Dunque, vediamo. Martedì scorso, un’inserzione a pagamento pubblicata
su vari quotidiani a cura di una finora sconosciuta “Associazione Nazionale
Funzionari di Polizia” ci informa che il governo, d’intesa con l’Arma
dei Carabinieri, vuole far votare a ogni costo dal Parlamento un provvedimento
“pericoloso per le Istituzioni democratiche, illogico ed inutile”, che
scardinerà definitivamente “il già precario sistema del coordinamento
tra le varie forze di Polizia”, altererà “essenziali equilibri democratici,
attribuendo ai CORPI MILITARI di polizia poteri esclusivi e sottratti a
ogni forma di reale controllo”, distoglierà “ingenti risorse umane e
materiali dai compiti di sicurezza civile e di contrasto del crimine”
e dequalificherà “il profilo professionale dei Funzionari di Polizia”,
il tutto con il solo scopo di “soddisfare i personalismi e le ambizioni
di pochi”. Insomma, aumenterà i poteri dei Carabinieri a danno
di quelli della Polizia. Al progetto, sembra, tengono in modo particolare
“i vertici, o meglio qualche vertice” carabinieresco, che bussa alla
porta, condizionando o ricattando qualcuno”. Ce ne sarebbe quanto
basta – si legge – per configurare il reato di “attentato contro gli
organi costituzionali dello Stato”, ma nessuno finora ci ha badato e i
lavori sono proseguiti in un “colpevole silenzio”
Il cittadino sa che la Camera dei Deputati sta per
votare la legge n. 6249 sul “riordino delle forze di Polizia”, che prevede
una nuova configurazione istituzionale dell’Arma dei Carabinieri e nuove
forme di coordinamento tra le sue strutture e quelle della Polizia di stato,
ma non si preoccupa più di tanto. A un annuncio pubblicato a pagamento
di solito non si presta una grande attenzione, perché si dà abbastanza
per scontato che a tali forme di comunicazione ricorrano solo i soggetti
cui manca l’autorevolezza necessaria per far conoscere in altro modo le
proprie opinioni. Poveracci, insomma, cui, proprio in quanto tali,
non si bada. Oltretutto, la denuncia è veemente, ma non è chiarissima
nei particolari. Eppure… eppure il Ministro dell’Interno sente
il bisogno di precipitarsi, martedì stesso, in Parlamento per assicurare
che sono tutte balle, che nessuno ricatta nessun altro e che tra Carabinieri
e Polizia regnano come non mai rispetto reciproco e volontà di collaborare.
Analoghe dichiarazioni rilasciano il Presidente della Camera, l’on.
Gasparri di A.N., l’on. Frattini di “Forza Italia”, il SIULP e il LISIPO
(che sono i due principali sindacati di polizia) e persino il COCER dei
Carabinieri, che in sé dovrebbe essere una specie di struttura rappresentativa,
ma notoriamente non dice mai niente su cui non siano d’accordo i comandi.
La legge in questione viene regolarmente votata dalla
Camera il giovedì successivo. Ma non passa coi voti del centro sinistra.
Non tutti, nella maggioranza, ci stanno più ed è determinante l’astensione
del Polo. E comunque il testo è stato modificata in extremis “sull’onda
delle proteste dei funzionari di polizia”. I carabinieri conquistano
l’agognata autonomia dall’Esercito, ma il coordinamento interforze resta
al Ministero dell’Interno che l’eserciterà “mediante il Dipartimento
di pubblica sicurezza”, di qualsiasi cosa si tratti. Le reazioni
dell’Arma, pur moderate nei toni, non sembrano precisamente entusiaste.
Be’, ammetterete che è strano. Il fatto che
in tema di riordino della polizia, che non è cosa da niente, il governo
perda la maggioranza e necessiti del fraterno sostegno dell’opposizione
dovrebbe rivestire – a prima vista – un certo interesse. Eppure
non ci ha badato nessuno: tutti i giornali hanno preferito dedicare la
prima pagina ai rapporti tra Governo e Festival di Sanremo o alle retromarce
di Bassolino. E ammetterete pure che è singolare che l’inserzione
a pagamento di un’organizzazione sconosciuta, un comunicato smentito a
gran voce dal Ministro Bianco, dal Presidente della Camera, dagli onorevoli
Gasparri e Frattini, dal SIULP, dal LISIPO e dal COCER dei Carabinieri,
abbia avuto, nonostante tutto, il potere di far modificare una legge giunta
ormai all’approvazione finale, provocando una crisi improvvisa della maggioranza
che l’aveva sostenuta fino a quel punto. Il sospetto che quell’oscuro
messaggio sia suonato, alle orecchie opportune, meno oscuro di quanto fosse
sembrato a noi, a questo punto, è piuttosto forte. Ma nessuno, credetemi,
si prenderà mai la briga di spiegarci che cosa è successo.
Io, personalmente, non l’ho capito. Ma in
fatto di pubblica sicurezza, devo ammettere, sono sempre stato uno zuccone:
non ho mai capito nemmeno perché in Italia debbano esistere a tutti i costi
ben due polizie, una civile e l’altra militare, autonome l’una dall’altra,
ciascuna con le sue strutture centrali e territoriali e il problema, apparentemente
insolubile, di coordinarle (o di farsele coordinare) con quelle della concorrenza,
che vuol dire, brutalmente, chi comanda chi e chi viene appoggiato da chi,
per cui se un giorno i carabinieri sono cari al governo, la polizia diventa
ipso facto carissima all’opposizione (e, naturalmente, viceversa), con
quanto beneficio per l’imparzialità di entrambi i corpi e per la sicurezza
democratica delle istituzioni è facile immaginare. D’altronde non
c’è molto di democratico in un dibattito che procede mediante lo scambio
di messaggi cifrati, più o meno a pagamento. Oggi molti concittadini
si preoccupano della propria sicurezza e invocano, per vedersela garantita,
rigorosi giri di vite e l’irrogazione a pioggia di secoli di carcere a
destra e manca. Forse anche l’idea di smetterla con questo gioco
delle parti meriterebbe di essere presa in considerazione.
27.02.’99