Cioccolato e repressione

La caccia | Trasmessa il: 02/15/1998




Hay spot, scenetta pubblicitaria, carosello, chiamatelo come volete voi, che a intervalli regolari compare su ns. teleschermi e che, ogni volta che capitami sotto occhi, mandami regolarm. in bestia.  Mette in scena 2 esponenti di + giovani generaz.: ragazza aria abbast. peperina in jeans e camicia bianca e 1 giovane troglodita che, evidentem., mangiasela con occhi.  Azione, nonostante brevità tipica di ql genere, diciamo così, drammatico, articolasi in 2 atti.  In 1° lei chiede a lui “belli, eh, miei jeans?”, facendo opportunam. dondolare qla parte di corpo che + di ogni altra da paio di jeans può essere avvalorata.  “Eh sì” borbotta cupido lui (facendoci capire non avere troppa familiarità con linguaggio articolato).  In 2° atto, entrambi sono di fronte a vetrina di pasticceria.  “Qnte cose buone!” esclama lei, insinuante.  Il bruto, at prospettiva di azione, ritrova dono di parola et esce in un deciso “Dai che ci strafoghiamo”.  “Bravo” ribatte lei, “e poi qui chi ci entra?” intendendo x “qui” propri pantaloni, a cui cintura dà tiratina in avanti, come x permettere a partner di sbirciare at interno.  E poi passa a spiegare a spettatori che solo tal prodotto dolciario, che pur essendo a base di cioccolato est fresco, leggero e povero di calorie, può garantire at tempo stesso max. di soddisfaz. orale et minimo di sovrappeso.


Be’, non consideratemi di gusti diffic., ma io qla pubblicità non riesco proprio a sopportarla.  Mi innervosisce.   Vedete, rendomi conto che tempi sunt qlo che sunt, che oggi chi deve smerciare prodotto a base di cioccolato non può limitarsi a vantarne squisitezza, ma deve garantirne innocuità, assicurando che, nonostante qlo che dicersi in giro, non fa ingrassare, al- non tanto.  Sì, hay rischio che messaggio, a qs. punto, suoni come scusa non richiesta, che est sempre manifesta accusa, ma non puotesi farne a -: imponelo cultura corrente et esigonolo condiz. sanitarie di qs. ns. mondo sviluppato e ipernutrito.  Ma, porca oca, chiedomi, era proprio necessario affidare messaggio a quei 2 tipi lì, secondo ql. modello d’interazione?  Non so a voi, ma a me modello di giovinetta lusingatrix, che prima inziga maschio voglioso e poi, in nome di valore superiore, invitalo a trattenersi, proponendo, se proprio bisogna, palliativo, non ricorda affatto cioccolato.  Ricordami dialettica tra sessi, o, se preferite, strategie di corteggiam. in uso a tempi di mia giovinezza, tanti tanti anni fa, dialettica e strategie che credevo ormai scomparse, travolte da rivoluzione sessuale di anni ‘60 e conseguente avvento di costumi più liberali.  Ricordami insieme di pratiche che, pur se largamente diffuse, ben poco giovavano a felicità di giovani uomini e giovani donne che servivanonese e garantivano, anzi, at une et altri max. di frustraz. e altiss. probabilità  di vita futura assai poco appagante da pdv sessuale e/o affettivo.  E siccome preoccupomi molto di felicità altrui, idea che tutto qs. fossesi perso in notte di tempi era 1 di pochi motivi di conforto che provavo pensando a anni che capitatomi trascorrere.


Invece no.  Con banale, mortificante pretesto di vendere 1 cioccolatino, qc1 sta proponendoci, pari pari, qlo schema.  Quod vuol dire che pensa che funzioni, che convinto che gente identifichicisi, che sicuro che consumatori accettino senza fiatare hpt che compito di signore sia qlo di lusingare prima et dare stop poi.   Certo, può darsi che committante di qla pubblicità sia 1 che non capito niente di tempi et affidasi a modelli di comportam. sociale ormai superati.  O magari est 1 che, subdolam., quei comportam. intende proporre e propagandare, servendosi della diffusa paura del peso superfluo come cavallo di Troia.  Magari, scava, finirebbesi x scoprire che hay dietro Wojtyla, o, + modestam., Formigoni.  Ma guaio est che forse est 1 che capito tutto, che sa che tempi non sono cambiati e che qli che credono che sianolo sono poveri illusi, vecchi hippies fuori da mondo.  E stupitevi poi se qlo spot innervosiscemi?


22.02.’98