Matilde Asensi ha avuto un grande successo, qualche anno fa con il suo
primo romanzo, L’ultimo Catone, che in Spagna e altrove è stato a lungo
nella classifica dei best seller, ma che, dal mio punto di vista, utilizzava
le tematiche della setta misteriosa e dell’antico manoscritto da decifrare
in un modo che ricordava un po’ troppo da vicino Il codice Da Vinci, anche
se l’editore aveva cura di precisare che l’autrice non andava considerata
un’imitatrice, ma, se mai, un’antesignana di Don Brown. In seguito
l’Asensi ha battuto la stessa strada con Iacobus (2005) e L’origine perduta
(2006), che l’hanno definitivamente accreditata tra i maestri del sottogenere
mistico avventuroso. È un settore narrativo, quello, che, come
probabilmente avrete capito, a me personalmente dice poco, ma ha i suoi
cultori e ogni tanto vale la pena di tenerne d’occhio le uscite. Così,
questo Tutto sotto il cielo merita una qualche attenzione, se non altro
per lo sforzo che l’autrice manifestamente compie per variare le proprie
tematiche. Perché sempre nella ricerca di un’importante reliquia
del passato sono impegnati i protagonisti e sempre da un antico manoscritto
si fanno guidare, ma l’ambientazione è sorprendente originale: siamo nella
Cina degli anni ’20 del secolo scorso, quando la Repubblica (proclamata
nel 1911) è esposta a vari rischi di restaurazione monarchica, insidiata
dalle mire dell’imperialismo giapponese, divisa tra i signori della guerra
e soffocata dalla “protezione” tutt’altro che disinteressata delle varie
potenze occidentali. Il problema in cui, suo malgrado, si trova invischiata
la protagonista, una pittrice spagnola giunta a Shangai per mettere in
ordine – crede lei – gli affari del marito, un mercante di seta francese
recentemente defunto di morte violenta, è quello di trovare, seguendo le
indicazioni tramandate da certe tavolette millenarie, il mausoleo del primo
imperatore cinese, che, oltre a contenere cospicue ricchezze, ha un grande
significato politico, nel senso che se ci mettessero sopra le mani gli
esponenti del partito monarchico filogiapponese ne trarrebbero un tale
prestigio da soverchiare senza problemi gli avversari. Parte così
una ricerca / inseguimento per tutta la Cina, in cui il gruppo dei buoni
(la pittrice di cui sopra, con una nipote un po’ imbranata al seguito,
un dotto antiquario cinese di tendenze nazionaliste, un avventuriero irlandese
e altri ancora) dovrà vedersela con sette segrete, eunuchi imperiali, l’esercito
del Kwomintang e quello del partito comunista e altri guastamestieri assortiti,
in una complicatissima trama in cui ai motivi del codice Da Vinci si mescolano,
in posizione forse predominante, le tematiche alla Indiana Jones. Viaggi
del genere, nella narrativa europea, hanno spesso una valenza iniziatica,
ma in questo caso, no: siamo decisamente nel genere avventuroso e all’insegna
del puro disimpegno e del piacere di raccontare. Ma la prosa della
Asensi è scorrevole, l’ambientazione è accurata, i personaggi sono simpatici,
questa Cina in bilico tra tradizione e modernità risulta piuttosto affascinante
e, insomma, chi non è totalmente allergico a questo tipo di cose si troverà
a sorvolare le 465 pagine del volume come se nulla fosse. Gli altri,
naturalmente, faranno meglio ad astenersi.
19.11.’07
Matilde Asensi, Tutto sotto il cielo (Todo bajo el Cielo), tr. it. Margherita D’Amico, "I romanzi" – Sonzogno, pp. 465, € 21,00