Strano personaggio, questo Daniele Genova, savonese di età imprecisata
(ma non deve essere, salvo errori, lontano dalla quarantina). Fa
di mestiere l’investigatore privato, che per un giallista, nonostante
il precedente di Hammett, sembra troppo bello per essere vero e si fa fotografare
in giaccone di pelle e motocicletta che neanche Marlon Brando, ma ha debuttato
in letteratura, udite udite, come poeta ed è autore di due gialli di provincia,
Il nido dei gabbiani e La campana di Rivara, dal tono preziosamente lirico.
E adesso, invece di sfruttare il filone, ne ha pubblicato un terzo
che manda un po’ all’aria tutti i criteri di classificazione normalmente
in uso. In effetti, quella di Alla morte si arriva vivi è una strana
storia: lirica, sì, ma con una fortissima carica di violenza e tensione,
un misto di realismo e fantasia allucinatoria, in un’ambientazione che
riesce a essere al tempo stesso rurale e metropolitana. Forse ci
vuole un po’ (soprattutto se si ha cura di omettere il riassunto di copertina)
per capire cosa stia facendo il protagonista, un’anima solitaria e tormentata,
piena di dubbi e perseguitata da una serie di ricordi angosciosi, in un
singolare paese dell’entroterra ligure trasformato, grazie a un cablaggio
intensivo e alla computerizzazione spinta dei servizi, nel primo cyber
villaggio di Europa. Non è neanche chiarissimo, almeno in prima battuta,
quali siano i suoi rapporti con la fauna umana ivi adunata, che oltre ai
neoresidenti (artisti, industriali, esperti di finanza, donne in carriera
e simili) comprende qualche figura, locale e no, meno pittoresca, ma dallo
spessore morale più accentuato. La trama c’è, ma bisogna scoprirsela
poco per volta, come in certi noir americani alla Jim Thompson. E
infatti, una volta che si è entrati nello spirito della faccenda, si scopre
di stare leggendo, appunto, un autentico noir: essenziale nella definizione
dei personaggi, scabro nello stile, solido nei presupposti ideologici e
lontano, lontanissimo dalle frivolezze di moda nel giallo nazionale. Per
cui, se riuscite a mettere le mani su una copia di questo volume, che non
ha goduto certo di un gran lancio pubblicitario e di una distribuzione
estensiva, ignorate il risvolto, non lasciatevi sgomentare dalla prefazione
di Andrea G. Pinketts (che dovrebbe decidersi, una buona volta, a smettere
con le prefazioni e ricominciare a scrivere romanzi) e buttatevi direttamente
nella lettura. Non dovreste avere motivo di rammaricarvene.
28.02.’05
Daniele G. Genova, Alla morte si arriva vivi, Alberti editore, pp. 216, € 14.90