Conoscerete tutti, e non soltanto perché ve l’ho citato io almeno un paio
di volte, quel vieto apologo giornalistico in base al quale se un cane
morde un uomo la notizia non è degna di essere pubblicata, mentre se un
uomo morde un cane, ovviamente, sì. È un apologo di età venerabile,
che, probabilmente, si raccontava già nelle redazioni dei quotidiani del
Paleolitico Superiore, ed esprime un tipico luogo comune della professionalità
giornalistica, un luogo comune che, peraltro, come capita spesso, contiene
una non disprezzabile dose di verità e di capacità normativa, il che spiega
il suo prolungato successo attraverso i tempi.
D’altra parte, anche le norme più accreditate
ammettono le loro brave eccezioni. Per esempio, è ovvio che se ad
azzannare il povero cane di passaggio fosse stato un uomo universalmente
noto per le proprie tendenze mordaci, un maniaco della mozzicata a qualsiasi
costo, be’, il discorso sarebbe diverso. E se a mordere il ragazzino
che giocava a pallone nel vicolo, o il portalettere appena sceso dalla
bicicletta, fosse stato un vecchio, mitissimo, cane sdentato, conosciuto
in tutto il quartiere per la paciosità de suoi comportamenti e l’assoluta
indiffererenza nei confronti di ragazzini e portalettere, ci sarebbe materia
per lo meno per uno “strillo” in prima pagina.
Così, non dovremo biasimare troppo il titolista
delle pagine milanesi di “Repubblica” se, una decina di giorni fa (il
28 dicembre ’98, per la precisione, e spero che il ritardo nel commento
non vi scandalizzi) ha sormontato un’intera pagina con un iperbolico “L’opposizione
si oppone”. Sì, è vero, l’opposizione dovrebbe opporsi, per definizione,
a qualsiasi ipotesi che il governo proponga, se no che razza di opposizione
sarebbe, e quindi quel titolo esprime una di quelle ovvietà che non dovrebbero
avere neanche il diritto di essere pubblicate su un giornale serio, ma,
voi lo sapete, ci sono governi e governi e opposizioni e opposizioni. A
Milano, a livello comunale, siamo caratterizzati da un governo (il Sindaco
e la sua giunta) che governa pochissimo, nel senso che non combina un accidente
di niente, ma si limita ad annunciare l’intenzione di fare questo e quest’altro,
suscitando – misteriosamente – il plauso della maggioranza dei cittadini
e guadagnandosi una fama di capacità e di efficienza assolutamente non
meritata e da un’opposizione – appunto – che invece di azzannare puntualmente
il pavone Albertini e quegli inetti dei suoi assessori, rinfacciandogli
ogni promessa non mantenuta, inchiodandoli a ogni risultato mancato, demistificandone
a ogni pie’ sospinto le futili pretese di buon governo e di saggia amministrazione,
si limita a scodinzolare come un buon cagnone che, privo delle unghie e
dei denti, non può far altro che restarsene sdraiato al sole ed è già tanto
se riesce a tener lontane le mosche. Sì che, se veramente questa
spellacchiata e disomogenea congrega ha deciso di fare il suo mestiere,
come risulterebbe dal sommario che accompagna quell’annuncio (“Dal centrosinistra
sfida ad Albertini”) ci vorrebbe un titolo almeno su due pagine affiancate.
Poi, naturalmente, si legge l’articolo e si
scopre che non è vero niente, che nessuno si oppone e nessuno sfida nessun
altro. Democratici di sinistra, Popolari, Rifondazione, Partito dei
comunisti italiani, Italia democratica, Italia dei valori, Cristiano sociali,
Arci, Acli, Legambiente, Cir (?), Auser (?), Uds e Verdi, su iniziativa
della Camera del Lavoro di Milano, cosa hanno fatto di bello? Si
sono riuniti, costituendo un qualcosa che hanno battezzato “Tavolo di
confronto”. E a quale fine? “Per preparare una bozza di documento
che verrà presentato con una grande iniziativa pubblica alla fine di gennaio.
Un documento che inaugura una nuova sfida. ‘Definire uno sviluppo
equilibrato e qualificato, ricreare condizioni per una migliore qualità
della vita, rilanciare un’occupazione qualificata’” eccetera eccetera.
Contro il degrado urbano, per una maggiore flessibilità del tessuto
produttivo, per nuove “strutture di aggregazione e socialità”, per il
recupero degli alloggi sfitti e la creazione di nuove unità abitative.
Tutte cose degne e giuste, eh. Ma anche
tutta aria fritta, nel senso che vorrei proprio vedere chi osasse preparare
una bozza di documento che proponga uno sviluppo disequilibrato e non qualificato,
che chieda una peggiore qualità della vita, che auspichi un rilancio della
disoccupazione, favorisca il degrado urbano, chieda una maggiore rigidità
alle industrie, una maggiore disaggregazione sociale e una drastica diminuzione
delle unità abitative. In politica, a indicare degli obiettivi ovvii
sono bravi tutti: il problema è quello delle strategie, delle candidature
e delle alleanze sociali attraverso cui realizzarne quanti più possibile.
E siccome del problema delle strategie, delle alleanze e delle persone
cui affidarsi non si occupa mai nessuno, vedrete che tra un anno e rotti,
quando si tratterà di tornare a votare, la sinistra milanese disporrà di
un bellissimo programma, più bello ancora di quello di cui era tanto orgoglioso
il povero Fumagalli, senza la minima idea di come trasformarlo in azione
politica, con il risultato che ci presenteranno come candidato il solito
industrialotto viziato o il solito democristiano riciclato alla Masi e
Albertini sarà rieletto al primo turno con una maggioranza oceanica. Sarà
un esito tanto ovvio da non meritare altro che un trafiletto in cronaca
locale.
10.01.’99