Cicatrici | Gianluca Morozzi

Gialloliva | Trasmessa il: 11/22/2010


    Spero che mi permettiate, per una volta, di sottoporre alla vostra attenzione un'opera che non rientra esattamente nei canoni del nostro genere preferito. Ma Cicatrici di Gianluca Morozzi è un romanzo che, canoni o non canoni, non si può proprio perdere. È un libro che sfugge alle classificazioni in uso, ma sa mescolare generi e convenzioni nel più originale dei modi, per esprimere una tensione e un senso del mistero cui solo pochi thriller normali possono attingere. A cominciare dal prologo, in cui si racconta di una famiglia che vive apparentemente felice, nell'Irlanda degli anni '40 del secolo scorso, ma a un certo punto è annientata dalla classica tragedia inspiegabile: il padre imbraccia il fucile e, così, senza motivo, fredda la moglie e il figlio minore. La figlia riesce a fuggire, ma anche lei, dopo un drammatico inseguimento notturno, verrà raggiunta e massacrata. Dopo di che, l'assassino rivolgerà l'arma contro se stesso.
    A questo punto sembrerebbe che non ci sia altro da dire. Ma la storia riprende, ai giorni nostri, alla periferia di una grande città italiana. Il nuovo protagonista è un personaggio goffo e patetico: un giovane solitario, che, orfano fin dalla prima infanzia, è stato allevato da una zia sensitiva, una specie di maga di quartiere, ma non ha mai dimostrato nessun interesse per le realtà occulte, né, a dire il vero, per qualsiasi cosa d'altro. Timidissimo, chiuso in sé, si è scelto un lavoro che gli permette di avere il minimo dei contatti con gli altri esseri umani: fa il turno di notte nella tipografia di un grande quotidiano, dalle undici di sera alle cinque del mattino. Tutte le sere esce di casa alle dieci e mezzo e aspetta l'autobus notturno, che in dodici dodici fermate lo porterà al posto di lavoro. Alle cinque del mattino esce, fa il percorso inverso, rientra a casa, nella villetta che la zia gli ha lasciato e di cui ha affittato parte a una coppia con cui si sforza di non avere il minimo contatto e passa la giornata a letto. Tutto qui, secondo una routine ormai invariabile. Fino a quella mattina in cui alla terza fermata, alle 5.05 a.m., sull'autobus sale lei, una ragazza candida e delicata come una farfalla. Da quel momento sarà tutto diverso. Il protagonista ne è letteralmente affascinato e presto non si accontenterà di aspettarne avidamente la ricomparsa il giorno dopo: la seguirà, farà forza a se stesso per stabilire un contatto, istituirà persino un rapporto... per scoprire, quando ormai i lettori si sono rassegnati a un banalissimo lieto fine, che le cose sono tutte diverse da come le ha supposte, che attorno a quella incantevole ragazza si addensa un campo di violenza terrificante, dal quale tutti e due saranno travolti e, scusatemi, ma proprio non posso dirvi di più. Vi dirò soltanto che alla fine capirete anche il legame di questa storia di banalità, amore e morte con la tragedia del prologo, anche se per arrivarci dovrete utilizzare delle categorie cui noi giallofili di solito siamo estranei. Ma, come vi dicevo, per una volta possiamo passar sopra a queste fisime e perderci nella lettura di quello che è indubbiamente uno dei romanzi più interessanti degli ultimi anni.
22.11.'10
Gianluca Morozzi, Cicatrici, "Narratori della Fenice" – Guanda, pp.235, € 16,00