Città violente | Ed McBain, Frederic Brown, Cornell Woolrich

Gialloliva | Trasmessa il: 04/28/2008


    Di regola tendo piuttosto a diffidare di questi “speciali” del Giallo Mondadori, supplementi più o meno bimestrali in cui la veneranda testata ripubblica pezzi scelti del suo immenso catalogo. Capita troppo spesso che, accanto a un titolo interessante, ripro­pongano (anzi, reimpongano) delle orrende ciofeche. Ma da quando l'editor della collana è Sergio Altieri le cose al Giallo sono cambiate e questo mese vi devo segnalare un'autentica chicca. Sotto il titolo collettivo di Città violente, a cura e con prefazione di Mauro Boncompagni, ricompaiono tre testi quasi dimenticati e pure di assoluto rispetto. C'è, tanto per cominciare, Una città contro (Downtown, 1981), uno dei gialli più belli di Ed McBain, che in Italia non si rivedeva dal 1990: una storia newyorkese in cui l'autore, messo da parte momentaneamente l'87° distretto di Isola, racconta cosa può succedere a un poveraccio in viaggio d'affari bloccato a Manhattan la notte di Natale da un volo annullato. Cosa può fare? Va in un bar (un bar affatto normale, si intende) e scambia quattro chiacchiere con una ragazza (altrettanto normale). Lui, oltretutto è divorziato, benestante e correttissimo. Ma finisce lo stesso nei pasticci più assurdi: lo accusano prima di furto, poi di omicidio e, come se non bastasse, si accorge di essere braccato, chissà perché, da un killer. È una specie di colossale gioco degli equivoci, che all'inizio può far pensare a un Wodehouse, ma alla fine si risolve in un impeccabile thriller, in cui il protagonista, com'è d'uso in queste storie, dovrà imparare a lottare per la propria pelle. A me è sempre sembrato, comunque, è un capolavoro assoluto.
    Poi c'è Sangue nel vicolo (The Fabulous Clipjoint, 1947), di Frederic Brown, un testo ancora più raro. Brown, lo ricorderete è famoso soprattutto per le sue cose di fantascienza, tra cui due romanzi culto, What A Mad Universe (1949) e Martians, Go Home! (1955), nonché quello che è probabilmente il racconto breve più famoso del genere, Sentry (1954). Ma ha scritto anche molti gialli e questo da noi non lo si rivedeva da almeno cinquant'anni: è la storia di un giovane il cui padre è finito ammazzato in un vicolo dei bassifondi di Chicago e cerca disperatamente di scoprire cosa è successo. Più che di un thriller vero e proprio si tratta di una specie di melodramma criminale, una forma tipica dell'universo dei pulp, così poco noto ai lettori italiani. Non sarà forse all'altezza di quello di McBain, ma merita di essere letto, non foss'altro per l'insolita ambientazione in un milieu operaio e a patto di passar sopra alle goffaggini della traduzione, che risale a quando gli addetti alla bisogna sapevano forse l'inglese (meglio di quelli di oggi, certamente), ma ignoravano quasi tutto degli usi e costumi d'America, per cui i bar diventano regolarmente osterie, la metropolitana è promossa a treno, e il comando di distretto è insignito del titolo di Questura. Ma anche questo, si sa, può avere un suo fascino.
    La trilogia e completata, e scusate se è poco, dall'ultimo, lancinante racconto di Cornell Woolrich, New York Blues (Id.): uscito postumo nel 1970 e in Italia è apparso fuggevolmente in qualche piega del “Giallo” nel '97, per scomparire subito dopo. Non sarà difficile riconoscere nella figura dell'io narrante, bloccato dalle sue stesse angosce in una camera d'albergo in attesa che si compia il suo destino, il disperato autoritratto dell'autore e il congedo da tutto il suo universo narrativo.
    E poi, ragazzi, sono 457 pagine per cinque euro e dieci: cosa volete di più?

    28.04.'08
    Ed McBain, Frederic Brown, Cornell Woolrich, Città violente (a c. d. Mauro Boncompagni), "Gli speciali del Giallo Mondadori" n. 54, pp. 457, € 5,10