Il corno e il gatto

La caccia | Trasmessa il: 10/23/2005



Spero che nessuno di voi si sia impressionato (o rischi di esserlo) nel ricevere a domicilio l‘opuscolo dedicato alle “informazioni utili e necessarie sui Servizi Funebri e Cimiteriali del Comune di Milano”.  Anche se tra le persone di mia conoscenza finora è arrivato, che io sappia, soltanto a una signora anziana, che non ha gradito più di tanto l’attenzione, dovrebbe essere stato spedito a tutte le famiglie cittadine, per cui le possibilità che ve lo troviate in casa da un giorno all’altro sono piuttosto alte.  E non è necessario che vi prepariate ad accoglierlo agitando mazzi di chiavi o azzannando ferri di cavallo, perché ci ha già pensato il Comune, che, prevedendo qualche reazione del genere, ha cercato di sdrammatizzarla in anticipo mettendo in copertina l’immagine di un gattino nero come quelli dei cartoni animati, una sorta di Gatto Silvestro appena un po’ più lezioso, nell’atto di brandire un corno di corallo antisfiga.  Come recita il titolo della pubblicazione, si può anche essere superstiziosi, ma mai sprovveduti.

        Bah.  In teoria, l’iniziativa una certa sua logica l’ha.  Visto che tutti noi, presto o tardi, dovremo ricorrere a quei particolari servizi, se non per le nostre personali carcasse (di cui dovrà, giocoforza, occuparsi qualcun altro), almeno per i nostri maggiori, che gli dei ce li conservino a lungo, l’idea di poter disporre, in forma chiara e concisa, delle necessarie informazioni sulle procedure, i regolamenti e gli indirizzi cui rivolgersi non è da buttare.   L’opuscolo, a dire il vero, a questo utile aspetto informativo unisce un più marcato carattere promozionale, perché dedica un tot di pagine a magnificare le innovazioni e i miglioramenti che l’amministrazione attuale ha introdotto in materia e offre, a prezzi di assoluta concorrenza con il settore privato, un certo numero di servizi a pagamento, tra cui mi permetterò di segnalarvi quello delle “lampade votive elettriche”, che vi permetterà, con un modico esborso di 11 euro e 12, di tener acceso per tutto l’anno un lume sulla tomba o sul loculo di vostra scelta –  una possibilità, suppongo, che avrebbe mandato in visibilio il Foscolo dei “Sepolcri” – ma non è il caso di scandalizzarsi per così poco.  Viviamo nell’età del mercato globale e l’offerta pubblica può contribuire, se non altro, a calmierare i prezzi.

        Vedete, io non sono un grande ammiratore della Giunta Albertini, ma sono pronto a riconoscerne le (rare) realizzazioni.   Alcune delle iniziative in questione mi trovano affatto concorde, come l’introduzione del nuovo sistema di inumazione meccanizzato, o la costruzione al cimitero di Bruzzano del Tempio per le cerimonie civili e del Giardino del Ricordo a Lambrate, per non dire dell’istituzione del servizio di vigilanza a Musocco, delle trentadue colonnine SOS per i visitatori in difficoltà e dei totem informatici cui rivolgersi agli ingressi dei cimiteri per trovare l’ubicazione della sepoltura desiderata.   Sono tutte realizzazioni che rientrano nella grande tradizione prammatica e laica del riformismo ambrosiano, quella per cui è inutile, da un punto di vista fattivo, gemere e recriminare sull’inevitabile, perché la vita continua, bisogna organizzarne la continuazione e visto che siamo tutti destinati a finire sotto terra, il fatto che la nostra estrema dimora sia rintracciabile grazie a un totem informatico rappresenta pur sempre un conforto.

        Quello che mi sembra, francamente, un po’ discutibile è l’intromissione, in tutto ciò, della figura dell’assessore competente.  Sì, perché la grande Milano, se non lo sapevate, dispone di un Assessore ai Servizi funebri e cimiteriali, nella persona dell’avvocato Giulio Gallera, un amministratore di cui finora non avevo notizia, ed è costui, che dopo aver introdotto, in quattro anni di duro lavoro, i miglioramenti e le offerte di cui sopra, ha deciso di offrire ai concittadini questa utile guida.  È stata, pare di capire, un’idea tutta sua, che ha curato personalmente, tanto è vero che è stato lui a scegliere il logo del gattino e del corno di corallo.  E perché non ci fossero dubbi in proposito, ha avuto cura che in testa all’opuscolo e alla relativa lettera di accompagnamento figurasse la propria foto a colori, un sobrio formato tessera che lo presenta, in giacca scura e cravatta cilestrina, con un mezzo sorriso sul  volto giovanile.   Una esibizione di presenzialismo come tante, che, tuttavia – vista la particolarità della materia – rischia di apparire un po’ come una caduta di stile.  Sì, è vero, chi è morto giace e chi vive si dà pace, specie dopo aver pagato i conti del funerale, ma non ha alcun bisogno, per elaborare il lutto, di conoscere de visu i lineamenti dell’assessore.

        D’altro canto, bisogna capirlo questo avvocato Gallera.   È vero che, a giudicare dall’aspetto giovanile, deve essere appena all’inizio di una carriera politica che gli auguriamo lunga e piena di soddisfazioni, ma al momento, in Giunta, non gode certo di una posizione di primo piano.  L’Albertini è sempre sotto gli occhi di tutti, fa il padrone di casa alle prime della Scala, attizza polemiche a ogni commemorazione di caduti, viene invitato ad Arcore, dice la sua su quasi tutto; De Corato viene  intervistato ogni due per tre sugli argomenti più vari, Stefano Zecchi è il cocco dei media, la Tiziana Maiolo e Aldo Brandirali fanno praticamente parte del paesaggio urbano eccetera eccetera e di lui, nonostante abbia tra le sue deleghe anche quelle del Decentramento e dei Rapporti con il Consiglio Comunale e con l’ANCI, non si parla praticamente mai, non foss’altro perché c’è un mucchio di gente che con i cimiteri e i posti del genere continua ad avere un brutto rapporto.  Si capisce come alla fine si sia stancato e, con un sommesso “Adesso vi faccio vedere io”, abbia posto mano all’iniziativa di cui ci stiamo occupando.  Che è utile, figuriamoci, e opportuna (e ancora più opportuna sarebbe stata se presa in fase diversa da quella pre-elettorale, quando gli opuscoli del genere fioccano come la neve sulle pianure gelate del nord), ma a cui non giova quel certo tono celebrativo e autocelebrativo.  Anche quella dell’autocelebrazione, della pretesa che ogni realizzazione abbia un adeguato “ritorno” in termini di popolarità e consenso è una tradizione ambrosiana, ma di tutt’altre origini e tutt’altro spessore.  All’ombra dei cipressi e dentro l’urne sarebbe meglio, nonostante tutto, astenersi dalla propaganda.