Giampaolo Simi aveva suscitato molto
entusiasmo, nel 1999, con Direttissimi altrove (DeriveApprodi), un romanzo
che ben faceva sperare nella possibilità di una nuova evoluzione di un
noir italiano, che, dopo gli exploits degli inizi del decennio, sembrava
a molti un poco incartato. Poi i suoi libri successivi, per quanto
sempre interessanti, si erano attestati su un livello, diciamo così, di
maggiore normalità. Ma non c'è niente di normale, per fortuna, in
questo ultimo Rosa elettrica (di cui ci occupiamo, colpevolmente, con qualche
mese di ritardo), con cui l'autore, che, per chi non lo sapesse, è viareggino
e non ha superato di molto i quaranta, si impone non più come una promessa,
ma come un protagonista del genere.
La
Rosa in questione è la protagonista e, in realtà, di elettrico non ha nulla,
salvo il ricordo di un gioco che faceva, da bambina, con un fratello che
deve aver fatto una gran brutta fine. Adesso è una poliziotta sulla
trentina, che, dopo un deludente inizio di carriera nelle Volanti e nella
Stradale di varie sedi disagiate, riceve il suo primo incarico di una certa
importanza: deve fare da agente di collegamento sul campo con la squadra
incaricata della protezione di un “collaboratore di giustizia” –
come a dire un pentito – piuttosto importante: Daniele Mastronero detto
Cociss, che a soli 18 anni si è affermato come uno dei capozona più feroci
disponibili sul mercato e che, catturato dopo essersi reso responsabile
di una strage particolarmente efferata, che ne aveva fatto il ricercato
più odiato dall'opinione pubblica, si è comprato la libertà promettendo
di consegnare un boss di quelli tosti. Un incarico difficile, ma
soprattutto sgradevole, perché questo Cociss è l'esemplare perfetto dello
psicopatico, ha alle spalle tutta una storia di violenze ed efferatezze,
sembra destituito dal minimo lume di umanità e, come se non bastasse, è
sempre fatto come un copertone. La sgradevolezza, in realtà, è la
cifra di tutto il romanzo: sgradevole è l'incarico, sgradevole è il pentito
da proteggere e sgradevole, molto sgradevole, è il rapporto che la protagonista
intrattiene con se stessa, tra l'ovvia consapevolezza della difficoltà
della situazione in cui l'hanno cacciata e una più generale sfiducia nelle
proprie capacità umane. Oltretutto, l'incarico non va affatto come
dovrebbe andare, la controparte sembra essere sempre un passo più in là
di quanto sarebbe logico che fosse e la nostra Rosa è abbastanza scafata
da cominciare a sospettare che non gliela abbiano raccontata proprio giusta.
Per cui prenderà la decisione eroica di gestire tutta la situazione
da sola, mettendo a rischio operazione, carriera e qualcosa di più. Insomma,
un procedural italiano di grande tensione e spessore, che merita di essere
segnalato come una delle cose più interessanti della stagione. La
dichiarazione è impegnativa, ma sono sicuro che mi darete ragione.
31.03.'08
Giampaolo Simi, Rosa elettrica (2007), "Stile libero – noir", Einaudi, pp. 303, € 12,50