Strani incontri

La caccia | Trasmessa il: 10/21/2007


    Tre righe in calce alla recensione che “Vivimilano”, il supplemento locale del “Corriere della Sera” dedica alla nuova messa in scena della Vita di Galileo di Brecht al Teatro Strehler (uno spettacolo, a quanto sembra di capire, che fa del suo meglio per deideologizzare un testo che solo dai contrasti ideologici trae vita). “Ai margini dello spettacolo” informano “da mercoledì 17 il Museo Diocesano ospita una serie di incontri dedicati a Galileo. Per informazioni tel. 02.72.333.332”.
    Uno legge, fa un cenno di assenso e passa oltre, come Vilcoyote che arriva di corsa sull’orlo del precipizio, non se ne accorge e per un po’ continua a correre in aria. Solo dopo un momento, in entrambi i casi, ci si accorge che c’è qualcosa che non funziona. Come al Museo Diocesano? Il Museo Diocesano, salvo errori, è una struttura ecclesiastica e dalla Chiesa, come riferisce quella commedia, Galileo fu perseguitato e condannato. E da quando in qua i persecutori ospitano una serie di incontri dedicati ai perseguitati? È vero che oggi succede di tutto, ma l’idea fa un po’ specie lo stesso. È come se Ponzio Pilato organizzasse un seminario sulle origini del Cristianesimo o il generale Custer tenesse un corso sugli usi e costumi dei nativi americani. Non ce la si può neanche cavare ripetendo, come si fa spesso, che i tempi sono cambiati, che la Chiesa, ormai, accetta il libero pensiero e sa scendere a patti con la cultura moderna e che a queste cose ormai badano solo pochi anticlericali incalliti nel pregiudizio. Che la Chiesa non abbia alcuna intenzione di accettare il libero pensiero e scendere a patti con la cultura moderna lo ripete, un giorno sì e l’altro anche, il Pontefice in carica e, d’altronde, basta a pensare a tutto quel che è successo, negli ultimi tempi, in tema di genetica, “diritto alla vita”, ricerche sugli embrioni e sulle staminali, fecondazione assistita et similia per rendersi conto del vigore con cui le autorità religiose, quando si sentono davvero coinvolte, sanno difendere le proprie posizioni, cultura moderna o no.
    E Galileo, allora? Be’, evidentemente Galileo non gli interessa. Quella su di lui è una battaglia persa e la Chiesa è un’agenzia eminentemente pragmatica, che con le battaglie perse vuole avere a che fare il meno possibile. Una volta che, verso la fine del secolo XIX, i progressi dell’astronomia hanno fatto capire a tutti che la posizione era indifendibile, ha lasciato cadere il cardinal Bellarmino, papa Urbano VIII e tutte le loro fisime con la velocità che si usa con la classica pietra che scotta. È lo stesso motivo per cui i cattolici, a differenza di quegli ingenuotti dei fondamentalisti evangelici, non si preoccupano affatto di Darwin e della teoria dell’evoluzione. Secoli e secoli di pronunciamenti a pro del creazionismo e del sistema tolemaico saranno forse un po’ imbarazzanti, ma quelle affermazioni possono essere eluse abbastanza facilmente: basta “storicizzarle”, mettendole – cioè – sul conto della cultura corrente ai tempi loro, aggiungendo, per buona misura, che furono espresse in buona fede (e ci mancherebbe altro) e il gioco è fatto. Che poi l’uso di “storicizzare” le affermazioni proprie e altrui sia una tipica manifestazione di quel “relativismo” che tanto dispiace a papa Ratzinger è, a questo punto, un problema di importanza affatto secondaria. Il bello del relativismo è che, appunto, è relativo, nel senso che se lo uso io va benissimo, mentre se lo utilizzi tu sono botte. È così che certe organizzazioni riescono a durare per dei millenni.