Uomini, sindaci e cani

La caccia | Trasmessa il: 01/10/1999




Conoscerete tutti, e non soltanto perché ve l’ho citato io almeno un paio di volte, quel vieto apologo giornalistico in base al quale se un cane morde un uomo la notizia non è degna di essere pubblicata, mentre se un uomo morde un cane, ovviamente, sì.   È un apologo di età venerabile, che, probabilmente, si raccontava già nelle redazioni dei quotidiani del Paleolitico Superiore, ed esprime un tipico luogo comune della professionalità giornalistica, un luogo comune che, peraltro, come capita spesso, contiene una non disprezzabile dose di verità e di capacità normativa, il che spiega il suo prolungato successo attraverso i tempi.

       D’altra parte, anche le norme più accreditate ammettono le loro brave eccezioni.  Per esempio, è ovvio che se ad azzannare il povero cane di passaggio fosse stato un uomo universalmente noto per le proprie tendenze mordaci, un maniaco della mozzicata a qualsiasi costo, be’, il discorso sarebbe diverso.  E se a mordere il ragazzino che giocava a pallone nel vicolo, o il portalettere appena sceso dalla bicicletta, fosse stato un vecchio, mitissimo, cane sdentato, conosciuto in tutto il quartiere per la paciosità de suoi comportamenti e l’assoluta indiffererenza nei confronti di ragazzini e portalettere, ci sarebbe materia per lo meno per uno “strillo” in prima pagina.

       Così, non dovremo biasimare troppo il titolista delle pagine milanesi di “Repubblica” se, una decina di giorni fa (il 28 dicembre ’98, per la precisione, e spero che il ritardo nel commento non vi scandalizzi) ha sormontato un’intera pagina con un iperbolico “L’opposizione si oppone”.  Sì, è vero, l’opposizione dovrebbe opporsi, per definizione, a qualsiasi ipotesi che il governo proponga, se no che razza di opposizione sarebbe, e quindi quel titolo esprime una di quelle ovvietà che non dovrebbero avere neanche il diritto di essere pubblicate su un giornale serio, ma, voi lo sapete, ci sono governi e governi e opposizioni e opposizioni.  A Milano, a livello comunale, siamo caratterizzati da un governo (il Sindaco e la sua giunta) che governa pochissimo, nel senso che non combina un accidente di niente, ma si limita ad annunciare l’intenzione di fare questo e quest’altro, suscitando – misteriosamente – il plauso della maggioranza dei cittadini e guadagnandosi una fama di capacità e di efficienza assolutamente non meritata e da un’opposizione – appunto – che invece di azzannare puntualmente il pavone Albertini e quegli inetti dei suoi assessori, rinfacciandogli ogni promessa non mantenuta, inchiodandoli a ogni risultato mancato, demistificandone a ogni pie’ sospinto le futili pretese di buon governo e di saggia amministrazione, si limita a scodinzolare come un buon cagnone che, privo delle unghie e dei denti, non può far altro che restarsene sdraiato al sole ed è già tanto se riesce a tener lontane le mosche.  Sì che, se veramente questa spellacchiata e disomogenea congrega ha deciso di fare il suo mestiere, come risulterebbe dal sommario che accompagna quell’annuncio (“Dal centrosinistra sfida ad Albertini”) ci vorrebbe un titolo almeno su due pagine affiancate.

       Poi, naturalmente, si legge l’articolo e si scopre che non è vero niente, che nessuno si oppone e nessuno sfida nessun altro.  Democratici di sinistra, Popolari, Rifondazione, Partito dei comunisti italiani, Italia democratica, Italia dei valori, Cristiano sociali, Arci, Acli, Legambiente, Cir (?), Auser (?), Uds e Verdi, su iniziativa della Camera del Lavoro di Milano, cosa hanno fatto di bello?  Si sono riuniti, costituendo un qualcosa che hanno battezzato “Tavolo di confronto”.  E a quale fine?  “Per preparare una bozza di documento che verrà presentato con una grande iniziativa pubblica alla fine di gennaio.  Un documento che inaugura una nuova sfida.  ‘Definire uno sviluppo equilibrato e qualificato, ricreare condizioni per una migliore qualità della vita, rilanciare un’occupazione qualificata’” eccetera eccetera.  Contro il degrado urbano, per una maggiore flessibilità del tessuto produttivo, per nuove “strutture di aggregazione e socialità”, per il recupero degli alloggi sfitti e la creazione di nuove unità abitative.

       Tutte cose degne e giuste, eh.  Ma anche tutta aria fritta, nel senso che vorrei proprio vedere chi osasse preparare una bozza di documento che proponga uno sviluppo disequilibrato e non qualificato, che chieda una peggiore qualità della vita, che auspichi un rilancio della disoccupazione, favorisca il degrado urbano, chieda una maggiore rigidità alle industrie, una maggiore disaggregazione sociale e una drastica diminuzione delle unità abitative.  In politica, a indicare degli obiettivi ovvii sono bravi tutti: il problema è quello delle strategie, delle candidature e delle alleanze sociali attraverso cui realizzarne quanti più possibile.  E siccome del problema delle strategie, delle alleanze e delle persone cui affidarsi non si occupa mai nessuno, vedrete che tra un anno e rotti, quando si tratterà di tornare a votare, la sinistra milanese disporrà di un bellissimo programma, più bello ancora di quello di cui era tanto orgoglioso il povero Fumagalli, senza la minima idea di come trasformarlo in azione politica, con il risultato che ci presenteranno come candidato il solito industrialotto viziato o il solito democristiano riciclato alla Masi e Albertini sarà rieletto al primo turno con una maggioranza oceanica.  Sarà un esito tanto ovvio da non meritare altro che un trafiletto in cronaca locale.


10.01.’99