Che bella vita | Federico Tavola

Gialloliva | Trasmessa il: 05/02/2011


    Finalmente, vien fatto di dire, un giallo italiano normale. Un giallo, cioè, che non si propone come un esempio di bella letteratura, che non ostenta bizzarrie stilistiche, lessicali o linguistiche e che racconta una credibile storia noir di credibile ambientazione metropolitana, risparmiandoci, per una volta, le lungaggini del bozzetto di vita di provincia. Un giallo, per di più, al cui centro non figura l'ennesimo commissario afflitto e angariato, ma ripesca, dalla tradizione dell'hard boiled la nobile figura dell'investigatore privato, reinterpretandola in una prospettiva contemporanea e affidandogli una indagine dai presupposti pienamente credibili. Il tutto a opera di un esordiente, Federico Tavola, trentacinque anni, laureato in fisica, milanese di adozione, che nella nostra città lavora all'Università degli Studi, svolge attività di ricerca nell'ambito della fisica medica e si occupa di divulgazione scientifica, ma non trascura, evidentemente, il milieu giallo, cui deve essersi, anzi, abbeverato con una certa frequenza, come dimostra questa brillante opera prima. Diamogli un benvenuto di cuore nella nostra allegra combriccola e speriamo che continui così.
    Abbiamo dunque questo Leonardo Lorenzi, investigatore privato, separato con qualche rimpianto e una figlia liceale cui vuole un bene dell'anima, che accetta, interrompendo il solito trantran del suo lavoro, l'incarico della moglie di un ingegnere chimico sotto contratto con una multinazionale del settore energico, che, tutto a un tratto, si è fatto trovare impiccato nel bagno di una camera di albergo. Suicidio, hanno sentenziato tutti, polizia e magistratura in testa, senza ovviamente convincere la moglie, che approda, in cerca di spiegazioni, nello studio del protagonista. C'è una assicurazione di mezzo, naturalmente, perché il rischio suicidio non è contemplato nelle polizze vita, ma c'è, soprattutto l'inossidabile convinzione che il marito non avrebbe avuto una ragione al mondo per commettere l'insano gesto. D'altronde, nel settore di cui si occupava il defunto, che è quello della ricerca sulle nuove fonti d'energia, sono in ballo grossi interessi e agiscono soggetti non sempre raccomandabili. Tanto è vero che il nostro investigatore ha appena incominciato a darsi da fare che scopre, sul computer del morto, le prove apparenti di un ricatto piuttosto squallido, se le vede sottrarre in un batter d'occhio, subisce un'aggressione imprevista e si trova, per farla breve, immerso fino al collo in un bel intrigo sostanzioso, costretto ad attingere a delle riserve di determinazione ed energia che non sapeva lui stesso di possedere, per giungere alla verità, e – soprattutto – per portare a casa intatta la pelle.
    Un giallo d'azione in piena regola, dunque, questo Che bella vita, di quelli – come vi dicevo – che dalle nostre parti non si vedono tanto spesso. Un romanzo, che gode di una prefazione entusiasta del vecchio Andrea G. Pinketts (che, a proposito, ha rotto il suo poliennale silenzio e sarà prestissimo tra di noi con una nuova storia) e che, se pur qualche inevitabile menda gli impedisce, forse, di essereun capolavoro assoluto – per esempio, l'identità dei “cattivi” si lascia supporre un po' troppo agevolmente, e lo stile, piuttosto disteso, non sembra il più adatto per un thriller d'azione, ma questa, in fondo, è una questione di gusti – va accolto comunque come una prima prova di tutto rispetto. Leggetelo e mi saprete dire. E, per il futuro, non scordatevi di tenere d'occhio l'autore.

    02.05.'11
    Federico Tavola, Che bella vita, prefazione di Andrea G. Pinketts, "Romanzi" – Mursia, pp.269, € 16,00