. 250, € 16,00