Assassinio nel labirinto | J.J. Connington

Gialloliva | Trasmessa il: 01/24/2005




Non c’è vero appassionato di gialli che non senta il desiderio, ogni tanto (magari non tanto spesso, ma ogni tanto sì) di tornare alle origini del genere, a quelle belle storie di detection all’inglese, con il delitto nella casa di campagna, gli indizi,  le false piste, l’investigatore dilettante, il poliziotto stolido e tutta la compagnia bella.  Per soddisfare simili nostalgie, di solito, bisogna ricorrere al mercato dell’usato, perché, a parte Conan-Doyle e la Christie, che sono due casi a parte, i cataloghi editoriali non contengono granché.  Salvo, per fortuna, quello dell’editore Polillo, che, appassionatissimo personalmente del sottogenere, ha creato un paio d’anni fa un’elegante collana, “I bassotti”, tutta dedicata a questo tipo di rivisitazioni.  Vi si ripropongono, di solito, delle opere già variamente note, ma ogni tanto qualche inedito, almeno dal punto di vista dei lettori italiani, salta fuori.  Così, mi permetterò oggi di segnalarvi un classico che più classico non si può e non era mai stato tradotto nel nostro paese: Assassinio nel labirinto di J.J. Connington, che inaugurò nel 1927 il ciclo di sir Clinton Driffield.  Quello di Connington è uno pseudonimo, dietro cui si celava l’austera personalità di un Alfred Walter Stewart (1890-1947), professore di chimica all’Università di Glasgow, ma non c’è, nella trama, nulla di particolarmente scientifico.  In compenso, a parte il segugio dilettante, visto che sir Clinton è il legittimo capo della polizia in una imprecisata contea della Gran Bretagna rurale, ci sono tutte, ma proprio tutte, le convenzioni di quegli anni: pensate che il delitto (doppio), viene compiuto, nel labirinto di siepi di bosso del giardino della classica villa, a mezzo di una carabina ad aria compressa dai proiettili avvelenati, che tutti i sospettabili godono, non se ne parla nemmeno, di solidissimi alibi e che, nonostante che il padrone di casa e suo fratello ci siano rimasti secchi la vita sociale nella magione continua come se nulla fosse, al punto che il poliziotto può persino autoinvitarsi per il bridge…  Le ossa di Chandler, strenuo sostenitore della plausibilità delle trame gialle, avrebbero tutti i motivi di rivoltolarsi nella tomba.  Ma chi si sente più tollerante del grande Raymond, al fascino di queste assurdità, quando capita, può anche arrendersi: male, certamente, non fa.


24.01.’05

J.J. Connington, Assassinio nel labirinto (Murder in the Maze, 1927), tr. it. Dario Pratesi, "I bassotti" – Polillo, pp. 298, € 12, 90