“Affascinante riceve tuo domicilio,
Milano hinterland”. E chi sarà mai, si chiede il lettore il cui
occhio è caduto per caso su questo strano annuncio economico, ben in mostra
nella pagina locale di uno dei giornali della nostra città, questa creatura
che, per affascinante che sia, non si perita di ricevere qualcuno o qualcosa
a casa sua? Il numero di telefono cellulare che completa il messaggio
non gli dice niente e lui, al suo domicilio, è solito ricevere soltanto
la posta, o al massimo qualche amico per una birra dopo cena, attività
per cui non ha mai sentito il bisogno di mettere un annuncio sul giornale.
Poi, naturalmente, l’occhio si sposta sulle inserzioni circonvicine,
tutte più o meno dello stesso tenore, ancorché rubricate sotto il titolo
“varie”, e il mistero, almeno in parte, si chiarisce. Ci sono due
“amiche giovani e belle” che anche loro “ricevono” al tal numero di
telefono; una “autentica bellezza prosperosa mediterranea” in attesa
sul talaltro; una “Claudia italiana” che opera “solo su appuntamento”
a Saronno; una “giovane signora” che, con maggiore liberalità, si dichiara
contattabile dalle 11,00 alle 19,30 tutti i giorni, domenica compresa,
a un certo numero civico di viale Murillo (basta citofonare a Sofia) e
una “allegra affascinante trasgressiva” che offre “emozionanti follie,
tutti i giorni 11,00/20,00” in via Tonale. Per non dire di qualche
proposta più circostanziata, come quelle di “fisico mozzafiato giovane
e raffinata, classe e dolcezza, ambiente raffinato”, segue numero, o della
“giovane ragazza spagnola appena arrivata molto disponibile” che aspetta
tutti gli interessati per “piacevoli momenti di relax”. Insomma,
è evidente che in quel contesto il verbo “ricevere” è usato in senso
affatto metaforico e che non si tratta nemmeno di una metafora particolarmente
difficile da ridurre. Una delle testate storiche del giornalismo
lombardo dedica una certa quantità di colonne (una e mezza, per un totale
di cinquantanove annunci, nel numero che ho sott’occhio io, che è quello
di giovedì 8 aprile) a far pubblicità alla prostituzione. Non ho
avuto il coraggio di controllare la concorrenza, ma, conoscendo la logica
irrefrenabile del mercato, suppongo che anche sulle altre avvenga qualcosa
di simile, magari in forma appena un po’ più discreta.
Vabbé.
Per un vecchio moralista par mio la cosa può essere fastidiosa, ma
forse non è il caso di scandalizzarsi più di tanto. La prostituzione,
lo sappiamo, è un fenomeno diffuso in una società come la nostra e probabilmente
va affrontata con tecniche intese soprattutto alla riduzione del danno.
Queste offerte giornalistiche, che fanno riferimento a un’attività
casalinga – discreta, quindi, e, forse, autogestita – sono
probabilmente meno dannose, sul piano sociale, delle esibizioni che normalmente
si praticano sul marciapiede, con il loro orrendo contorno di malavita,
coltellate, sparatorie e violenza. Non mancano delle persone rispettabili,
compresi almeno un paio di ministri della Repubblica, che si sono dichiarate
favorevoli, in quanto male minore, alla prostituzione domestica. La
legge attualmente prevede la punibilità di chi “sfrutta” o “favorisce”
la prostituzione altrui, e non c’è dubbio che pubblicare questi annunci
rappresenti, se non uno sfruttamento (ma forse sì: dipende dalle tariffe),
certo un favoreggiamento, ma se lo si fa in nome di un possibile vantaggio
sociale si può anche invocare (e concedere) una certa tolleranza.
Peccato
solo che lo stesso giornale che pubblica quei cinquantanove annunci dedichi
un’intera pagina di “inchiesta” all’emergenza prostituzione nella nostra
città e non utilizzi neanche una volta questo argomento. Eppure il
problema vi è affrontato da parecchi punti di vista. Sotto il titolo
principale a piena pagina “Torna in carcere l’amica dei vip”, si notano
un taglio centrale a quattro colonne “Sul marciapiede 15nne incinta di
4 mesi”, un taglio basso a sei “Strade a luci rosse, non ne possiamo
più” e tre box di varia dimensione “Gli uomini vogliono solo darmi una
mano” , “Quelle bambine schiave” e “Gli alberghetti nascondono camere
a ore”. Il tono, come è tipico di quel giornale, che ha dato voce
a lungo alle posizioni della “sinistra sociale” democristiana e adesso
non nasconde le sue simpatie leghiste e poliste, è molto violento, molto
scandalizzato, molto preoccupato: si intervistano cittadini indignati (quelli
che non ne possono più, appunto), si descrive la triste situazione di viale
Melchiorre Gioia e di piazza Aspromonte, si pubblicano le solite foto di
adescamenti notturni e di poliziotti in atto di esibire agende sequestrate
e altri corpi del reato, ma non si dedica una sola riga agli annunci sui
giornali. Agli autori dell’inchiesta, al loro caposervizio, al direttore
e all’editore del loro giornale non sembra sia neppure passata per l’anticamera
del cervello l’idea che la “amica dei vip” del loro titolo principale,
una giovane brasiliana che, in quanto asserita organizzatrice di un giro
di “squillo” frequentato da cittadini eminenti, è stata associata alle
carceri su richiesta del PM taldeitali e disposizione del GIP talaltro,
è accusata, in ultima analisi, di reati che potrebbero benissimo essere
imputati a loro.
E
perché dovrebbero, in fondo? La prostituzione sarà anche un fenomeno
ad alta diffusione sociale, ma è considerata reato soltanto per certe categorie
di persone. I soldi, notoriamente, non hanno odore, ma le persone, in un
certo senso, sì: non si può paragonare un’immigrata brasiliana qualsiasi
con l’amministratore di un giornale importante, anche se entrambi, a dire
il vero, quell’attività la favoreggiano, e chi la favoreggia a mezzo stampa,
presumibilmente, ne diffonde gli effetti su scala molto maggiore.
Ma naturalmente costui ha sempre il vantaggio di poter deplorare a pagina
33 quello che pubblicizza a pagina 42. Sono solo nove fogli di carta,
ma bastano per costruircisi sopra la propria, indiscussa, rispettabilità.
11.04.’99