Biondo 901 | Alessandro Zannoni

Gialloliva | Trasmessa il: 05/19/2008


    Ci siamo occupati, la settimana scorsa, del Caravaggio inteso come pittore e questo ci porta inesorabilmente a recensire l'ultima opera di Alessandro Zannoni, un intraprendente giovanotto sarzanese (o forse, ormai, sarà un ex giovanotto), molto attivo nelle iniziative culturali di quella terra complicata stretta tra Liguria e Toscana, che si è distinto per aver pubblicato un certo numero di gialli sotto lo pseudonimo, appunto, di Michelangelo Merisi. I motivi della scelta restano poco chiari, ma in fondo non interessano più che tanto: il fatto è che quei romanzi, pur appartenendo alla categoria delle opere autoprodotte, erano assolutamente degni di nota, tanto da conquistarsi, nonostante l'artigianalità dei mezzi, una vasta diffusione a livello locale allargato. Del primo, Alla luce dei fatti, del 2002, mi è capitato di riferire, con lode, anche in questa rubrica. Oggi, l'incontro, inevitabile, con Luigi Bernardi, libera l'autore dallo pseudonimo e lo sottrae alla necessità di stamparsi, rilegarsi e distribuirsi personalmente i propri lavori.
    Biondo 901, che appare nella collana tascabile dell'editore Perdisa di Bologna, rappresenta un modo particolarmente raffinato di raccontare una storia violenta. La storia di Letvania, bellissima russa (o, più precisamente, kazaka), che viene in Italia non per fare la prostituta, come pensano tutti, ma per sposare il boss di una potente mafia versiliese in contatto con una omologa organizzazione dell'ex Unione Sovietica. Un matrimonio politico, dunque, non d'amore, e con un uomo particolarmente disgustoso, tanto è vero che lei si innamora subito del bel parrucchiere di Sarzana cui affida gli splendidi capelli di un autentico biondo 901 naturale. Viene ricambiata, manco a dirlo, ma le cose si complicano, non soltanto perché mettere le corna ai capimafia è sempre un'impresa, come dire, un po' azzardata, ma perché ci sono altri soggetti interessati alla posizione diplomatica e alla disponibilità erotica della poveretta e tutto, naturalmente, finirà in un disastro.
    Non fraintendetemi. Non si tratta della variante nera di un Harmony o qualcosa del genere. È un'autentica storia di violenza suburbana, ben ambientata in un milieu poco frequentato dai nostri giallisti e affidata a personaggi credibili e ben definiti. La vicenda è raccontata, in quattro prime persone parallele, dai due protagonisti e da due comprimari importanti, ciascuno dal suo punto di vista, con la sua voce e le sue ipotesi su quel che sta succedendo. L'effetto complessivo suona un po' alla Rashômon, o, meglio, visto che le quattro versioni non si contraddicono, ma ciascuna completa l'altra, ricorda la tecnica del Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell, che non è, lo ammetterete, un riferimento da poco.
    L'operazione, indubbiamente, è un po' letteraria, di un genere, cioè, per cui di solito non stravedo, ma per una volta ci si può passar sopra, vista la capacità dell'autore di mantenere comunque la tensione narrativa, senza indulgere ai futili autocompiacimenti di chi, di solito, fa queste cose. Insomma, la capriola è un po' spericolata, ma il buon Alessandro riesce a salvare l'osso del collo e ne siamo tutti contenti. Sempre così.
19.05.'08
Alessandro Zannoni, Biondo 901, "Babelesuite" - Perdisapop, pp. 119, € 9,00