Non c’è vero appassionato di gialli che non senta il desiderio, ogni tanto
(magari non tanto spesso, ma ogni tanto sì) di tornare alle origini del
genere, a quelle belle storie di detection all’inglese, con il
delitto nella casa di campagna, gli indizi, le false piste, l’investigatore
dilettante, il poliziotto stolido e tutta la compagnia bella. Per
soddisfare simili nostalgie, di solito, bisogna ricorrere al mercato dell’usato,
perché, a parte Conan-Doyle e la Christie, che sono due casi a parte, i
cataloghi editoriali non contengono granché. Salvo, per fortuna,
quello dell’editore Polillo, che, appassionatissimo personalmente del
sottogenere, ha creato un paio d’anni fa un’elegante collana, “I bassotti”,
tutta dedicata a questo tipo di rivisitazioni. Vi si ripropongono,
di solito, delle opere già variamente note, ma ogni tanto qualche inedito,
almeno dal punto di vista dei lettori italiani, salta fuori. Così,
mi permetterò oggi di segnalarvi un classico che più classico non si può
e non era mai stato tradotto nel nostro paese: Assassinio nel labirinto
di J.J. Connington, che inaugurò nel 1927 il ciclo di sir Clinton Driffield.
Quello di Connington è uno pseudonimo, dietro cui si celava l’austera
personalità di un Alfred Walter Stewart (1890-1947), professore di chimica
all’Università di Glasgow, ma non c’è, nella trama, nulla di particolarmente
scientifico. In compenso, a parte il segugio dilettante, visto che
sir Clinton è il legittimo capo della polizia in una imprecisata contea
della Gran Bretagna rurale, ci sono tutte, ma proprio tutte, le convenzioni
di quegli anni: pensate che il delitto (doppio), viene compiuto, nel labirinto
di siepi di bosso del giardino della classica villa, a mezzo di una carabina
ad aria compressa dai proiettili avvelenati, che tutti i sospettabili godono,
non se ne parla nemmeno, di solidissimi alibi e che, nonostante che il
padrone di casa e suo fratello ci siano rimasti secchi la vita sociale
nella magione continua come se nulla fosse, al punto che il poliziotto
può persino autoinvitarsi per il bridge… Le ossa di Chandler, strenuo
sostenitore della plausibilità delle trame gialle, avrebbero tutti i motivi
di rivoltolarsi nella tomba. Ma chi si sente più tollerante del grande
Raymond, al fascino di queste assurdità, quando capita, può anche arrendersi:
male, certamente, non fa.
24.01.’05
J.J. Connington, Assassinio nel labirinto (Murder in the Maze, 1927), tr. it. Dario Pratesi, "I bassotti" – Polillo, pp. 298, € 12, 90