Ribellioni scolastiche

La caccia | Trasmessa il: 11/11/2007


    Leggo su “Repubblica” di venerdì, in cronaca milanese, che al liceo “Parini” si è svolta l’annuale assemblea in vista della elezione dei rappresentanti di istituto, per la presentazione delle liste studentesche e dei relativi programmi. Tra le varie proposte ivi avanzate, un particolare successo è toccato alla richiesta di istallare un certo numero di distributori di preservativi, possibilmente gratuiti, in quelli che, pudicamente, continuano a essere definiti i “bagni” della scuola.
    Una proposta ragionevole e sensata, direi, anche se a me, personalmente, sfuggono i motivi che impediscono a quei bravi giovani di approvvigionarsi, come tutti, in farmacia o al supermarket, dove i prezzi vigenti non sono certo tali da impressionare i frequentatori del prestigioso liceo della borghesia milanese. Né, tutto sommato, avrei dedicato alla notizia, come hanno fatto a “Repubblica”, un pezzo su cinque colonne in centro pagina, con “strillo” in prima di cronaca e fotografia a colori dell’ingresso a scuola. Ma si sa, i giornalisti hanno sempre avuto un debole per il “Parini”. Il ricordo del caso della “Zanzara” e delle polemiche che ne seguirono, dopo quarant’anni abbondanti, si è forse un poco appannato, ma la combinazione sesso – studenti è sempre tale da destare l’interesse del cronista medio. E poi la proposta, vi sembrerà strano, qualche polemica è riuscita a suscitarla comunque: il preside dell’istituto, per esempio, si è subito opposto, ha detto che l’idea era sciocca e volgare e ha assicurato che se gli studenti, come dicono, istalleranno l’apparecchio di loro iniziativa, lui lo farà togliere. Questo, si badi, in palese contrasto con la prassi vigente in altri istituti, come il “Vittorio Veneto”, dove uno strumento di quel tipo è in funzione da anni direttamente nell’atrio e viene regolarmente ricaricato a cura della dirigenza scolastica. Nessuno si è ancora azzardato a supporre che la dicotomia dipenda dalla specificità dell’offerta formativa del classico rispetto allo scientifico, o dal diverso livello di selezione darwiniana dei presidi nei due tipi di scuola, ma qualche argomento di discussione l’episodio sicuramente lo offre. L’unica altra proposta avanzata in assemblea, stando sempre a “Repubblica”, riguardava la revisione del regolamento anti-ritardatari, che fissa a quindici il numero massimo di ritardi ammessi in un anno, e ammetterete anche voi che si tratta di un argomento molto meno affascinante.
    La sola cosa che, in tutto questo, mi ha veramente stupito (e che mi permette, inopinatamente, di ricollegarmi all’argomento della nostra chiacchierata precedente) è stato lo scoprire che la richiesta è stata avanzata dagli studenti del Collettivo “Rebelde”, formazione di sinistra vicina ai centri sociali. Gli altri, i moderati di “Alternativa Aperta”, che, per ora, detengono la maggioranza, si sono associati, sì, ma non senza perplessità. E sarà forse perché da qualche anno ho perso un po’ il contatto con la geografia politica studentesca, ma il fatto che un gruppo che si intitola alla ribellione, e per di più in una forma ispanica che non può che suscitare il ricordo del Che, non abbia saputo proporre altro che di aumentare la possibilità di entrare a scuola in ritardo e di distribuire astucci nei bagni, be’, non si offendano quei giovani amici, mi è sembrato francamente curioso. Se il compagno Guevara avesse cominciato la propria carriera avanzando richieste del genere, avrebbe forse avuto una vita assai più tranquilla e una fine meno prematura, ma non sarebbe mai diventato l’icona rivoluzionaria che è.
    Tutto è relativo, naturalmente. Quando io bazzicavo per il “Parini”, anche se non come studente, di cose serie contro cui ribellarsi se ne potevano trovare a iosa, ma può darsi che la situazione oggi sia cambiata e che le contraddizioni principali su cui appuntare gli sforzi siano quelle. Può anche darsi che quei giovani ribelli, scaltriti nella tattica non meno che nella strategia, sappiano che prima di mirare in alto bisogna guadagnarsi il consenso delle masse, dimostrando di conoscere e di saper rappresentare i loro bisogni, e che il bisogno principale delle masse pariniane, oggi come oggi, sia quello di disporre di preservativi nei bagni, abbondanti e a buon prezzo. Può darsi tutto. E può darsi, naturalmente, che anche a livello di liceali le categorie politiche in uso siano consunte, usurate, insignificanti e non siano più in grado di identificare né un programma né una tendenza. Quel che è certo è che il ribellismo dei figli, come il liberalismo democratico dei loro padri, ormai si accontenta di poco.