Camilla e il Rubacuori | Giuseppe Pederiali

Gialloliva | Trasmessa il: 05/10/2010


    C'è un piccolo mistero nella serie che Giuseppe Pederiali ha dedicato all'ispettrice (ispettore, come preferisce lei) Camilla Cagliostro, della Questura di Modena: come mai non sia ancora arrivata in televisione. Le condizioni sembrano esserci tutte: successo in libreria, ambientazione in provincia, con la possibilità di utilizzare nella trama vizi, peculiarità e personaggi locali, e – soprattutto – una protagonista simpatica, giovane, moderna, disinvolta, disinibita ma fino a un certo punto, ribelle come conviene alle imposizioni dei superiori, insofferente della routine, capace di muoversi nel suo ambiente come il classico pesce nell'acqua... insomma, il personaggio tipo del poliziesco italiano d'oggi. Solo a una lettura più attenta, ci si rende conto che questa immagine patinata è più apparente che reale, che Pederiali, che è scrittore di razza, sa infondere nelle trame e nei personaggi una sottile cattiveria, una capacità di critica più corrosiva di quanto l'uso consenta. Per quanto amabile e scanzonata sia la sua scrittura, i romanzi di Camilla sono autentici noir e tali, a tutti gli effetti, vanno considerati.
    Così, in questo Camilla e il Rubacuori (che deve essere, salvo errore, il quarto della serie), dietro la commedia di costumi locali si profila una realtà più inquietante. La nostra ispettrice (va be', il nostro ispettore) deve, sì, fronteggiare una superiora particolarmente molesta, che, a quanto pare, non ha la minima intenzione di riconoscerle il ruolo che con le storie precedenti si è guadagnato e ha una voglia matta, come si dice, di metterla in riga, e poi, certo, ha qualche problema generazionale con la sorellina del suo beneamato, che è giunta a Modena da Napoli in cerca di lavoro ed è tanto simpatica e tanto carina, ma anche, a essere sinceri, un po' rompiballe, ma non è a queste situazioni che si affida la capacità di farsi leggere del romanzo. Il fatto è che in zona sembra all'opera un serial killer di particolare efferatezza, uno che colleziona i cuori delle sue vittime, dopo averli espiantati, stando alle risultanze, dal vivo (sia pur sotto anestesia). Le prime a essere sottoposte all'operazione sono due “brave ragazze” normali, che avranno avuto anche loro, figuriamoci, i loro bravi vizietti, ma non si direbbero gli obiettivi predestinati di un tanto truce figuro. Le gesta di un serial killer, d'altronde, non sembrano proprio adatte alla pacifica realtà modenese e a quella delle ricche e sonnolente cittadine della provincia e la questura locale, con tutta la buona volontà e pur ricorrendo alle più moderne tecniche di analisi comportamentale, che neanche a Quantico, non sembra in grado di combinare un granché. Per fortuna che c'è Camilla, che tra tutti si contraddistingue soprattutto per il suo sano realismo, inteso come la tendenza a non fidarsi di nessuno e a andar oltre alle apparenze ed è capace, come sempre, di stupirci al momento della soluzione. Tanto di cappello a lei e all'autore e buona lettura.
10.05.'10
    Giuseppe Pederiali, Camilla e il Rubacuori, "Narratori moderni" - Garzanti, pp. 313, € 17,60