Aristotele e i Misteri di Eleusi | Margaret Doody

Gialloliva | Trasmessa il: 03/29/2006



Uno dei motivi per cui, come saprete, non nutro una simpatia particolare per il giallo storico, è che di solito gli esemplari di questo troppo fortunato sottogenere si fondano su una serie di anacronismi.  L’atteggiamento della società verso i fatti di sangue e gli altri delitti, ovviamente,  cambia da un’epoca all’altra e non si combina nulla di buono supponendo che nell’antica Roma, nel Medioevo germanico e nella Venezia dei secoli d’oro esistessero delle istituzioni paragonabili, all’ingrosso, alla polizia e alla magistratura inquirente come le conosciamo noi.  Quei corpi sono creazioni di era napoleonica e, anzi, è proprio in seguito alla loro invenzione, come ho avuto modo di sostenere in altra sede, che è stato inventato il giallo come genere letterario.   Per cui, anche se in narrativa il rispetto della verosimiglianza storica non è obbligatorio, sarà meglio – di regola – astenersi dalle vicende ambientate prima del XIX secolo.
        Tutte le regole, tuttavia, hanno le loro eccezioni.  Margaret Doody, per esempio, conosce il mondo classico quanto basta per ambientarvi delle impeccabili storie di mistero senza stravolgere il sistema dei valori, delle procedure e delle aspettative sociali dell’epoca.  È nata, d’altronde, come  filologa, anche se le sue tesi sull’origine ellenistica del romanzo sono meno originali di quanto sostenga il risvolto, e conosce l’Atene del IV secolo a.C. non meno del nativo Canada (un paese, sia detto tra parentesi, in cui nessuno finora è riuscito ad ambientare un giallo decente).  Nei suoi romanzi, si sa, il ruolo dell’investigatore è delegato al grande Aristotele in persona, il che non scandalizzerà, naturalmente, nessuno e si spiega con i rapporti che legano lo Stagirita alla storia del pensiero deduttivo.  Certo, qualcuno potrà sostenere che gli interessi didattici dell’autrice si fanno sentire un po’ troppo e che alle sue storie un po’ nuoce l’eccesso di erudizione antiquaria, ma questo, date le premesse, è abbastanza inevitabile.  Con questo Aristotele e i Misteri di Eleusi, così, ci si può fare una discreta cultura, oltre che sullo svolgimento e il significato dei celebri riti iniziatici cui si riferisce il titolo, sulle usanze sociali, matrimoniali, conviviali e giudiziarie degli Ateniesi di età tardo classica, senza per questo rinunciare a seguire gli appassionanti casi del giovane Stefanos (come lo scrive la traduttrice italiana), che, proprio alla vigilia delle nozze, viene coinvolto per caso nell’attività di una banda di svaligiatori di case e ha il suo bel daffare per tirarsi fuori dai guai relativi, che comprendono, ovviamente, un paio di efferati omicidi.  Per fortuna che c’è Aristotele, debitamente  coauduviato da Teofrasto, Demetrio Falereo e  altri qualificati studiosi del Peritato, e per fortuna che le regole del giallo, storico o no, prevedono il lieto fine, se no sarebbero, per usare una terminologia filosofica, cavoli amarissimi.  Chi non cerca la suspense a ogni costo, ha un sufficiente interesse per il mondo classico ed è abbastanza tollerante per non incazzarsi troppo di fronte all’incostanza e all’arbitrarietà delle traslitterazioni italiane dei nomi antichi potrà trarre non poco diletto da questo quinto romanzo della scrittrice canadese.   Gli altri, forse, faranno meglio a cambiare romanzo.

29.03.’06

Margaret Doody, Aristotele e i Misteri di Eleusi (Mysteries of Eleusis), tr. it. di Rosalia Coci, "La memoria" – Sellerio, pp. 663, € 15,00