La combinazione è un po’ insolita,
ma i due personaggi, in sé, sono affatto riconoscibili. Quello sdraiato
sul lettino dello psicoanalista, con quell’espressione un po’ ebete che
ben si addice alla circostanza, è indubbiamente Benito Mussolini e il terapeuta
dall’aria severa in piedi al suo fianco, pronto a raccogliere chissà quali
confessioni liberatorie, non c’è santi, è il dottor Freud in persona.
La scena è riprodotta a piena pagina per pubblicizzare una serie
di DVD intesa a presentare “i protagonisti della storia come non li avete
mai visti” (il primo dedicato appunto al duce, non a Freud, sarà in edicola
da domani) e io l’ho trovata mercoledì scorso su una copia del “Giornale”,
a casa di una anziana e incauta signora la cui badante non ha ancora capito
che, nei giorni di sciopero dei giornalisti, non bisogna tirar su il primo
prodotto di crumiraggio in cui ci si imbatte in edicola.
Si
tratta, evidentemente, di un fotomontaggio. Ma, in fondo, l’incontro
di cui simula la testimonianza sarebbe stato possibile, almeno in teoria.
Freud e Mussolini erano, più o meno, contemporanei e, se solo avessero
superato l’antipatia che l’uno nutriva per l’altro, avrebbero potuto
benissimo fare la reciproca conoscenza. Il fondatore del fascismo
poteva esibire quante nevrosi bastavano a dar da vivere a una dozzina di
terapeuti e la psicoanalisi freudiana, a pensarci, non si sarebbe trovata
a disagio con le turbe mentali di quel tipo più di quanto non lo fosse
con tutte le altre. Nella realtà, probabilmente, Mussolini, prima
di accomodarsi, si sarebbe tolto il fez nero con il fascio littorio e Freud
, a sua volta,avrebbe riposto il sigaro che qui brandisce, quasi a testimoniare
di un ancora imperfetto superamento della fase orale: comunque, tenuto
conti che almeno uno dei due, com’è noto, parlicchiava la lingua dell’altro,
la seduta avrebbe potuto svolgersi effettivamente, con esiti su cui, allo
stato, non ci possiamo azzardare.
Scherzo,
naturalmente. Ma c’è una cosa su cui, scherzi o non scherzi, non
si può dubitare: fascismo e psicoanalisi sono, a tutti gli effetti, due
manifestazioni, storicamente piuttosto fortunate, di quella cultura europea
dei primi decenni del ventesimo secolo da cui non riusciamo, evidentemente,
a liberarci. Di più: anche se gli esiti sono stati diversi, visto
che il fascismo, dopo una breve ma intensa fase di egemonia, di cui gli
psicoanalisti, tra gli altri, hanno fatto le spese, si è inabissato nelle
paludi della storia, lasciandosi dietro, al massimo, una scia di tenaci
fenomeni residuali, mentre la teoria freudiana, dopo le esitazioni iniziali,
è stata accolta con tutti gli onori nel mainstream culturale corrente
(ma quale sia il suo status valoristico attuale non saprei dire),
resta vero che quelle dottrine, malgrado tutto, qualcosa in comune ce l’hanno.
Entrambe utilizzano, nella specificità dei propri interessi e del
proprio campo di applicazione, dei materiali per qualche verso affini.
Fanno riferimento, ciascuna a suo modo, a un universo di pulsioni
oscure e inconsapevoli, a una realtà irriducibile alle categorie invalse
fino alla svolta del secolo. Insomma, non sono uno specialista e
non mi azzardo a entrare in particolari, ma credo che, senza farla troppo
lunga, se ne possa benissimo parlare come di due manifestazioni – pur
molto diverse – dell’irrazionalismo del primo Novecento.
In fondo,
su che cosa avrebbero potuto concordare, in un ipotetico incontro, due
figure tanto diverse per interessi, spessore morale e dimensione umana?
Be’, forse si sarebbero trovati d’accordo sull’impossibilità di
utilizzare, dal loro punto di vista, i portati del secolo dei lumi. Mussolini
ne rifiutava le implicazioni politiche, gli svolgimenti liberali e democratici
del pensiero rivoluzionario, il rifiuto laico della dimensione ideologica
dello stato. Freud su quel campo, ovviamente, non avrebbe potuto
seguirlo, ma non si illudeva un gran che neanche lui sulla possibilità
di organizzare la vita pubblica su basi razionali. Entrambi avevano
dovuto fare i conti, non necessariamente di prima mano, con la lezione
critica di Nietzsche e interpretavano a modo loro la crisi della civiltà
in cui erano cresciuti.
Ed entrambi,
naturalmente, sarebbero stati stupitissimi all’idea che della loro immagine,
accomunata o disgiunta, si sarebbe potuto far uso per pubblicizzare una
collana di DVD storici. Un serie, cioè; di biografie elettroniche,
modellate – mi par di capire – più su Svetonio che su Plutarco, che promette
di rivelare “curiosità, fatti singolari, rivelazioni intriganti, successi
e sconfitte”, corredati da un numero adeguato di “immagini inedite”,
su tanti “personaggi indimenticabili: dal fascino intramontabile di Marilyn
al genio di Einstein, dal talento di Leonardo da Vinci all’attualità di
Arafat”. Aggiungerò, per completezza d’informazione, che oltre
che i nominati, l’iniziativa coinvolgerà Napoleone, Kennedy, Enzo Ferrari,
il mahatma Gandhi, Maometto, Saddam Hussein, Osama Bin Laden, Stalin, Al
Capone, Bill Gates, Lucrezia Borgia, Enrico VIII, Rodolfo Valentino e Buffalo
Bill.
Alla luce
di un simile elenco, naturalmente, la decisione di lanciare la nuova collana
con l’accostamento fittizio tra il duce e il padre della psicoanalisi
appare ancora più logica e ragionevole. Sarebbe stato assai più difficile
rendere plausibile, che so, un abboccamento tra Einstein e Al Capone (a
meno di sfruttare la loro comune natura di immigrati negli Stati Uniti)
o un téte à téte tra Buffalo Bill e Lucrezia Borgia. Ma forse,
anche se tutti insieme costoro avrebbero dato vita a una ben curiosa assemblea,
qualcosa su cui intrattenersi insieme lo avrebbero comunque trovato. Molti
di loro (anzi, quasi tutti) erano esperti di propaganda e avrebbero potuto
discettare, se non altro, su quanto sia strana l’idea di lanciare una
collana storica con quello che, amenità a parte, resta comunque un falso.
Ma la distinzione tra vero e falso, si sa, è tra quelle che nel mondo
della informazione italiana, e del connesso spaccio forzoso dei gadget,
non ha più molta importanza.
Nessuna illazione, invece, è lecito trarre
dal fatto che il quotidiano di famiglia del Presidente del Consiglio inauguri
la serie proprio con la vita di Mussolini. In questa stessa settimana,
una biografia dello stesso figuro, sia pure in una più tradizionale forma
cartacea, è offerta, per la modica somma di nove euro e novanta, ai lettori
di “Repubblica”, sull’opposto versante politico e informativo. Di
particolari sulla vita del duce, a quanto sembra, gli italiani sono sempre
ghiotti. Come se, visto quel che offre oggi il mercato, anche del
vecchio Benito si possa sentir nostalgia.