Risse di strada

La caccia | Trasmessa il: 12/23/2007


    Non ha avuto torto a seccarsi quella signora in pelliccia che, essendosi imbattuta in piazza Colonna, a Roma, nel presidente Prodi e avendogli espresso la propria franca opinione sul governo, si è vista affrontare dalla moglie del capo del governo che gliene ha dette di ogni. In fondo, siamo in democrazia e anche alle passanti occasionali dovrebbe essere lecito manifestare il proprio parere. L'accusa rivoltale dalla first lady, nello specifico, è stata di maleducazione, una categoria che con la politica c'entra solo fino a un certo punto, ma suppongo che anche se invece di gridare, come ha gridato, “Devi andare a casa, Prodi vattene!” avesse mormorato cortesemente “Eccellenza, non ritiene che sia giunto il momento di abbandonare l'alta carica che ricopre?” la signora Franzoni si sarebbe adontata lo stesso e questo proprio non va. Sentirsi invitare a togliere il disturbo dovrebbe essere un'esperienza fin troppo normale per i politici di ogni ordine e grado e alle critiche, in ogni caso, non si risponde dicendo che chi le fa è poco cortese e dichiarando poi ai giornali che “questa aggressività personale è una forma di imbarbarimento”.
    I cittadini potrebbero essere curiosi di sapere, comunque, come si sia comportato, in quell'imbarazzante frangente, l'interessato. Be', sembra che non abbia battuto ciglio. “Romano” – assicura “Repubblica” – “neppure se n'è accorto”. E questo è grave. Probabilmente era distratto, valutava tra sé e sé le insidie dei quattro voti di fiducia previsti per il giorno dopo, fantasticava sul come sarebbe stato tutto più semplice se qualcuno avesse provveduto, a suo tempo, a strozzare Veltroni in culla, era immerso – insomma – nei suoi pensieri, ma uno statista di lungo corso come lui non può permettersi di non prestare orecchio alle voci, sia pure di dissidenza, che salgono dai cittadini. Se uno ti dice coram populo che il tuo governo non funziona e sarebbe meglio darci un taglio non puoi far finta di niente: devi avviare, come minimo, uno straccio di dibattito. E se si fosse trattato di un momento di disattenzione occasionale, di un singolo episodio di distrazione, come ne possono capitare a tutti, pace, ma fatto sta che il buon Prodi è da quando sta al governo, anzi, da quando si è accorto di non disporre dei voti su cui contava, che fa finta di niente, che dice che tutto va bene e che il programma sarà integralmente realizzato, come promesso, entro il 2011. Che potrebbe anche essere vista come una forma di lodevole determinazione, un'espressione della volontà di perseguire comunque i propri fini, ma andrebbe, in tal caso, sia pur sommariamente argomentata. Tra la ferma determinazione e la cieca ostinazione non c'è che un passo, la cieca ostinazione porta inesorabilmente a quella che gli antichi chiamavano hybris e alla hybris, si sa, segue inesorabilmente la nemesi.
    Prodi, tuttavia, in questo atteggiamento non è solo. È l'intera classe dirigente nazionale che porta avanti, con zelo degno di miglior causa, la politica delle orecchie tappate con la cera. Anche Berlusconi, che di Prodi, lo voglia o no, è la controparte storica, è sempre stato incapace di udire qualcosa d'altro che non le lodi. E non stiamo a fare, per carità di patria, altri nomi. Sono lì, la gran parte dei nostri leader, persi nella narcisistica contemplazione del proprio ombelico, e da quel sereno nirvana non si lasciano certo distogliere dalle voci di critica o di dissenso. Tanto, a rispondere possono sempre pensarci le mogli.