Sanatori sotterranei

La caccia | Trasmessa il: 10/02/2011


    Sanatori sotterranei

    Non stupitevene troppo, ma in questi giorni sono stato davvero tentato, ogni tanto, di spezzare una lancia a favore della ministra Gelmini, esposta al pubblico ludibrio da una stampa impietosa per una semplice manifestazione di ignoranza, in un campo che, peraltro, non era il suo. Sì, è vero, intervenendo di furia per mettere il cappello sull'esperimento del Cern di Ginevra e parlando di un tunnel attraverso il quale sarebbero passati gli ormai famosi neutrini, la ministra ha detto una cazzata, ma i suoi pari ne dicono tante e a quella, con un poco di buona volontà, si poteva trovare persino una spiegazione. Le avevano detto che un gruppo di scienziati, molti dei quali italiani, aveva “sparato” un fascio di quelle errabonde particelle da un laboratorio della città svizzera a un altro in Abruzzo, facendo delle interessanti scoperte sulla loro velocità di trasferimento, e ha capito che da una qualche dichiarazione in merito una che riveste, tra l'altro, la carica di ministro per la ricerca non si poteva davvero esimere. Di cosa fosse un neutrino e per quale motivo se ne dovesse sparare un fascio da un punto all'altro del pianeta non aveva evidentemente la minima idea, ma sapeva, in compenso, che tra il lago Lemano e il Gran Sasso la natura ha interposto settecentocinquanta chilometri piuttosto accidentati, con catene montuose, fiumi, pianure e città, e deve essersi chiesta, non senza una certa logica, come avevano fatto quelle benedette particelle a superare tante difficoltà e tanti ostacoli. Onde l'ipotesi del tunnel, che le sarà sembrata, nella sua banalità, molto più ragionevole di quella di un qualcosa capace di attraversare la materia senza interagirvi. Per attraversare le montagne per via diretta si scavano appunto dei tunnel e se è vero che la prospettiva di un traforo di settecentocinquanta chilometri è ingegneristicamente piuttosto ardita è anche vero che la Gelmini può essere convinta che dei ricercatori capaci di sopravvivere e lavorare con i mezzi stanziati dal suo bilancio siano capaci letteralmente di tutto. Di fronte a un'anomalia, a un dato inatteso, gli spiriti razionali cercano sempre un sanatore che la riporti al mondo del consueto e di sanatori, nel corso della storia della scienza, ne sono stati inventati anche di più improbabili.
    Ora, la ministra in questione, come si sa, è laureata in legge e non è in alcun modo tenuta a sapere di neutrini e faccende del genere, Certo, sarebbe buona norma, in simili casi di ignoranza manifesta, tenere la bocca ermeticamente chiusa e non azzardarsi in speculazioni più o meno ardite, ma che a questa norma si trasgredisca spesso e volentieri lo sappiamo tutti. Di tutti gli articoli che sono dilagati sulla stampa nei giorni della scoperta, ne avete forse trovato uno che dava l'impressione di essere scritto da un autore ragionevolmente esperto in materia? O da qualcuno che si sforzasse di dare al lettore ignaro una qualche informazione sensata, spiegandogli, sia pure sul piano della divulgazione, che cosa diavolo fosse un neutrino e come si comportasse? Macché: si sono gettati tutti sul sensazionale. Quelle benedette particelle – sembra – hanno coperto la tratta Ginevra-Gran Sasso a una velocità leggermente superiore a quella della luce e questo contraddice la teoria della relatività, come è stata formulata da Einstein nella sua versione ristretta nel 1905. Il che non sembrerebbe, a prima vista, un gran danno, visto che gli esperimenti scientifici si fanno appunto per controllare le teorie cui si riferiscono (e, all'occorrenza, modificarle), ma Einstein non è semplicemente un eminente fisico del XX secolo: è diventato, nella coscienza comune, un personaggio dalla dimensione mitica, l'ipostasi stessa del genio scientifico, e la teoria della relatività è assurta, chissà perché, al rango di norma canonica di ogni possibile conoscenza dell'universo, per cui l'idea che qualcuno o qualcosa l'abbia contraddetta è stata interpretata come capace di scardinare ogni possibile nozione in merito. Che è, dal punto di vista giornalistico, una prospettiva un po' demenziale, ma sicuramente affascinante e comunque più facile da trattare che una seria opera di divulgazione. E infatti abbiamo letto degli articoli in cui, tra le varie conseguenze dell'esperimento ginevrino, si ipotizzava la possibilità di descrivere un mondo in cui il futuro viene prima del passato o la causa è successiva all'effetto, come se passato e futuro, causa ed effetto fossero dei fenomeni sperimentali, qualcosa di rintracciabile con l'osservazione e non dei rapporti di tipo categoriale posti (a priori, se proprio vogliamo essere kantiani) dall'osservatore.
    Intendiamoci. Non vorrei arrogarmi delle competenze che non mi spettano e vi assicuro che neanch'io di neutrini so un accidente. Anche sulla relatività, generale o ristretta, ammetto di avere le idee abbastanza confuse, ma appunto per questo mi astengo dallo scrivere articoli e di emettere comunicati in merito. Tutto quanto mi sembra di poter ragionevolmente dire è che la scoperta dei ricercatori del Cern e dei loro omologhi abruzzesi sarà senza dubbio importante – soprattutto se ulteriori esperienze la confermeranno – ma che per considerarla, per citare le parole della ministra, “una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo”, ci vuole davvero parecchia buona volontà. La volontà, per lo meno, di considerare la scienza non come un paziente accumulo di dati ed esperienze, che possono richiedere o non richiedere, a seconda del caso, riaggiustamenti o capovolgimenti del paradigma in cui li si inquadra, ma una impresa di tipo spettacolare, condotta all'insegna della imprevedibilità e del sensazionalismo. È con questo malcostume giornalistico e con il pressapochismo culturale che gli sta alle spalle che dovremmo prendercela. Quanto al fatto che quella povera donna, con tutte le preoccupazioni e i pensieri da cui deve essere afflitta in questi giorni, si sia lasciata traviare da questo modo di presentare le cose, be', non è poi una colpa così grave. Sono incidenti che a un politico possono sempre succedere. Personalmente considero molto più deplorevole il suo modo di amministrare la scuola italiana, ma di questo, chissà perché, si è smesso di parlare da un pezzo.

    02.10.'11