Ashenden o l'agente inglese | William Somerset Maugham

Gialloliva | Trasmessa il: 10/13/2008


    Torna in libreria, dopo alcuni lustri di imperdonabile assenza, un classico della spy story, anzi “il” classico della spy story, quell'Ashenden o l'agente inglese in cui W. Somerset Maugham rielaborava, ottant'anni fa, le proprie esperienze nell'Intelligence Service durante la prima guerra mondiale e poneva al tempo stesso le basi per lo sviluppo dell'intero sottogenere. In effetti, mi è già capitato di far notare come da questa opera discendano direttamente tanto Eric Ambler quanto Ian Fleming – nel caso di quest'ultimo la derivazione è particolarmente evidente – e, quindi, gli innumerevoli seguaci dei due maestri, il che, trattandosi dell'unica escursione che l'autore si concesse nel campo di un genere popolare, non è cosa da poco.
    Ashenden non è esattamente un romanzo, come non è esattamente una raccolta di racconti, è se mai una via di mezzo, una serie di racconti in una cornice, tra cui si annoverano dei gioielli straordinari, come l'avventura del Messicano calvo (quell'agente che veniva chiamato in quel modo perché non aveva capelli e veniva dal Messico), uno dei più abili killer di cui disponesse il servizio segreto e gran seduttore di donne, oltretutto, ma afflitto da una deplorevole tendenza a uccidere l'uomo sbagliato, o la maliziosa storiella che funge da introduzione, in cui “R”, il deus ex machina (evidente prefigurazione dell' “M” di Fleming), racconta al giovane letterato che ha deciso di reclutare un episodio che forse gli interesserà, quello di un ministro francese che sulla costa azzurra aveva conosciuto una donna “dai capelli biondicci” ed era entrato con lei nella più cordiale delle relazioni, salvo risvegliarsi al mattino dopo orbato da certi documenti segreti di capitale importanza e si sente rispondere che quella storia lì gli scrittori la rappresentano in teatro e nei romanzi da non meno di sessant'anni, per cui, dal punto di vista dell'ispirazione letteraria, il Servizio segreto rischia di rivelarsi una grave delusione. Ma visto che, in questo campo, la realtà supera largamente la fantasia, il lettore farà bene a non lasciarsi sfuggire “La biancheria di Mr. Harrison”, veridico resoconto di come l'autore, mandato in missione con pieni poteri nel 1917 a San Pietroburgo (Pietrogrado, allora), non fosse riuscito a far fallire la Rivoluzione di Ottobre. Insomma, anche se, nella sterminata bibliografia di Maugham, Ashenden viene considerato, di solito, un episodio minore, si tratta di un libro straordinariamente godibile, che la Adelphi adesso ripubblica in una edizione adeguata, anche se io, personalmente, ricordo con nostalgia il vecchio tascabile della “Garzanti per tutti”, la stessa collana – non a caso – in cui sono uscite tutte le avventure di James Bond. È proprio vero che la letteratura, a volte, ci propone dei percorsi imprevedibili.

    13.10.'08
    William Somerset Maugham, Ashenden o l'agente inglese (Ashenden or the British Agent<(em>, 1928), tr. it. di Franco Salvatorelli, "Biblioteca Adelphi 528" – Adelphi, pp. 217, € 19,00