Compassione

La caccia | Trasmessa il: 11/01/1998



Comincia a far freddo e il ragazzino straniero che, poveraccio, chiede le mille lire agli automobilisti al semaforo fa sempre più pena.  È sporco, emaciato e indossa soltanto un paio di pantalonacci stracciati e una vecchia camicia jean che non lo protegge certo dal clima di questo, pur soleggiatissimo, autunno.  Qualche mese fa, in piena estate, si presentava, congestionato dal caldo, avvolto in una specie di pesante pastrano militare, ma non è il caso di chiedersi perché non se lo metta adesso.   È abbastanza ovvio che non è stato lui a scegliere quel  modo di suscitare la nostra compassione.  È facile supporre che ci sia qualcuno che lo ha fatto venire nel nostro paese, lo ha collocato a quel semaforo e ne incamera, ogni sera, i miseri guadagni. È probabile che il piccolo mendicante sia a tutti gli effetti un piccolo schiavo e chi lo sfrutta non si fa scrupolo a mandarlo in giro mezzo nudo d’inverno e incappottato d’estate.  Tanto, sa benissimo che non è facile che la contraddizione si noti.  Quel ragazzino non offre nulla, non promette né minaccia nulla: si limita a suscitare compassione esibendo il proprio disagio e quello del disagio altrui non è uno spettacolo piacevole.  Gli automobilisti e i passanti preferiscono non guardarlo e, se proprio devono si sforzano di dimenticarlo subito.  In effetti, se ogni tanto gli allungano mille lire, lo fanno per sentirsi autorizzati a non vederlo e a non pensarci più.  Figuriamoci se stanno a fare dei paragoni tra come è vestito oggi e come lo era quattro mesi fa.
        Chissà cosa pensa di noi il piccolo mendicante.  Si renderà conto, naturalmente, di essere finito in una regione e in una città ricca, anche se la ricchezza non vi è distribuita con particolare equità e a lui, in particolare, è concesso raccoglierne soltanto le briciole.  Più difficile è che si accorga di vivere in un paese retto da un governo che afferma di credere nella solidarietà e nello sviluppo sociale: un governo di sinistra, anzi, come mi sembra abbia scritto il Times (e se lo ha scritto il Times sarà senz’altro vero) il governo “più  a sinistra” dell’intera Europa occidentale.  Lui di quel governo sa solo che non può contare sui suoi funzionari e sui suoi servizi per farsi proteggere da quanti lo sfruttano: se provasse a ribellarsi, a fuggire, a chiedere aiuto, il meglio che gli potrebbe capitare sarebbe quello di venire rinchiuso in qualche “comunità”, con la prospettiva di essere, presto o tardi, rimpatriato e riconsegnato a chi lo ha già venduto una volta.
        Noi, naturalmente, siamo meglio informati di lui.  Sappiamo che il nostro governo di sinistra di lui e dei suoi simili si occupa moltissimo.  Presidia le coste e i confini affinché non ne arrivino altri; organizza “strutture” in cui rinchiudere, in attesa di rimandarli indietro, quelli che riescono a comunque ad arrivare; manda i suoi ministri e le sue ministre a trattare con i governi dei loro paesi affinché siano loro a trattenerli in patria, con le buone o con le cattive; offre a tal fine la collaborazione delle nostre efficienti forze di polizia.  Non si preoccupa di accoglienza e di integrazione, perché evidentemente ritiene che il nostro paese non abbia bisogno di accogliere e integrare nessuno e che da fuori dei confini non possano venire che complicazioni.   Non si rende conto che una società invecchiata e non precisamente dinamica come la nostra ha un gran bisogno di forze nuove e che accogliere i ragazzini, in particolare, dovrebbero essere considerato un prezioso investimento per il futuro.  Un futuro in cui il rapporto tra la fortezza assediata dei paesi ricchi e le moltitudini degli esclusi sarà sempre più quello dominante e quello sulle cui proposte di soluzione si misurerà il livello di solidarietà e di sviluppo sociale di ogni comunità, e quindi la possibilità di definire “di sinistra” il suo governo.
Ma probabilmente non è il caso di chiedere di pensare al futuro a un governo nato con l’appoggio determinante di chi ha come unico progetto quello di restaurare il passato.
01.11.’98