Alla morte si arriva vivi | Daniele G. Genova

Gialloliva | Trasmessa il: 02/28/2005





Strano personaggio, questo Daniele Genova, savonese di età imprecisata (ma non deve essere, salvo errori, lontano dalla quarantina).  Fa di mestiere l’investigatore privato, che per un giallista, nonostante il precedente di Hammett, sembra troppo bello per essere vero e si fa fotografare in giaccone di pelle e motocicletta che neanche Marlon Brando, ma ha debuttato in letteratura, udite udite, come poeta ed è autore di due gialli di provincia, Il nido dei gabbiani e La campana di Rivara, dal tono preziosamente lirico.  E adesso, invece di sfruttare il filone, ne ha pubblicato un terzo che manda un po’ all’aria tutti i criteri di classificazione normalmente in uso.  In effetti, quella di Alla morte si arriva vivi è una strana storia: lirica, sì, ma con una fortissima carica di violenza e tensione, un misto di realismo e fantasia allucinatoria, in un’ambientazione che riesce a essere al tempo stesso rurale e metropolitana.  Forse ci vuole un po’ (soprattutto se si ha cura di omettere il riassunto di copertina) per capire cosa stia facendo il protagonista, un’anima solitaria e tormentata, piena di dubbi e perseguitata da una serie di ricordi angosciosi, in un singolare paese dell’entroterra ligure trasformato, grazie a un cablaggio intensivo e alla computerizzazione spinta dei servizi, nel primo cyber villaggio di Europa.  Non è neanche chiarissimo, almeno in prima battuta, quali siano i suoi rapporti con la fauna umana ivi adunata, che oltre ai neoresidenti (artisti, industriali, esperti di finanza, donne in carriera e simili) comprende qualche figura, locale e no, meno pittoresca, ma dallo spessore morale più accentuato.  La trama c’è, ma bisogna scoprirsela poco per volta, come in certi noir americani alla Jim Thompson.  E infatti, una volta che si è entrati nello spirito della faccenda, si scopre di stare leggendo, appunto, un autentico noir: essenziale nella definizione dei personaggi, scabro nello stile, solido nei presupposti ideologici e lontano, lontanissimo dalle frivolezze di moda nel giallo nazionale.  Per cui, se riuscite a mettere le mani su una copia di questo volume, che non ha goduto certo di un gran lancio pubblicitario e di una distribuzione estensiva, ignorate il risvolto, non lasciatevi sgomentare dalla prefazione di Andrea G. Pinketts (che dovrebbe decidersi, una buona volta, a smettere con le prefazioni e ricominciare a scrivere romanzi) e buttatevi direttamente nella lettura.  Non dovreste avere motivo di rammaricarvene.


28.02.’05

Daniele G. Genova, Alla morte si arriva vivi, Alberti editore, pp. 216, € 14.90