Soccorsi mancati

La caccia | Trasmessa il: 10/16/2011


    Soccorsi mancati

    Martedì scorso sono rincasato più tardi del solito. Non avevo avuto modo di seguire né il giornale radio né il telegiornale, ma dalle ultime battute del microfono aperto avevo capito che il governo aveva subito una brutta botta ed ero – ve lo confesso – un po' preoccupato. Appena in casa, così, ho acceso il televisore. Era in corso uno dei soliti talk show e stava parlando, in particolare, il sindaco di Roma, Alemanno, un personaggio per cui, per un motivo o per l'altro, non sono mai riuscito a provare una gran simpatia. Assicurava comunque il tristo figuro che per lui il diritto a governare continuava ad avercelo Berlusconi. E cosa volete che vi dica, a sentire queste parole ho provato una indicibile sensazione di sollievo.
    Capirete. Di Alemanno si era parlato, nei giorni precedenti, come di uno degli adepti, con Scaiola, Pisanu e altri, dei cosiddetti “malpancisti” del Pdl, di quegli esponenti del centrodestra intenzionati a persuadere il loro capo a compiere l'ormai mitico “passo indietro”. Era logico supporre che se il governo era andato in crisi, il merito – o la responsabilità – andasse attribuito a costoro. E pur non essendo secondo a nessuno nella convinzione che il paese vada deburlosconizzato il più presto possibile, della prospettiva di doverne essere grato a Scaiola e Alemanno non riuscivo davvero a compiacermi. L'idea di dovere dipendere, per la definizione degli sviluppi politici futuri, dalla benevolenza dell'uomo del Colosseo o dalle resipiscenze di uno che continua ad andare in giro con la croce celtica al collo, proprio non mi andava giù. La politica, si dice, impone strani compagni di letto, ma a tutto dovrebbe esserci un limite.
    Poi, per fortuna, ho scoperto che non era successo niente del genere. L'infortunio in cui era incappato il governo era di natura squisitamente parlamentare e i malpancisti, da Scaiola in giù, avevano già assicurato di non avere alcuna intenzione di approfittarne per un colpo di mano. Anzi, se l'amato Premier avesse chiesto la fiducia, l'avrebbero votata come un sol uomo. Per parlare del passo indietro c'era ancora, tanto tantissimo tempo. Questo significava che avremmo dovuto tenerci Berlusconi ancora per un po', ma mi ha rasserenato lo stesso.
    Perché durante tutti questi anni di centrodestra, è inutile che ve lo stia a ricordare, abbiamo sofferto moltissimo. Abbiamo sofferto, al tempo stesso, della incredibile tracotanza dei suoi esponenti e della loro straordinaria inettitudine, due caratteristiche combinate grazie alle quali costoro sono riusciti a seppellire il paese nel guano più a fondo di quanto sia stato da un pezzo, nel momento stesso in cui si presentavano come i suoi unici possibili salvatori. Abbiamo sofferto per la presenza ai vertici dell'esecutivo di un guitto vanitoso e immorale, che sembrava incarnare tutti i lati peggiori dell'immaginario nazionale e gettava con i suoi comportamenti il discredito su tutti noi. Ma ancora di più abbiamo sofferto (o almeno, ho sofferto io) per l'incapacità della controparte politica in cui ci identificavamo di reagire a tutto ciò con un minimo di energia e di efficacia. Per le titubanze, le indecisioni, le marce indietro e le giravolte di una sinistra incapace di superare le sue divisioni e di mettere insieme una strategia qualsiasi contro una maggioranza che pure stava manifestamente perdendo i pezzi. Perennemente indecisa tra la rivendicazione, attraente, ma al tempo stesso temuta, delle elezioni anticipate e la speranza di un governo alternativo (di tregua, di decantazione, di emergenza, di solidarietà... fate voi) per il quale mancavano i numeri e del quale nessuno aveva mai pensato a definire il programma, la nostra parte politica si era ridotta a non sperare in altro che qualcuno arrivasse in soccorso. Pur delusa dall'insuccesso del tentativo di Fini, ha continuato a confidare nella rottura del cavaliere con Bossi, nelle ambizioni di Maroni, nella lite con Tremonti, nel sostegno di Casini, nella reprimenda dei vescovi, nella discesa in campo di Montezemolo... persino, pensate, nei mal di pancia di Scaiola, quello che non sapeva neanche chi gli aveva pagato la casa. Difficilmente avrebbe potuto cadere più in basso.
    Gli avvenimento di questi ultimi giorni hanno dimostrato l'inanità di tutte queste ipotesi. Inutile e vano aspettare che venga a salvarci un qualche Settimo Cavalleggeri cattolico o moderato. Berlusconi ha dimostrato di poter incassare la fiducia ogni volta che decide di chiederla e ci mancherebbe altro, visto che i deputati cui tocca di dargliela o li ha nominati lui o, quando erano nominati da altri, se li è comprati. Ma ha anche dimostrato che di questa fiducia non può giovarsi un granché, visto che basta allentare i controlli e in tutti scatta irrefrenabile la propensione a favorire i propri obiettivi privati rispetto alla causa comune, del che l'inventore del conflitto di interesse è certamente l'ultimo che possa stupirsi. È un cul de sac in cui si è cacciato da solo e dal quale non potrà uscire, presto o tardi, che togliendo il disturbo. Poi sarà quel che sarà: può darsi persino, se non riusciremo a darci una regolata, che la sinistra riesca a perdere di nuovo. Ma almeno per questo non avrà avuto bisogno dell'aiuto di Scaiola.
16.10.'11