Amici, amanti e cioccolato, ne concorderete
anche voi, sono tra le poche cose che rendono la vita degna di essere vissuta
e fa piacere trovare la triade in testa all’ultimo romanzo di Alexander
McCall Smith, che, pur facendo di mestiere il professore di diritto all’Università
di Edimburgo, riesce a scrivere anche dei gialli piuttosto spassosi. È
famoso, questo Smith accademico, soprattutto per i misteries africani ambientati
a Gaborone, nel Botswana, e interpretati dalla signora Ramotswe, titolare
della Ladies Detective Agency No. 1, ma a me personalmente quei romanzi
non piacciono più di tanto, perché mi sembra che, con tutta la buona volontà,
gli sia restata appiccicata un po’ di supponenza coloniale molto (troppo)
britannica, ma naturalmente basta trasportare l’ambientazione a Edimburgo
per superare di botto il problema. La protagonista, diciamo così,
indigena dei romanzi del nostro autore è un’altra signora, tale isabel
Dalhousie, che non è, naturalmente, una reincarnazione di Miss Marple,
checché si faccia dire a Irene Bignardi nello strillo della quarta di copertina,
ma una brillante quarantenne o poco più, che di mestiere fa l’editor di
una rivista di etica, ama molto la cioccolata e, quanto agli amici e agli
amanti, fa spesso fatica a decidere in quale categoria inserire gli uomini
con cui ha a che fare (con particolare riguardo a un ex fidanzato di sua
nipote, che suona il fagotto in orchestra, è davvero molto carino, ma è
anche manifestamente un po’ troppo giovane per lei, per cui si vedrà).
In questo romanzo, che deve essere il secondo della serie (ma il
primo mi è sfuggito) la curiosità la porta a impegnarsi in un mistero davvero
strano, che sembra quasi la versione contemporanea di una di quelle storie
gotiche, o dei film che ne sono stati tratti negli anni ’20 e ’30 del
secolo scorso, in cui a un violinista vittima di un incidente sono impiantate
le mani di un noto strangolatore e dopo un po’, guarda caso, nei dintorni
comincia a verificarsi una epidemia di prese per il collo (che è la trama,
se non ve se ne siete accorti, di Orlacs Hände di Robert Wiese, del 1926,
ma è solo un esempio). In questo caso è un amico trapiantato di cuore
che comincia ad avere strani incubi, che hanno tutta l’aria di indicare
un delitto, il che sembra molto poco promettente dal punto di vista di
una trama razionale, ma l’autore riesce a ricavarne una storia perfettamente
credibile e – lo crediate o no – senza nessun intervento né della pseudoscienza
né delle categorie del fantastico. Tutto, per di più, molto divertente,
molto ben scritto (e ben tradotto) e se vi sembrerà di cogliere, qua e
là, qualche traccia di leziosaggine, be’, per una volta potete anche far
finta di niente.
23.10.’06
Alexander McCall Smith, Amici, amanti, cioccolato (Friends, Lovers, Chocolate), tr. it. di Giovanni Garbellini, "I narratori della Fenice" – Guanda, pp. 262, € 14,50