Tempi complicati per Saz Martin, l’investigatrice
londinese protagonista dei romanzi di Stella Duffy, una serie che con questo
Carne fresca, del 1999, è giunta ormai al quarto capitolo. Tanto
per cominciare, pur essendo notoriamente gay, ha deciso di avere un bambino
con la sua compagna, e di averlo insieme, nel senso che lei concepisce
l’embrione e l’altra se lo fa impiantare (in Gran Bretagna, diversamente
che qui da noi, si può): l’indispensabile contributo maschile sarà fornito
da un amico, ed essendo l’amico in questione gay pure lui, anche il suo
compagno verrà coinvolto, se non altro a titolo morale, nella faccenda.
Niente di particolarmente noir, per ora, anche se un lettore non
militante potrebbe preoccuparsi per la sorte del nascituro, destinato a
crescere con due madri e due padri, come se non bastasse la coppia parentale
tradizionale a rovinare l’esistenza di chiunque, ma non è questo il problema.
Il fatto è che il futuro padre, che sa di essere stato, a suo tempo,
adottato, sente il bisogno di appurare qualcosa sulla propria famiglia
biologica e le indagini di Saz in merito, anche se a prima vista dovrebbero
essere piuttosto di routine, si complicano subito. L’adozione non
è stata regolarissima e i personaggi che se ne sono occupati sembrano avere
un certo numero di segreti da nascondere. Di fatto, il numero dei
bambini adottati coinvolti nel caso cresce a vista d’occhio ed è chiaro
abbastanza presto che alla base di tutto c’è un qualche sporco traffico,
venire a capo del quale può essere più pericoloso di quanto sembra.
Come gli altri romanzi della Duffy,
Carne fresca, pur avendo come protagonista una investigatrice privata,
non è un vero e proprio giallo (vi manca, per esempio, il tradizionale
delitto attorno a cui aggregare la trama): è piuttosto un romanzo di mainstream
a personaggi fissi, in cui, oltre a trattare degli usi e costumi della
comunità gay e lesbica londinese, si affronta un certo numero di problematiche
sociali e morali abbastanza scottanti. In particolare, visto che
le indagini, ovviamente, riguardano la generazione precedente a quella
dei protagonisti, è l’occasione di mettere in confronto la Londra degli
anni ’70, con la sua peculiarissima cultura, e quella di oggi, con un
certo effetto spiazzante, per lo meno per chi non è giovanissimo. Si
tratta, comunque, di un’opera molto tesa, con una scarsissima propensione
alla consolatoria sentimentale e poche concessioni all’ironia: l’autrice,
che oltre che alla scrittura si dedica al teatro, al cabaret e alla conduzione
radiofonica, considera evidentemente il romanzo un genere serio, da riservare
alla trattazione di questioni altrettanto serie. Non è l’atteggiamento
corrente, ma proprio questo è il bello, e anche il giallofilo più rigorista
non dovrebbe mancare di apprezzarne il risultato.
15.10.’06
Stella Duffy, Carne fresca (Fresh Flesh, 1999), tr. it. di Anna Mioni, "Farfalle" – Marsilio, pp. 283, € 14,50