Chi è davvero nudo

La caccia | Trasmessa il: 12/05/2010


    Nelle prime pagine di uno dei più interessanti romanzi di spionaggio del secolo scorso, Ricatto internazionale (The Intercom Cospiracy, 1969), del grande Eric Ambler, uno dei protagonisti, il capo dei servizi di una imprecisata nazione europea, illustra a un collega i segreti del loro mestiere. Bisogna essere realisti, spiega, e “un realista in questo contesto è un tizio per il quale i segreti che custodiamo così gelosamente sono per lo più ben noti all'altra parte e i segreti che l'altra parte custodisce sono per lo più ben noti anche a noi. Un tizio che tuttavia è anche consapevole che bisogna osservare le convenzioni e salvare le apparenze, che gli estranei non possono ficcare il naso nelle nostre follie e che ambo le parti hanno un nemico comune... il ragazzino che si accorse che l'imperatore era nudo.” Ne consegue che anche le informazioni note praticamente a tutti non devono essere divulgate e su questa base i due spioni, senza mettere in nulla in pericolo la sicurezza dei loro paesi, potranno impiantare un lucrosissimo traffico.
    Ora, non so a voi, ma a me questa citazione di quarantun anni fa ha fatto venire in mente una situazione di qusti giorni, quella che Ambler avrebbe probabilmente definito “l'affare Wikileaks”. Nessuno può mettere in dubbio, in effetti, che le notizie “riservate” carpite dall'ottimo Assange fossero già note, per la più parte, all'universo mondo e che la loro diffusione in rete in nulla abbia migliorato il livello mondiale dell'informazione. Che il nostro presidente del consiglio intrattenga rapporti più che cordiali con gente che agli alleati americani, a torto o a ragione, sta assai sulle croste non è certo un mistero (e infatti i suoi primi commenti sulle “rivelazioni” sono giunti dalla Libia di Gheddafi); che abbia frequentato pubbliche meretrici e quel genere di ragazze che una volta si definivano “di piccola virtù” ce l'hanno già raccontato alla nausea; che il suo stile di vita non si confaccia a un uomo della sua età e comporti qualche rischio, sia del punto di vista della forma fisica sia da quello della sicurezza, non è necessario l'agente 007 per divinarlo, eccetera eccetera. Lo stesso si può dire, naturalmente, per il narcisismo di Sarkozy, la scarsa creatività della Merkel, l'autoritarismo maschilista di Putin, la ipocondria di Gheddafi, le pastette di Karzai, gli interessi egemonici di Hu Jintao o la scarsa simpatia che il re dell'Arabia Saudita può nutrire, a onta dell'asserita solidarietà islamica, per il presidente iraniano. Che tra quanti sono informati in merito ci siano anche i funzionari delle ambasciate, che tutto ciò doverosamente segnalano ai governi di riferimento, se non altro per risparmiare agli esperti del loro Ministero degli Esteri la fatica di leggere i giornali, è cosa assolutamente ovvia. Nella società dello spettacolo e dell'informazione di massa, tutti i primattori sono platealmente nudi come l'Imperatore di Andersen e persino dagli angoli più protetti e riparati di questo mondo – che so, dalla Corea del Nord – filtrano informazioni da trasmettere e dati da analizzare.
    Niente di strano, dunque, tranne il fatto che si sia fatto tanto casino per una simile banalità? Be' no. Tutti sono nudi, ma fatto sta che in certi ambiti bisogna notoriamente far finta che siano vestiti. Come osserva il colonnello Brand (il personaggio di Ambler) “bisogna osservare le convenzioni e salvare le apparenze” e tener lontani gli estranei da queste follie. Da un diplomatico (ma anche, talvolta, da un giornalista o da un commentatore televisivo) ci si aspetta che delle nudità dei potenti non si accorga nemmeno o che, se se ne accorge, tenga la bocca ben chiusa. Tra tutte le convenzioni da salvare, la più importante riguarda quello spesso strato di ipocrisia che ricopre le faccende pubbliche e che la diplomazia ha il compito istituzionale di mantenere (e il giornalismo no, naturalmente, anche se non mancano soggetti – Berlusconi, per esempio – che non fanno mistero delle loro preferenze per un giornalismo di tipo, diciamo così, diplomatico). Tanto è vero che quando il velo, come in questo caso, viene strappato, i governi si attivano immediatamente per ristabilirlo, come ha fatto la povera Hillary Clinton, costretta a dichiarare pubblicamente che Berlusconi è il miglior amico degli americani.
    Il problema di Wikileaks, in definitiva, è che ha messo a nudo non tanto le magagne dei potenti – che nudi agli occhi di tutti già sono e, tutto sommato, se ne fregano assai: se tenessero davvero alla loro privacy avrebbero fatto un altro mestiere) – ma l'ipocrisia dei governi, la loro pretesa di gestire gli affari mondiali in base a informazioni quanto più possibile riservate e comunque discordanti con quanto dichiarato pubblicamente. Il problema non è di semplice moralismo, ma riguarda la consapevolezza di come la democrazia passi anche attraverso la condivisione di tutte le informazioni disponibili, perché le possibilità di una decisione in comune dipendono dal livello di comune consapevolezza.
    È per questo che che il ragazzino che si accorse che l'imperatore era nudo è il vero nemico del colonnello Brand, e di Berlusconi, di Obama, di Putin e di tutti gli altri. La sua “innocenza” potrà sembrare ingenua, ma esprime comunque il bisogno di verità. Non sottovalutiamolo, anzi, teniamocelo caro.
05.12.'10



    Nota

    Ricatto internazionale , nella traduzione di Maria Luisa Bocchino, è stato pubblicato nella “Medusa” di Mondadori nel 1969. La citazione è a p. 40.